La Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede ha offerto una riflessione lucida e articolata sui fenomeni legati a Medjugorje, ponendo fine a un dibattito lungo decenni. Il documento riconosce il peso di una “storia lunga e complessa”, fatta di opinioni contrastanti da parte di vescovi, teologi e commissioni, e invita i fedeli a concentrarsi su ciò che conta veramente: i frutti spirituali prodotti da questa esperienza, senza che questo significhi una conferma automatica della soprannaturalità delle apparizioni.
Conversioni e vocazioni: i frutti non mentono
Uno degli aspetti centrali della Nota è il riconoscimento dell’ampio numero di conversioni e vocazioni nate grazie a Medjugorje. Come sottolinea il documento, “un effetto immediato attorno ai fenomeni di Medjugorje è stato il grande e crescente numero di devoti in tutto il mondo e le numerose persone che vi si recano in pellegrinaggio” (n. 3). Persone che erano lontane dalla fede hanno trovato un punto di svolta nella loro vita spirituale, tanto da portare a un “frequente ritorno alla pratica sacramentale” e alla scoperta di “numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale” (n. 3).
La Santa Sede è chiara: questi frutti non possono essere ignorati. Nonostante i dubbi sulle presunte apparizioni, le conversioni e i cambiamenti di vita profondi rappresentano un segno tangibile di un’azione dello Spirito, che opera anche in contesti non ufficialmente riconosciuti.
Il fenomeno oltre i veggenti
Un passaggio particolarmente interessante della Nota è l’invito a distogliere lo sguardo dai presunti veggenti, che “non sono più da percepire come mediatori centrali del ‘fenomeno Medjugorje’” (n. 5). Qui la Chiesa invita a un salto di qualità: non si va a Medjugorje per incontrare i veggenti, ma per fare esperienza di fede. La presenza della Madonna, la Regina della Pace, è intesa come un richiamo alla conversione e alla preghiera, piuttosto che un evento spettacolare da osservare.
“Le esperienze avvengono soprattutto nel contesto del pellegrinaggio ai luoghi degli eventi originari piuttosto che durante gli incontri con i ‘veggenti’ per presenziare alle presunte apparizioni” (n. 3). È un invito a riscoprire la dimensione autentica del pellegrinaggio, che diventa un’occasione di incontro con Dio piuttosto che uno spettacolo mistico.
I messaggi: tra luce e ombre
Il tema dei messaggi della Madonna, fulcro della spiritualità medjugoriana, viene trattato con attenzione. La Nota ammette che molti dei messaggi contengono esortazioni preziose, soprattutto attorno alla conversione, alla pace e alla preghiera. Tuttavia, non mancano imprecisioni teologiche e linguaggi poco ortodossi: “certi messaggi […] presenterebbero delle contraddizioni o sarebbero legati a desideri o interessi dei presunti veggenti o di altre persone” (n. 2).
Un esempio particolarmente significativo è l’espressione “mio Figlio, uno e trino, vi ama”, riportata nel messaggio del 2 novembre 2017. Come osserva il Dicastero, questa affermazione “vuole esprimere la presenza di tutta la Trinità nel mistero del Verbo incarnato”, ma utilizza un linguaggio teologicamente scorretto. Il documento è chiaro nel ricordare che “non è inusuale che in testi mistici […] si usino parole non adatte” (n. 2). In questi casi, il ruolo della Chiesa è quello di offrire un’interpretazione corretta e non lasciarsi ingannare dalla forma errata del linguaggio mistico.
Il problema della dipendenza dai messaggi
Un altro punto critico sollevato dalla Nota riguarda il rischio che i fedeli si concentrino eccessivamente sui messaggi, fino a sviluppare una sorta di dipendenza: “L’insistenza appare costantemente […] siate i miei portatori, i portatori dei miei messaggi in questo mondo stanco” (n. 30). Questo potrebbe portare i credenti a dimenticare la centralità della Parola di Dio e dell’Eucaristia, lasciando che i messaggi diventino il centro della propria fede.
A questo proposito, la Nota riporta un ammonimento significativo da parte della Madonna stessa: “Non andate in cerca di cose straordinarie, ma piuttosto prendete il Vangelo, leggetelo e tutto vi sarà chiaro” (n. 31). Questo invito a tornare alla Parola di Dio e alla Scrittura è uno dei messaggi più importanti di Medjugorje, che la Chiesa invita a valorizzare.
Maria, mediatrice o cooperatrice?
Una questione teologica delicata affrontata nella Nota è l’uso della parola “mediatrice” attribuita a Maria in alcuni messaggi: “Io sono la mediatrice tra voi e Dio” (n. 36). La Chiesa è chiara nel ribadire che esiste un solo mediatore, Gesù Cristo, e che Maria opera una “mediazione subordinata” (n. 36), come sottolineato anche da San Giovanni Paolo II. Qualsiasi tentativo di elevare Maria a un ruolo di mediatrice esclusiva rischierebbe di oscurare la mediazione unica e perfetta di Cristo. La ricca letteratura teologica sulla mediazione mariana, tuttavia, se ben intesa e divulgata con l’aiuto dei pastori, avrebbe dovuto già dissipare ogni equivoco nell’uso lessicale di un ruolo che è già stato riconosciuto dal Magistero alla Vergine Maria sempre in subordinazione a Cristo: Maria Mediatrice tra l’umanità e il Figlio.
