Il Cairo: Un attacco aereo israeliano ha scatenato un inferno di fuoco, mietendo 45 vittime innocenti in un campo profughi a Rafah, nella martoriata Gaza. Il mondo assiste sgomento a questa barbarie, mentre i leader internazionali gridano alla necessità di un cessate il fuoco immediato sotto l’egida delle Nazioni Unite per fermare l’orrore di un conflitto che ormai dura da otto lunghissimi mesi.

L’attacco al campo di Tal as-Sultan è arrivato dopo che le forze israeliane hanno bombardato rifugi che ospitavano palestinesi sfollati in altre aree, tra cui Jabalia, Nuseirat e Gaza City, uccidendone almeno altri 160, secondo i funzionari palestinesi.

La scena è straziante: famiglie palestinesi si precipitano negli ospedali, cercando disperatamente di dare degna sepoltura ai loro cari, massacrati da una pioggia di bombe nella notte di domenica. Donne, uomini e bambini si aggrappano ai corpi senza vita, le lacrime mescolate alla polvere e al sangue. Tra i corpi straziati si trovano anche membra smembrate di bambini innocenti, vittime della furia distruttiva degli attacchi aerei.

“L’intero mondo sta guardando Rafah bruciare sotto le bombe israeliane e nessuno fa nulla per fermare questo massacro,” grida disperato Bassam, un residente di Rafah, attraverso una chat. Il suo grido di dolore rimbomba nel silenzio dell’inerzia internazionale, mentre racconta di un attacco che ha colpito una parte di Rafah designata come zona sicura, ma che si è trasformata in un cimitero a cielo aperto.

Tra i corpi straziati si trovano anche membra smembrate di bambini innocenti

I carri armati israeliani continuano a martellare le aree centrali e meridionali di Gaza, aggiungendo altri otto nomi alla lista interminabile di vittime. “È un massacro su scala industriale,” dichiarano i funzionari sanitari locali, senza mezzi termini.

La scoperta di fosse comuni a Gaza ha ulteriormente alimentato l’indignazione globale. Le autorità palestinesi e le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno rinvenuto centinaia di corpi sepolti in fosse comuni vicino agli ospedali Nasser e Al-Shifa. Molti dei corpi trovati mostrano segni di torture, esecuzioni sommarie e mutilazioni, con alcune vittime trovate con le mani legate e altre addirittura senza testa. Il macabro ritrovamento include corpi di bambini con indosso ancora i camici ospedalieri, suggerendo che potrebbero essere stati sepolti vivi.

Secondo Al Jazeera, il numero totale di vittime palestinesi a Gaza ha raggiunto cifre sconvolgenti. I dati riportano oltre 34.000 morti dall’inizio del conflitto, inclusi più di 14.500 bambini e 9.500 donne. Circa 77.643 persone sono state ferite, e si stima che oltre 7.000 siano ancora sepolte sotto le macerie.

La scoperta di fosse comuni a Gaza
ha ulteriormente alimentato l’indignazione globale

L’esercito israeliano, in una fredda dichiarazione, giustifica il massacro come un’operazione basata su “intelligence precisa,” affermando di aver eliminato per la seconda volta il capo di stato maggiore di Hamas e un altro leader palestinese. Ma a quale prezzo? Quanti altri innocenti devono perire sotto i colpi di un conflitto che sembra non avere fine?

Il procuratore militare israeliano definisce l’attacco aereo “molto grave” e annuncia un’indagine, un flebile tentativo di giustizia in un mare di ingiustizia. “L’IDF (Forze di Difesa Israeliane) rispettano qualsiasi danno ai non combattenti durante la guerra,” proclama il Maggiore Generale Yaft Tomer Yarushalam, come se queste parole potessero lenire il dolore di chi ha perso tutto.

Nel quartiere di Tal Al-Sultan, dove migliaia di persone si erano rifugiate, l’aria è densa di morte. Più della metà delle vittime sono donne, bambini e anziani, corpi straziati che raccontano una tragedia che non conosce fine. Le unità mediche sono sopraffatte, con molti feriti in condizioni critiche, vittime di ustioni gravissime che urlano il loro dolore.

Israele ignora la sentenza dell’ONU di fermare l’attacco a Rafah, sostenendo che c’è ancora “margine” per ulteriori operazioni militari. Ma quale margine? Quanta sofferenza si può ancora infliggere prima che il mondo dica basta?

Non ci sono aree sicure a Rafah per le donne, i bambini e i malati

Emmanuel Macron

L’indignazione mondiale cresce. Il presidente francese Emmanuel Macron si dichiara “indignato” e chiede un cessate il fuoco immediato. “Non ci sono aree sicure a Rafah per le donne, i bambini e i malati,” tuona in un tweet, un grido che si unisce a quello di milioni di persone nel mondo.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell esigono il rispetto della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia. “Siamo uniti nel nostro appello per tutte le parti, anche per Israele, a porre fine a questa guerra,” dichiarano con forza, ma le loro parole sembrano cadere nel vuoto.

Mentre la diplomazia internazionale si affanna senza successo, il popolo di Gaza vive in un incubo senza fine, intrappolato tra le macerie delle loro case distrutte. “Non sappiamo cosa ci riserva il futuro,” dice un residente di Gaza con voce spezzata. “Speriamo solo che i nostri figli possano crescere in un mondo senza guerra.”

La comunità internazionale guarda impotente, in attesa di una risoluzione che sembra sempre più lontana. Ma per ora, la pace rimane un sogno irraggiungibile, soffocato dal fumo delle esplosioni e dalle lacrime di chi non ha più nulla da perdere.