La pubblicazione del volume Missionários no ambiente digital: em nome de quem? di Moisés Sbardelotto arriva in un momento cruciale per la Chiesa cattolica, che si trova ad affrontare un cambiamento epocale guidato dalla “riforma digitale”. Questo testo, che esplora la missione della Chiesa nell’ambiente digitale, solleva questioni fondamentali su come la fede possa essere comunicata e vissuta in un’era sempre più interconnessa e tecnologica.

Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha esortato la Chiesa a “uscire” verso le periferie esistenziali del mondo, un invito che oggi si estende alle “strade digitali”, popolate da milioni di persone in cerca di speranza e di senso. La rivoluzione digitale non è solo un cambiamento tecnologico, ma rappresenta una trasformazione profonda nelle modalità di comunicazione e di relazione, che coinvolge anche la dimensione religiosa.

Il concetto di sinodalità, su cui Papa Francesco ha insistito con forza, si rivela fondamentale in questo contesto. Il Sinodo dei vescovi, con il tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, ha messo in evidenza come il cammino sinodale debba essere il “modo di vita” della Chiesa, un modo di vivere la fede che è inclusivo, aperto e attento ai segni dei tempi. Questo stile sinodale deve manifestarsi anche nel mondo digitale, dove la comunicazione e la partecipazione assumono forme nuove e inedite.

La “riforma digitale” che la Chiesa si trova ad affrontare non riguarda solo l’uso delle tecnologie per evangelizzare, ma richiede un ripensamento più profondo delle modalità con cui la fede viene vissuta e condivisa. Gli ambienti digitali non sono semplicemente strumenti, ma nuovi spazi di vita dove le persone esprimono la loro spiritualità, cercano comunità e trovano risposte alle loro domande esistenziali.

In questo scenario, la missione della Chiesa nell’ambiente digitale deve essere caratterizzata da discernimento e consapevolezza. Non si tratta solo di “occupare” questi spazi, ma di comprenderli e di utilizzarli in modo che siano in sintonia con i valori del Vangelo. I missionari digitali, dunque, non sono solo evangelizzatori, ma anche interpreti di una cultura che è in continua evoluzione.

La sfida, come sottolinea Sbardelotto, è quella di mantenere l’essenza della Chiesa – la sua missione, la sua comunione e la sua partecipazione – in un ambiente che spesso può apparire frammentato e superficiale. Tuttavia, è proprio in questi spazi che la Chiesa può trovare nuove opportunità per “camminare insieme”, per essere una “Chiesa dell’ascolto” e per costruire legami di fraternità e solidarietà.

In definitiva, la “riforma digitale” non è una minaccia per la Chiesa, ma un’opportunità per rinnovarsi e per rispondere in modo più efficace alle esigenze del mondo contemporaneo. Il cammino sinodale, se vissuto anche nell’ambiente digitale, può aprire nuove strade per la missione della Chiesa, facendo sì che la fede possa essere vissuta e condivisa in modo autentico e significativo, anche nel contesto delle sfide tecnologiche del terzo millennio.