La guerra in Ucraina si intreccia sempre più con il gioco della diplomazia e delle alleanze. Mentre gli Stati Uniti propongono un cessate il fuoco di 30 giorni, Mosca prende tempo e Minsk si fa portavoce del Cremlino. Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha definito l’iniziativa americana un’operazione di facciata e ha ribadito che Vladimir Putin non ha alcun interesse a fermare l’offensiva, almeno per ora.

La proposta di Washington e il gelo di Mosca

L’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, è arrivato a Mosca con una proposta chiara: fermare i combattimenti per un mese, un primo passo per avviare negoziati più ampi. Kiev ha già dato il via libera, a patto che anche Mosca accetti.

La risposta della Russia? Un silenzio strategico. Il Cremlino non ha ancora commentato ufficialmente, ma il consigliere di Putin, Yuri Ushakov, ha liquidato l’iniziativa come una “mossa frettolosa” che non porterà a un accordo duraturo.

Lukashenko, Trump e l’asse anti-Zelensky

Se Putin resta in attesa, Lukashenko si muove. Il leader bielorusso ha detto chiaramente che gli Stati Uniti non hanno un vero piano per risolvere il conflitto e che il cessate il fuoco servirebbe solo a Kiev per riorganizzarsi e ricevere nuove armi.

Dichiarazioni in linea con quelle di Mosca, ma non solo. Lukashenko ha anche elogiato la “brillante” politica estera di Donald Trump, in particolare le sue critiche a Volodymyr Zelensky durante il loro teso incontro alla Casa Bianca di fine febbraio.

Un segnale che Minsk guarda con interesse a un possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca? Forse. Ma più probabilmente, un modo per ribadire il suo ruolo di alleato incondizionato di Mosca, in una guerra che continua a spostare equilibri internazionali.

Putin aspetta, la guerra continua

Mentre si discute di tregua, la realtà sul campo va in direzione opposta. La Russia ha segnato nuovi avanzamenti nella regione di Kursk, rafforzando la sua posizione strategica.

Questo spiega l’atteggiamento di Putin: accettare il cessate il fuoco ora significherebbe congelare il conflitto con Mosca in vantaggio, ma senza ancora una vittoria decisiva. Meglio aspettare e vedere fin dove possono spingersi le truppe russe.

E se Trump davvero dovesse tornare alla Casa Bianca nel 2025, le carte potrebbero rimescolarsi ancora. Fino ad allora, la tregua sembra destinata a restare solo un’idea sulla carta.