NEW YORKCon un commento sprezzante, Donald Trump ha spazzato via un anno di lavoro diplomatico dei Repubblicani, descrivendo Milwaukee come “a horrible city”. Una dichiarazione che non solo offende una città simbolo dell’America, ma rischia di compromettere seriamente le possibilità elettorali del partito in un momento cruciale.

Milwaukee, città celebre per Fonzie, Ricky Cunningham e la Harley-Davidson, è stata scelta per ospitare la convention Repubblicana di luglio, quattro anni dopo aver accolto quella dei Democratici. La sua selezione non era casuale: il Wisconsin è uno Stato in bilico, dove ogni voto può fare la differenza nelle presidenziali. Trump, però, con una frase, ha potenzialmente vanificato gli sforzi per conquistare questo Stato decisivo.

I Repubblicani hanno tentato di minimizzare l’incidente, ma il reporter Jake Sherman di Punchbowl ha diffuso la notizia su X (ex Twitter), generando milioni di visualizzazioni e suscitando l’indignazione dei Democratici. Il tentativo di spiegare il commento di Trump come un riferimento alla criminalità non ha convinto nessuno, e la campagna di Joe Biden ha immediatamente colto l’occasione per sfruttare l’errore.

Già numerosi cartelloni luminosi a Milwaukee mostrano il volto di Trump e la sua dichiarazione, un’operazione che i Democratici intendono intensificare nelle prossime settimane. Milwaukee, città con una storia ricca e diversificata, non può essere liquidata con un insulto superficiale. È la “capitale d’America dei latticini”, un centro industriale e operaio, pieno di giovani e circondato dalla natura, con una popolazione che include il 39% di afroamericani e il 20% di ispanici.

Milwaukee rappresenta l’essenza della middle class americana, scelta come ambientazione per la serie televisiva “Happy Days” e sede di icone come la Harley-Davidson. È anche la città natale di star come Spencer Tracy e Gene Wilder e ospita sette college e università, oltre a cinque ospedali di eccellenza. La città vanta anche una storia di resilienza e innovazione, esemplificata da figure come Golda Meir, che da bambina qui lanciò una raccolta fondi per acquistare libri per le sue compagne di classe prima di diventare un leader internazionale.

Il sindaco di Milwaukee, il Democratico Cavalier Johnson, ha risposto a Trump con una battuta pungente: “Se Donald Trump vuole parlare di cose che pensa siano orribili, beh, amico mio, cominciamo dalla tua presidenza”. Questo commento sottolinea l’indignazione e il risentimento che le parole di Trump hanno suscitato non solo a Milwaukee, ma in tutte le città americane che si riconoscono in essa.

L’insulto di Trump potrebbe costargli caro. Milwaukee non è solo una città; è un simbolo dell’America lavoratrice, diversificata e resiliente. Offendere Milwaukee significa offendere l’idea stessa di ciò che rende grande l’America. La città ha già subito l’onta di essere associata a Jeffrey Lionel Dahmer, il “mostro di Milwaukee”, ma nessuno l’aveva mai definita “orribile” in termini così generalizzati.

In una campagna elettorale dove ogni voto conta, Trump ha forse fatto il peggior errore possibile: ha sottovalutato il potere delle parole e l’orgoglio di una comunità. Mentre i Democratici capitalizzano su questo autogol, i Repubblicani devono fare i conti con un candidato che sembra più incline a creare divisioni che a unire. E in una nazione sempre più polarizzata, questo potrebbe fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta a novembre.