Dopo le scoperte di giacimenti metaniferi offshore, il Mozambico è diventata la nuova frontiera del gas a livello mondiale, secondo solo dal Qatar.
Le imprese italiane sono state tra le prime a sfruttare le riserve gassifere con utilizzo di tecnologie iperestrattive.
Con la recente guerra in Ucraina e le limitazioni per l’Europa dell’approvvigionamento del metano dalla Russia, l’interesse strategico del Mozambico è cresciuto esponenzialmente.
La recente visita di Sergio Mattarella nella capitale Maputo sottolinea l’urgenza di una collaborazione energetica.
La prospettiva di ricaduta benefica dalla ricchezza naturale a largo delle coste mozambicane, insieme all’afflusso di capitali stranieri e investitori, anziché rappresentare un’occasione di riscatto per uno dei paesi più poveri dell’Africa subsahariana, è diventato pretesto per la proliferazione di bande armate che cavalcano il risentimento della popolazione verso la promessa, mancata, di una ridistribuzione dei benefici minerari in tempi rapidi. Le milizie che operano nell’area sono conosciute come al-Shaabab, lo stesso nome usato dai terroristi somali, che tuttavia non fanno parte della stessa organizzazione.
Nell’ultimo decennio nell’entroterra di Cabo Delgado sono stati scoperti anche importanti giacimenti di rubini, ma neppure questo ha generato benessere collettivo. A causa di una frontiera poco controllata con la Tanzania, è cresciuta un’economia del contrabbando – pietre preziose, avorio, eroina – con il corollario di corruzione e complicità di polizia e notabilati locali.
Corruzione, povertà, disoccupazione e risentimento sono un miscuglio potente.
Pare che alcuni di questi gruppi, in cerca di soldi e armi, siano stati cooptati dai “baroni del contrabbando”, e d’altra parte si siano legati alla rete internazionale dell’autoproclamato Stato Islamico. Nell’ottobre 2017 sono cominciati gli attacchi armati: diretti contro il governo e “l’Islam degenerato” delle moschee locali. Il prezzo di sangue è stato pagato per lo più dalla popolazione con decapitazioni, rapimenti di massa, razzie.
I musulmani del Mozambico, infatti, vivono in perfetta armonia con i cristiani e sono i primi a condannare le degenerazioni dei terroristi.
È l’ennesima storia di “maledizione delle risorse”, quando l’estrazione di una ricchezza naturale si trasforma in un inferno.
Molti hanno dovuto abbandonare i propri villaggi sulla costa a causa delle operazioni industriali e le cose sono peggiorate quando cinque anni fa nella zona è sorta una guerriglia di stampo islamista.
È intervenuto l’esercito, e il governo ha ingaggiato i russi della famigerata compagnia militare Wagner e forse anche mercenari ruandesi, sempre più richiesti da presidenti africani autoritari.
Nella regione di Cabo Delgado la violenza dilaga, ci sono oltre duecentomila sfollati, la regione è militarizzata, l’economia locale devastata.
L’attentato del 6 settembre 2022 in una missione cattolica nella città di Chipene, al Nord del Paese, porta la firma di questi gruppi armati islamisti.
C’è chi sospetta anche la “longa manus” dei russi presenti sul territorio con i loro mercenari al fine di sabotare le fonti alternative alla Russia per le forniture di metano in Occidente.
I terroristi hanno assaltato la missione, dando fuoco a tutte le opere parrocchiali.
Suor Maria De Coppi, missionaria comboniana originaria di Vittorio Veneto, è stata uccisa durante l’agguato.
Gli assalitori sono entrati nella casa delle Suore Missionarie Comboniane, hanno ucciso la religiosa italiana, distrutto e incendiato la chiesa, la casa delle suore, l’ospedale, le macchine della missione e l’aula di informatica recentemente inaugurata per l’istruzione dei giovani locali.
Due sacerdoti friulani, don Lorenzo Vignan e don Lorenzo Fabbro, sono sopravvissuti all’assalto fuggendo verso Nakala messi in salvo dal vescovo locale.
Suor Eleonora Reboldi, l’altra comboniana, è riuscita a nascondersi nella foresta con alcune ragazze del loro convitto.
Il movente dell’agguato è l’azione ricattatoria verso i governi occidentali, specie l’Italia impegnata in prima linea attraverso l’ENI nell’attività di estrazione del metano benché senza installazioni di appoggio a terra e coinvolgimento diretto nella sicurezza.
L’Unione Europea nel 2019 aveva stanziato quasi cento milioni di euro per la sicurezza del Mozambico.
Nel febbraio 2020 Total e ExxonMobil avevano chiesto al governo mozambicano di rafforzare la presenza dell’esercito per proteggere le operazioni industriali.
La vittima, in un’intervista dell’8 ottobre 2021 sulla TV diocesana di Vittorio Veneto aveva puntato il dito di accusa contro il governo mozambicano per l’insicurezza galoppante generata dall’infiltrazione nelle stanze del potere di politici corrotti e collusi con i terroristi.
Nella stessa intervista esprimeva con emozione tutta la sua vicinanza verso il popolo mozambicano così duramente provato sia dall’insicurezza che da una recente siccità.
Rivelava anche alcuni aneddoti della sua vita missionaria iniziata nel 1963 a tre anni dai voti.
Raggiunse l’Africa via mare quando il Mozambico era ancora colonia del Portogallo.
Ha vissuto momenti belli e tristi come l’agguato a un convoglio di cui faceva parte e di cui morirono ben diciassette persone.
Raccontava suor Maria nell’intervista: «Ho pregato: “Signore salvami”. È arrivato un soldato, non sapevo se dell’esercito regolare o della guerriglia. Mi ha chiesto se ero ferita. Non lo so, gli risposi. Mi ha trascinato dietro una pianta e mi ha rassicurata, che era un regolare. Mi ha caricata sulle spalle e mi ha poi protetto, sistemandomi in un ruscello che non aveva acqua. Poi, quando è finita la sparatoria, mi ha ricaricata sulle spalle e mi ha portato fino all’auto».
Il governatore della regione Veneto Luca Zaia ha rivolto un pensiero di solidarietà alla sua famiglia, a tutti coloro (e sono tanti) che le hanno voluto bene, alle Suore Comboniane di cui faceva parte, alla comunità di Vittorio Veneto, da cui era partita tanti anni fa per seguire la sua vocazione missionaria.
«È terribile, inaccettabile, dolorosissimo sapere che proprio lì, proprio mentre compiva la sua missione di pace e carità, è stata brutalmente assassinata- dice il governatore Luca Zaia- La meravigliosa vita di bontà e altruismo di Suor Maria è finita con un terribile orrore, il che rende la sua figura ancora più grande, indimenticabile».
Profondo cordoglio per la morte di suor Maria è stato espresso anche dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna.
Zuppi sollecita tutti a pregare per i missionari «che restano in tanti Paesi per testimoniare amore e speranza» e ad essere con loro solidali «perché essi camminano con noi e ci aiutano a raggiungere le periferie da cui potremo capire chi siamo e scegliere come essere discepoli di Gesù».
La sera prima di morire, Suor Maria De Coppi aveva lasciato un messaggio vocale alla nipote Suor Gabriella Bottani che si concludeva con una supplica pagata con il suo sangue: «il Signore protegga questo popolo!»