Cristocentrismo e centralità della Messa: il cuore dell’esperienza
Uno degli aspetti più apprezzabili e forti dei messaggi di Medjugorje è il richiamo costante a mettere Cristo al centro della vita dei fedeli. La Madonna, descritta come Regina della Pace, invita a seguire suo Figlio con dedizione: “Gesù è il Re della Pace e solo Lui può darvi la pace che voi cercate” (n. 8). La spiritualità che emerge dai messaggi è profondamente cristocentrica, con un accento forte sull’abbandono fiducioso a Dio e sull’amore incondizionato di Cristo per l’umanità: “Solo Lui può trasformare la disperazione e la sofferenza in pace e serenità” (n. 37).
Il richiamo alla Messa, descritto come “la forma più alta di preghiera” (n. 20), è un elemento che caratterizza fortemente la spiritualità di Medjugorje. La Madonna invita i fedeli a vivere l’Eucaristia non come un’abitudine, ma come “vita”: “La Santa Messa non sia per voi un’abitudine, ma vita” (n. 20). È un invito a riscoprire la Messa come il cuore pulsante della fede cristiana, in cui l’incontro con Cristo si realizza in modo concreto e trasformante.
Preghiera e pace: strumenti di conversione
Un altro punto cardine dei messaggi è l’invito incessante alla preghiera. La preghiera, in particolare il Rosario e l’adorazione eucaristica, è indicata come il mezzo privilegiato per raggiungere la pace interiore e mondiale. La Regina della Pace esorta: “Senza preghiera non c’è pace” (n. 6), e ancora: “Vi invito tutti a pregare per la pace. Pregate, cari figli, affinché la pace regni nel mondo, affinché la pace regni nel cuore degli uomini” (n. 6).
La pace di cui si parla nei messaggi di Medjugorje è una pace che si radica nella conversione dei cuori. L’invito alla conversione è uno dei pilastri più forti di questa esperienza spirituale: “Cari figli! Oggi vi invito alla conversione. Questo è il messaggio più importante che vi ho dato qui” (n. 15). La Madonna non si stanca di chiamare i fedeli a una vita di preghiera, digiuno e riconciliazione, affinché possano riscoprire il cammino del Vangelo.
Ombre: messaggi perentori e visioni catastrofiste
Nonostante gli innegabili frutti spirituali, la Nota della Santa Sede solleva alcune critiche. Una delle questioni più problematiche è l’insistenza con cui certi messaggi sembrano imporre direttive specifiche, quasi con tono perentorio. L’invito a seguire ciecamente i messaggi della Madonna rischia di creare una sorta di dipendenza nei fedeli: “Vivete i miei messaggi, accogliete i miei messaggi con responsabilità” (n. 30). La Santa Sede mette in guardia contro un’eccessiva attenzione ai messaggi rispetto alla centralità della Parola di Dio e dell’Eucaristia, ammonendo: “Non andate in cerca di cose straordinarie, ma piuttosto prendete il Vangelo, leggetelo e tutto vi sarà chiaro” (n. 31).
Un altro punto critico riguarda i toni apocalittici di alcuni messaggi. La Nota cita ad esempio l’affermazione della Madonna: “Quando si manifesterà sulla collina il segno promesso sarà troppo tardi” (n. 28). Questi messaggi, che annunciano castighi e catastrofi imminenti, vengono ridimensionati dalla Santa Sede, che li invita a essere interpretati alla luce della conversione, senza cedere a un clima di paura: “Quelli che fanno predizioni catastrofiche sono falsi profeti” (n. 28). Il documento ribadisce l’insegnamento cristiano della speranza e del perdono, piuttosto che del castigo divino.
Un giudizio di equilibrio: frutti di grazia e discernimento necessario
La Nota della Santa Sede non condanna Medjugorje, ma invita a un discernimento maturo. Riconosce la straordinaria efficacia di questa esperienza spirituale nel promuovere conversioni e vocazioni, ma allo stesso tempo esorta a non idealizzare i presunti fenomeni soprannaturali. I frutti concreti, come “le numerose conversioni, il ritorno alla pratica sacramentale e le vocazioni” (n. 3), sono segni che “lo Spirito Santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli” (n. 38).
Il richiamo finale della Chiesa è chiaro: Medjugorje deve essere vissuta come un’occasione di incontro con Maria e, attraverso di lei, con Cristo. Il pellegrinaggio non è un’occasione per inseguire fenomeni straordinari, ma per “incontrare Cristo ed ascoltarlo nella meditazione della Parola, nella partecipazione all’Eucaristia e nell’adorazione eucaristica” (n. 41).
Un bilancio prudente e aperto
La Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede apre a una valutazione prudente ma positiva del fenomeno Medjugorje. Sebbene non si riconosca ufficialmente la soprannaturalità delle apparizioni, la Chiesa ammette che “in mezzo a questo fenomeno spirituale […] lo Spirito Santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli” (n. 38). Questo permette ai fedeli di partecipare ai pellegrinaggi con fiducia, sapendo che Medjugorje può essere un luogo di grazia e di rinnovamento spirituale, anche senza la necessità di considerare ogni messaggio come direttamente proveniente dal cielo.
Il richiamo finale è quello di vedere in Medjugorje non tanto un luogo di apparizioni, ma uno spazio di incontro con Maria e, attraverso di lei, con Cristo. “Il pellegrinaggio non si fa per incontrarsi con i presunti veggenti, ma per avere un incontro con Maria, Regina della Pace” (n. 41). In questo modo, Medjugorje continua a essere una fonte di grazia per chi cerca conversione, pace e una fede rinnovata.