ANALISI: Pensare al futuro della citta, mostrando resilienza e capacità di adattamento al cambiamento, pone side complesse materiali e immateriali. La prospettiva di interconnessione tra piani diversi locale e globale può generare processi culturali virtuosi. La sfida è vivere le città come ecosistemi complessi in una visione ecologico integrale protesa alla costruzione del futuro di cooperazione e condivisione, a livello interno e internazionale.
La riflessione sullo sviluppo delle città fondata sul paradigma dell’ ecologia integrale può essere innescata da una logica di movimento verso il futuro, in una prospettiva vivente e convocante, dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi della polis richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della complessità.
Nel solco di tale analisi possiamo riflettere sulla qualità della vita, sulla speranza di crescere in dignità e diritti in città confortevoli nelle quali è possibile un benessere integrale, individuale, sociale, ambientale.
Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la dignità ontologica nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.
In tale direzione dobbiamo fondare la nostra analisi su tre pilastri: dignità, solidarietà, uguaglianza sostanziale.
Ci può essere di aiuto una figura geometrica particolare: il poliedro.
Tale figura riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Tanti lati diversi che non possono essere osservati solo da una prospettiva.
La complessità delle città che viviamo può quindi essere osservata da tante diverse angolature tenendo presente che tutto è in relazione.
Una relazione, un intreccio, una connessione, una intersezione che vede l’ambiente integrale come area di reazione.
Come affermato nell’ Enciclica Laudato Si’ “Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. E’ questa la base dove si fonda l’affermazione che:
“Non ci può essere ecologia senza una nuova antropologia”
Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati.
Ad esempio le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema.
Nelle complessità delle metropoli possiamo constatare che
Se tutto è in relazione, le aree urbane possono essere analizzate dalla prospettiva dell’ ecologia sociale, nella consapevolezza che lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana: «Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali». “In tal senso, l’ecologia sociale è necessariamente istituzionale e raggiunge progressivamente le diverse dimensioni che vanno dal gruppo sociale primario, la famiglia, fino alla vita internazionale, passando per la comunità locale e la Nazione.”
Ulteriore elemento da valutare nel paradigma dell’ecologia integrale è la prospettiva GLOCALE – globale e locale – delle nostre città interconnesse. Una prospettiva di rigenerazione urbana può essere affrontata solo nella tensione tra la globalizzazione e la localizzazione.
Nella tensione locale si valorizza l’identità comune di un luogo come base per costruire una città abitabile. “ Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desiderabile vivere.
Nella tensione globale il sentiero di analisi fondato sull’ecologia integrale richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. Una dimensione immateriale a misura di essere vivente dove si valorizza la dignità ontologica e sociale.
Una polis dove si respira ecologia integrale è luogo dove si può dare spazio alle relazioni, alla sicurezza attiva, alla convocazione dei diversi talenti, al benessere integrale, alla creatività dei luoghi nelle certezza che l’ambiente bello fa l’uomo buono.
Certamente nel vivere la complessità è necessario riflettere sull’adattamento connesso ai cambiamenti climatici e ai cambiamenti globali che includono gli effetti occupazionali di alcune innovazioni tecnologiche, l’esclusione sociale, la disuguaglianza nella disponibilità e nel consumo dell’energia e di altri servizi, la frammentazione sociale, l’aumento della violenza e il sorgere di nuove forme di aggressività sociale, il narcotraffico e il consumo crescente di droghe fra i più giovani, la perdita di identità, l’anestesia percettiva.
Tutti gli indicatori statistici mostrano come la crescita degli ultimi due secoli non ha significato in tutti i suoi aspetti un vero progresso integrale e un miglioramento della qualità della vita.
Alcuni di questi segni, al contrario, sono allo stesso tempo sintomi di un vero degrado sociale, di una silenziosa rottura dei legami di integrazione e di comunione sociale.
Le nostre città allora possono reagire, mostrando resilienza e capacità di adattamento al cambiamento diventando luoghi educativi, inneschi virtuosi di una visione ecologico integrale protesa alla costruzione del futuro di cooperazione e condivisione, a livello interno e internazionale.
Un processo di pensiero-azione che si pone come grande opportunità per un nuovo approccio alla città fondato sulla diplomazia delle culture, nel paradigma dell’ecologia integrale, teso a rafforzare le sinergie civiche per arginare le perdite di una società fondata sull’ economia di breve periodo, sul dividendo del trimestre, sull’ io egoistico, sull’ anestesia percettiva che spalanca le porte all’ etero-direzione.
L’idea di tensione alla transizione, di movimento articolato verso un nuovo paradigma di lungo periodo da raggiungere, fondato sulla dignità ontologica dell’uomo come parte attiva della nostra casa comune, consentirà di muoversi diretti verso un’economia rivitalizzata dalle sollecitazioni di un sistema multilaterale teso alla co-costruzione di prospettive di bene comune.
Cambia quindi la logica di fondo nella filosofia della polis.
Un nuovo stile di vita, un pensiero di lungo periodo, una relazione tra generazioni, una visone dell’ OIKOS come casa comune possibile e sfidante. Tutti i cittadini devono sentire la città come il loro ambiente, bello, confortevole, accogliente, sicuro, fecondo per il loro benessere integrale, per il loro sviluppo integrale. La prospettiva è quella del noi, dell’ uomo in relazione, dell’ incontro e non dello scontro.