Il 10 ottobre 2021 la Chiesa ha inaugurato il Sinodo universale sulla comunione, partecipazione e missione del popolo di Dio.
C’è un nesso profondo tra il Sinodo e la Madonna, sia da un punto di vista teologico che storico-antropologico.
Maria, riconosciuta e invocata dal popolo di Dio con il titolo di Odigitria, Santa Maria del cammino, indica nell’iconografia il Figlio suo come meta del nostro cammino esistenziale ed escatologico.
La sua maternità divina, che diventa anche maternità universale degli uomini nell’affidamento ai piedi della Croce, ci aiuta ad approfondire il senso della comunione nel sangue di Cristo e nella partecipazione alla sua missione redentrice.
L’uomo nuovo, creato nella giustizia e nella santità, vede in Maria Immacolata la primizia della redenzione e l’attuazione perfetta della vittoria sul peccato.
L’amore in atto che riceve da Dio, richiede una risposta in atto che dal suo sì incondizionato dell’Annunciazione, passa alla missione della Visitazione.
La Chiesa di Roma, che presiede alla comunione delle Chiese nella carità, propone le otto beatitudini come momento di dialogo e condivisione del suo cammino sinodale.
Viviamo in Occidente un momento di particolare stanchezza culturale, dove gli slanci creativi sembrano assopirsi e abbandonarsi alla corrente di un pensiero eterodosso e massificante.
Esistono tuttavia anche segnali di speranza che il profetismo del Magistero dell’attuale pontificato riesce a cogliere costruendo nel presente le “grandi cose” che il Signore ha fatto in Maria.
La sua preghiera del Magnificat è infatti un gedelot, ovvero un magnalia nella storia il cui centro e culmine è la venuta del Messia nel mondo.
Nel Magnificat Maria celebra la liberazione unica e insuperabile del cosmo rispetto alla “schiavitù della corruzione”, piaga molto stimmatizzata da Papa Francesco.
Una Chiesa che cammina come Maria non può attardarsi nello slancio missionario dietro ideologismi e polarizzazioni che dal tessuto politico-sociale trovano sponda nel tessuto ecclesiale.
S. Paolo VI, che metteva l’accento sulla ministerialità della Chiesa, avrebbe in questi termini parlato di missionarietà.
L’evangelizzazione è un servizio di amore che rileva dalla maternità della Chiesa.
Papa Francesco, con lo sguardo sempre sul modello esemplare di Maria, invita a un cammino comune, un impegno comune che si traduce in corresponsabilità nella sinodalità.
Più difficile è il cammino, più è necessario intensificare la comunione attraverso la felice immagine della cordata nella quale ognuno sostiene il compagno più vicino.
La vita missionaria della Chiesa si innesta nel ministero generativo del chierico ordinato, ma si estende alla stessa capacità generativa presente nel sacerdozio comune dei fedeli attraverso la trasmissione della fede.
Con la parola e con l’esempio ognuno è quindi chiamato ad agire come Maria per far conoscere ed amare Cristo al mondo ed offrirlo come la cosa che gli è più cara.