Emmanuel Macron è atterrato a Washington con un compito preciso: convincere Donald Trump che l’Europa merita ancora un posto al tavolo delle grandi potenze. Il presidente francese ha incontrato il leader americano alla Casa Bianca per riaffermare il ruolo della Francia e dell’UE nella geopolitica mondiale, con particolare attenzione alla guerra in Ucraina e agli accordi commerciali transatlantici. Un incontro carico di aspettative, ma che ha dato l’impressione di un rituale già visto: il leader europeo che si reca dal presidente degli Stati Uniti per ottenere garanzie e benevolenza.
L’Europa che supplica protezione
Macron ha dichiarato che il suo obiettivo è garantire che l’Europa resti un “partner forte” degli Stati Uniti. Un’affermazione che suona più come una richiesta di non essere dimenticati piuttosto che una rivendicazione di autonomia. Del resto, il nuovo corso trumpiano non sembra particolarmente interessato alla stabilità europea: Trump ha già dimostrato di essere pronto a rivedere il sostegno all’Ucraina, promuovere accordi economici più favorevoli agli USA e rimettere in discussione le basi della NATO.
Macron si è quindi affrettato a presentarsi come il più fedele degli alleati, cercando di garantirsi un ruolo nella partita diplomatica che Trump sta giocando con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Il presidente francese ha ribadito che l’Europa deve essere parte attiva nei negoziati sulla guerra in Ucraina, ma le sue parole sono sembrate più una richiesta di non essere esclusi piuttosto che un’affermazione di forza.
L’accordo sui minerali ucraini: Trump detta le condizioni
Tra i temi centrali dell’incontro c’è stata anche la questione dell’accordo tra Stati Uniti e Ucraina per lo sfruttamento delle risorse minerarie del paese invaso. Trump ha chiarito che gli USA vogliono recuperare economicamente ciò che hanno investito in aiuti militari a Kiev, mettendo in chiaro che ogni forma di supporto avrà un prezzo. Macron ha ascoltato, probabilmente con una nota di imbarazzo, consapevole che l’Europa non ha né la forza né la coesione per imporsi con una strategia economica alternativa.
L’ombra dell’AfD e la politica europea
Nel frattempo, l’avanzata dell’estrema destra in Europa e il recente risultato dell’AfD nelle elezioni tedesche aggiungono ulteriore pressione su Macron e sui leader europei. L’Unione Europea è divisa tra chi vuole una maggiore indipendenza strategica e chi, come la Francia, cerca disperatamente di mantenere il legame con Washington.
A dispetto di Giorgia Meloni, Macron ha cercato di posizionarsi lui come il mediatore tra Europa e USA, ma la realtà è che Trump non ha bisogno di mediatori: decide da solo, e se l’Europa vuole un posto nel gioco, dovrà accettare le sue regole.
Un’Europa senza una vera strategia
L’incontro tra Macron e Trump ha dimostrato ancora una volta quanto l’Europa sia dipendente dagli Stati Uniti, sia sul piano militare che economico. Macron ha provato a dare un’immagine di leadership, ma l’impressione generale è che l’Europa stia giocando una partita in cui le carte sono tutte in mano americana.
Resta da vedere se l’incontro porterà a qualche risultato concreto o se sarà solo un altro capitolo della lunga storia dei leader europei in pellegrinaggio a Washington in cerca di rassicurazioni. Per ora, la sensazione è che l’Europa continui a inseguire gli eventi piuttosto che anticiparli.
“Oui, Seigneur ! Mais justement, les petits chiens mangent les miettes qui tombent de la table de leurs maîtres.” Matthieu 15,27