Il 2 dicembre 2023 si è celebrato il centenario del famoso soprano di origine greca.
Cristiana ortodossa, ogni volta che saliva sul palco, chiedeva al pubblico di pregare per lei. La sua voce speciale e la sua creatività coreografica ne fecero un’artista apprezzata e sollecitata. Consumata da una vita tormentata si spense a Parigi nel 1977 e due anni più tardi le sue ceneri furono disperse nel Mar Egeo per assecondare un suo testamento.
La vita di questa grande artista, sul piano personale, non è stata delle più facili.
Sua madre, che voleva neppure vederla quando la partorì, cercò di farla prostituire con i soldati tedeschi durante la guerra.
Quando poi la figlia diventò famosa sia la mamma che il padre cercarono di spillarle denaro in tutti i modi possibili.
Maria Callas si è sentita non amata, abbandonata.
I suoi genitori si sono separati quando ha compiuto 13 anni.
Cercò in Elvira de Hidalgo, la sua insegnante, quella figura materna che la vita le ha rubato.
Attingendo alla corrispondenza della cantante lirica, l’amica Spence mette oggi in luce il tormentato matrimonio di Maria, l’abuso a cui il miliardario Onassis la sottopose e le molestie sessuali subìte da parte del direttore di uno dei più importanti conservatori del mondo.
In una lettera, infatti, la cantante parla dell’allora presidente della Juilliard School of Music di New York, un uomo sposato, che le mise contro l’intera Facoltà impedendole di proseguire il suo mandato come insegnante dopo che lei aveva rifiutato le sue avance: “Peter Mennin si è innamorato di me. Quindi, naturalmente, visto che l’ho rifiutato, è contro di me”.
Artista apprezzata, la Callas entrò anche per questo nei salotti dei potenti e nel 1959, il miliardario greco Aristotele Onasiss la invitò in crociera.
La storia ufficiale dice che la cantante si invaghi di lui, ma sembra che in realtà fu l’armatore greco ad abusare di lei anche a mezzo di droghe.
Sta di fatto che la Callas lasciò o fu lasciata dal marito italiano, rimase incinta del nuovo amante, ma perse prematuramente il bambino.
Non ebbe altri figli, né Onasiss volle mai sposarla.
Si stabilì a Parigi, ma il magnate greco non conviveva neppure stabilmente con lei.
Dietro questa donna fragile e ferita dalla vita, l’artista Callas metteva il pubblico ai suoi piedi nei personaggi a cui ha dato voce.
Avvolta da un alone di misticismo dal sapore leggendario, prima di salire sul palco, chiedeva, come una supplica a coloro che turbinavano al suo fianco, di pregare per lei.
Diceva di essere una fatalista, «forse è perché sono greca», e ripeteva, come una litania: «Siamo sempre nelle mani del nostro Dio!
Una volta, e un’altra volta, e un’altra volta. Sempre la stessa scena.
Ogni volta che Maria cantava alla Scala di Milano – racconta il suo primo marito, Giovanni Battista Meneghini – si sentiva obbligata a fermarsi in visita al Duomo, dove pregava genuflessa davanti alla Vergine Maria.
Poteva trascorrere mezz’ora in preghiera, senza cedere ad alcuna distrazione esterna.
Anche se aveva sposato un cattolico, di 28 anni più grande di lei, rimase di religione greca ortodossa.
Anche il Meneghini fu accusato, dopo il divorzio, di aver abusato della sua fiducia per sottrarle la metà del patrimonio che ingenuamente gli era stato intestato dalla Callas durante il matrimonio.
Fu lui, poi, che, per vendetta, dette in pasto alla stampa la storia con Onaniss, disturbato dagli agenti che chiedevano concerti mentre la moglie era col magnate.
Forse la Callas si ritrovò a gestire una situazione insostenibile e presa tra il martello del marito e l’incudine del ricco profittatore, optò per il magnate greco.
Onaniss, soprannominato anche “il collezionista delle donne celebri”, nel 1968 interruppe la sua relazione con Maria Callas per sposare Jacqueline, la vedova del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, assassinato a Dallas.
Onassis voleva espandere i suoi affari in America.
L’unione probabilmente, anche in quest’ottica, gli sembrò una buona idea.
Lui sposò Jackie e Maria Callas, pubblicamente umiliata, tradita e sconfitta ne ebbe il cuore spezzato.
Maria e Onassis continuarono a vedersi anche dopo che lui si era sposato, in uno stillicidio che finì nel 1975 alla morte di lui.
“Oggi non c’è nessuna voce paragonabile alla sua, con caratteristiche uniche. Il che non significa che non abbiamo cantanti magnifici e, in qualche caso, più ortodossi e canonici”, spiega il critico musicale Arturo Reverter.
Com’era la voce della Callas?
“Entubazioni, sonorità velate, bassi aperti e a volte strappati, note ruvide, certe durezze nella prima ottava erano impiegate da Maria Callas con un genio indiscutibile in un lento processo di maturazione espressiva che portava a sigillare con arte superiore le esperienze, i sentimenti e le situazioni d’animo dei suoi personaggi.
E poi, nelle salite all’ottava alta, improvvisamente, inaspettatamente, quei suoni sgradevoli, quegli attacchi virulenti e isticidi, divennero molto morbidi, accarezzanti, avvolgenti e caldi”.
Maria Callas, la diva, anzi la divina, la capricciosa, la tigre (come la chiamavano i giornali) era in realtà una donna che celava molte fragilità e insicurezze.
Non era a suo agio con il suo corpo e le sue variazioni di peso erano quasi più frequenti dei suoi numerosissimi sbalzi d’umori.
Segnata da un’infanzia difficile, tutti gli applausi, i riconoscimenti, e i successi non erano bastati a farla credere davvero in se stessa.
La Callas conobbe un progressivo declino fisico che pregiudicò anche la qualità della sua voce.
In una vita da tragedia graca, malata e depressa si abbandonò a quel fatalismo ellenico di cui lei parlava, attaccato alla sua pelle e con il quale cercava di giustificare il grigiore e la solitudine di una vita dai toni tanto acuti quanto bassi, che la accompagnò fino all’ultimo respiro.