Domani la Chiesa celebra la solennità del “Santissimo Corpo e Sangue del Signore”
Il sabato, giorno che la tradizione cristiana dedica a Maria, si può riflettere sul legame di Cristo con la Madre sua in riferimento proprio all’Eucarestia.
La Chiesa professa la fede nel Santissimo Sacramento per mezzo dell’inno eucaristico «Ave verum»: «Ave, o vero corpo nato da Maria Vergine… Gesù figlio di Maria» (testo del secolo XIV).
Per sua natura, la Chiesa è eucaristica e mariana.
Sin dall’inizio del cristianesimo, nella celebrazione eucaristica Maria è la «memoria» di una Chiesa che, come Lei, vuole meditare la Parola di Dio nel suo cuore, e vuole anche associarsi sponsalmente a Cristo redentore. Infatti, nell’invocare lo Spirito Santo («epiclesis») perché trasformi il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Signore, si ricorda la presenza e l’esempio di Maria. Con Lei e come Lei, la Chiesa dice il «sì» (Amen), che la fa diventare portatrice di Cristo.
Oggi come nella comunità ecclesiale primitiva, Maria è presente nella celebrazione della «frazione del pane» (At 2, 42). È l’atteggiamento di adunarsi, come nel Cenacolo, «con Maria la
Madre di Gesù» (At 1, 14).
il rapporto Eucaristia-Maria. Al dire dei liturgisti l’Eucaristia non sarebbe sufficientemente compresa senza il ricordo della Madre del Signore: lo ha espresso nei colori il Beato Angelico che, raffigurando la Comunione degli Apostoli per mano di Gesù nell’Ultima Cena, ha posto la Vergine inginocchiata in preghiera e coinvolta nel mistero.
Poiché da Maria sono venuti a noi storicamente la carne e il sangue del Redentore, bisogna convenire che la sua presenza materna rivive, in qualche modo, nei misteri che di tale carne e
sangue sono il memoriale.
Poiché dunque nel segno del pane e del vino consacrati Cristo rivela la continuità della sua incarnazione, il sacramento eucaristico richiama la missione che Dio ha affidato alla Vergine nella storia della salvezza: «dal grembo verginale della Figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli» (Prefazio d’Avvento II/A)
La carne glorificata ed eucaristica di Gesù, concepita verginalmente da Maria, è carne come la nostra, ma in rapporto alla glorificazione e al mondo nuovo e restaurato da Cristo.
«Carne», nella mentalità semita significa l’essere vivente (umano) nel suo insieme: tutta la persona nella sua dimensione di limitatezza.
Però adesso, questa carne glorificata è «carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51).
Quando Gesù dice «Io sono il pane della vita» (Gv 6, 48), vuol dire che offrendo la sua «carne», comunica la sua stessa vita.
L’Eucaristia è il banchetto dato con gratuità (Is 55, 1-3), preparato per tutti i popoli (Isaia 25, 6-9). Maria, figura della Chiesa, accoglie tutti i popoli nel suo grembo, per comunicare loro il pane della vita. Questo accade per mezzo della Chiesa: «Le parole che Gesù pronuncia dall’alto della Croce significano che la maternità della sua genitrice trova una “nuova” continuazione nella Chiesa e mediante la Chiesa, simboleggiata e rappresentata da Giovanni» (RM 24).
«Perciò, Maria abbraccia, con la sua nuova maternità nello Spirito, tutti e ciascuno nella Chiesa, abbraccia anche tutti e ciascuno mediante la Chiesa. In questo senso Maria, Madre della Chiesa, ne è anche modello» (RM 47).
Alla Vergine Maria guardano i fedeli che ascoltano la Parola proclamata nell’assemblea domenicale, imparando da lei a custodirla e meditarla nel proprio cuore (cf. Lc 2, 19).
Con Maria essi imparano a stare ai piedi della croce, per offrire al Padre il sacrificio di Cristo ed unire ad esso l’offerta della propria vita.
Con Maria vivono la gioia della risurrezione, facendo proprie le parole del Magnificat che cantano l’inesauribile dono della divina misericordia nell’inesorabile fluire del tempo: “Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono” (Lc 1, 50).
Di domenica in domenica, il popolo pellegrinante si pone sulle orme di Maria, e la sua intercessione materna rende particolarmente intensa ed efficace la preghiera che la Chiesa eleva alla Santissima Trinità».
La presenza della Vergine alla celebrazione domenicale dei divini misteri non è un fatto riservato esclusivamente a lei: nell’assemblea eucaristica interagiscono e fondono le loro voci i fedeli ancora pellegrini sulla terra, e gli angeli e i santi già cittadini della Gerusalemme celeste.
La Vergine è presente «a titolo speciale», perché solo lei è vera Madre di Cristo e sua «generosa compagna» (socia) (LG 61); perché solo lei è Madre della Chiesa, nel senso specificato da Paolo VI nella proclamazione del 21 novembre 1964.
La Vergine è presente «a titolo speciale» perché il vincolo che la unisce al Figlio non è diminuito con l’evento dell’assunzione di Maria al cielo; anzi è divenuto più stretto: la Vergine, diversamente dagli altri beati, è già glorificata nella totalità del suo essere e perfettamente configurata a Cristo Risorto: ella è là dove è il Risorto, secondo la sua volontà (cf. Gv 17, 24); è là dove la vita della grazia germoglia, dove essa è alimentata e porta frutti di vita.