Vatican News riporta la testimonianza di un combattente in Ucraina diventato sacerdote. Nelle ombre della guerra, dove il terrore e la sofferenza sembrano dominare, emergono storie di coraggio, fede e resilienza che ci ricordano l’inalienabile valore della vita umana.
Don Petro Mandzyak, sacerdote greco-cattolico e parroco nell’Eparchia di Stryi in Ucraina dell’ovest, incarna uno di questi racconti straordinari. Dopo aver combattuto come volontario al fronte, don Petro è tornato alla sua vocazione sacerdotale, trovando una nuova missione nel consolare le famiglie dei caduti e nel testimoniare l’amore e la fede anche in mezzo alla devastazione.
Don Petro, con la sua storia personale di sofferenza e dedizione, offre un potente esempio di come la fede possa essere una fonte di forza e speranza. Le sue parole rivolte alle famiglie che hanno perso i loro cari – “È stato Dio a donarci queste persone nella nostra vita. Fin dall’inizio questi uomini appartenevano a Dio” – risuonano come un invito a vedere oltre il dolore immediato, a trovare un significato più profondo nelle tragedie che la guerra porta con sé.
Il percorso di don Petro è particolarmente significativo. Dopo aver completato gli studi teologici e aver conseguito una specializzazione a Roma, il giovane sacerdote si è unito alle forze armate ucraine all’indomani dell’invasione russa. La sua decisione non era motivata da odio o desiderio di vendetta, ma da un profondo senso di responsabilità verso il suo popolo e la sua patria. “Non sono andato lì per uccidere, assolutamente no. Sono andato per difendere la vita,” afferma don Petro, ribadendo la sua visione della guerra come un tragico ma necessario atto di difesa e amore per i propri concittadini.
La testimonianza di don Petro ci offre una visione intensa della realtà della guerra, non solo come campo di battaglia fisico ma anche spirituale. Racconta episodi di estrema difficoltà e coraggio, come quando ha salvato un compagno ferito durante la battaglia di Soledar, dimostrando una dedizione che va oltre l’ordinario. “In guerra ognuno può trovare ciò per cui è venuto,” riflette don Petro, evidenziando come le motivazioni personali si manifestano in maniera cruda e autentica in tali circostanze estreme.
La guerra, con la sua brutalità, spoglia gli individui delle loro maschere sociali, rivelando la vera essenza delle persone. Questo incontro con la propria vulnerabilità e mortalità diventa, per molti, un momento di riscoperta della fede. “La guerra ti fa cadere tutte le tue maschere,” dice don Petro, sottolineando come, in situazioni di estrema difficoltà, si possa trovare un contatto più profondo con Dio e con il significato ultimo della vita.
Una frase particolarmente incisiva nella testimonianza di don Petro è: “In trincea non ci sono atei.” Questa affermazione, che riflette un sentire comune tra molti soldati, mette in luce come le esperienze estreme della guerra possano trasformare radicalmente la percezione e la spiritualità delle persone. Quando ci si trova faccia a faccia con la morte, le convinzioni personali vengono messe a dura prova, e spesso si cerca conforto e speranza in qualcosa di più grande di noi stessi. È un richiamo potente al fatto che, di fronte alla mortalità e alla vulnerabilità estrema, molti trovano una connessione con il divino, riscoprendo una fede che forse pensavano di non avere.
Don Petro non è solo un testimone della brutalità della guerra, ma anche un faro di speranza per chi soffre. La sua missione di consolare le famiglie dei caduti, di essere presente come figura di sostegno spirituale e umano, è una testimonianza viva di come la fede possa offrire un rifugio e una guida anche nei momenti più bui. Le sue parole, il suo esempio, ci ricordano che, nonostante tutto, “continuiamo ad amare”.
La storia di don Petro Mandzyak non è solo una narrazione di guerra, ma una potente affermazione di umanità e fede. È un richiamo a vedere oltre l’orrore, a trovare la forza nella comunità e nella spiritualità, e a riconoscere il valore eterno delle nostre azioni e delle nostre vite. Nella sua esperienza, vediamo riflessi i valori più profondi della nostra esistenza: l’amore, il sacrificio e la fede incrollabile nell’umanità.