La recente intervista di Giorgia Meloni alla RAI ha lasciato più dubbi che certezze. Alla domanda su quale sia la posizione dell’Italia tra Europa e Stati Uniti, la premier si è limitata a una formula volutamente ambigua: “Io sono per l’Italia, in Europa, e per l’Occidente.” Un gioco di parole studiato, che permette a ognuno di interpretarvi ciò che preferisce, ma che evidenzia un problema politico reale: l’incapacità di Meloni di prendere una posizione netta in un mondo sempre più polarizzato tra un’Europa che cerca autonomia strategica e un’America sempre più imprevedibile sotto la possibile nuova leadership di Donald Trump.

L’illusione di un doppio gioco

Fin dall’inizio del suo mandato, Giorgia Meloni ha cercato di giocare su due tavoli. Da un lato, si è costruita un’immagine da paladina dell’atlantismo, sostenendo l’Ucraina e tentando di ergersi a mediatore tra le destre europee radicali e quelle moderate. Dall’altro, ha mantenuto un’impronta nazionalista e sovranista, con un euroscetticismo di fondo che le ha permesso di raccogliere consensi tra i suoi elettori più radicali.

Questa strategia ha funzionato fino a quando il contesto internazionale glielo ha permesso. Quando nel febbraio 2024 ha convinto Viktor Orbán a non porre il veto al piano di aiuti per Kiev, Meloni è stata celebrata come una figura capace di mediare e di garantire stabilità. Tuttavia, l’orizzonte è cambiato con il possibile ritorno di Trump, che non ha alcun interesse a mantenere l’unità dell’Occidente e che, anzi, spinge per un distacco netto dagli alleati europei. Ora Meloni è costretta a scegliere da che parte stare, e il suo gioco di equilibrismo sta diventando sempre più difficile.

Un governo diviso tra posizioni opposte

L’ambiguità della premier si riflette anche nelle tensioni interne alla sua maggioranza. Da un lato c’è Matteo Salvini, che non ha mai nascosto la sua simpatia per Trump e per Putin, e che rappresenta la frangia più euroscettica del governo. Dall’altro c’è Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, saldamente ancorato al Partito Popolare Europeo e all’alleanza con l’Ucraina.

Questa spaccatura mette Meloni in una posizione difficile: da un lato non può permettersi di allontanarsi troppo da Washington, dall’altro non può neanche rischiare di compromettere i rapporti con Bruxelles, soprattutto in un momento in cui le politiche economiche e commerciali europee sono essenziali per la stabilità dell’Italia.

Meloni e Trump: un’alleanza scomoda

La posizione della premier italiana diventa ancora più delicata considerando il rapporto con Donald Trump. Il tycoon americano, che minaccia di imporre dazi del 25% all’Europa e di ridurre il sostegno militare all’Ucraina, sta mettendo Meloni davanti a un dilemma: può continuare a definirsi sua “amica” mentre lui mina la stabilità economica dell’Europa e dell’Italia?

Il volto teso di Meloni durante l’ultimo vertice a Parigi e la sua prudenza dopo lo scontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca dimostrano che la premier sta cercando di prendere tempo. La sua proposta di un summit immediato tra Europa e Stati Uniti è un tentativo di non essere travolta dagli eventi, ma è evidente che la sua strategia attendista non potrà durare a lungo.

Il rischio di restare isolati

La domanda che Meloni dovrebbe porsi è semplice: in uno scenario di crescente tensione tra Europa e Stati Uniti, quale sarà il ruolo dell’Italia? Se davvero il suo nazionalismo la porta a difendere gli interessi italiani, la scelta più logica sarebbe quella di rafforzare la cooperazione con l’Europa, soprattutto sul piano economico e della difesa. Tuttavia, il suo passato euroscettico e la sua necessità di mantenere i consensi tra gli elettori di destra la rendono riluttante a fare questo passo in modo esplicito.

Nel frattempo, Emmanuel Macron e Olaf Scholz cercano di costruire un fronte europeo più autonomo, e persino il Regno Unito, con il nuovo governo laburista di Keir Starmer, sembra orientato a una politica più cooperativa con Bruxelles. Se Meloni non si deciderà a prendere una posizione chiara, rischia di perdere l’opportunità di essere parte di questo nuovo equilibrio e di ritrovarsi in un limbo diplomatico, senza un vero alleato né a Washington né a Bruxelles.

Un’ambiguità che non paga

Giorgia Meloni si trova davanti a una scelta cruciale: continuare a giocare su due fronti, rischiando di perdere credibilità internazionale, o assumere una posizione chiara che rafforzi la stabilità italiana nel contesto europeo.

Il problema è che il suo doppio gioco non può durare per sempre. Prima o poi, gli eventi la costringeranno a schierarsi, e quel momento sembra sempre più vicino. L’ambiguità politica può essere un’arma efficace nel breve termine, ma quando il mondo si polarizza, restare nel mezzo significa solo essere schiacciati.