La chiesa della neonata diocesi bombardata dagli aerei dell’esercito birmano. Ma la fede dei fedeli resta incrollabile: “La ricostruiremo”

Nel cuore del Myanmar, un Paese martoriato da un conflitto civile senza fine, la neonata diocesi di Mindat ha subito un duro colpo. Il 6 febbraio, la cattedrale del Sacro Cuore di Gesù è stata colpita da bombardamenti aerei dell’esercito regolare birmano, il Tatmadaw, che da anni combatte le forze di opposizione nei territori ai confini con l’India e il Bangladesh. L’attacco, avvenuto a pochi giorni dalla creazione della diocesi da parte di Papa Francesco, ha reso inagibile l’edificio, danneggiando il tetto e le vetrate. Ma se le bombe hanno colpito le mura della cattedrale, la fede dei fedeli resta più salda che mai.

Uno scenario di guerra e oppressione

Mindat si trova nello stato Chin, una regione a maggioranza cristiana, teatro di violenti scontri tra i militari birmani e le Chinland Defence Force, milizie locali che si oppongono alla giunta militare. Dopo mesi di combattimenti, le forze di opposizione hanno dichiarato Mindat “zona liberata”, ma la risposta dell’esercito non si è fatta attendere. I bombardamenti sulle aree urbane e sulle infrastrutture civili sono ormai all’ordine del giorno.

La cattedrale, simbolo della presenza cattolica in una terra segnata dalla violenza, è diventata un obiettivo. Tuttavia, nessuno è rimasto ferito: sacerdoti e fedeli avevano già lasciato la zona per sfuggire ai combattimenti. Solo pochi giorni prima, stavano preparando le celebrazioni per l’ordinazione del nuovo vescovo, monsignor Augustine Thang Zawm Hung, un pastore chiamato a guidare una comunità ferita ma non piegata.

“Non ci scoraggiamo”

Di fronte alla distruzione, i fedeli della diocesi—circa 15.000 cattolici—hanno risposto con un messaggio di speranza. “Siamo tristi per quanto accaduto, ma non ci lasceremo abbattere. La nostra chiesa risorgerà, perché Dio ci darà la forza di ricostruirla”, ha dichiarato padre Paulinus, sacerdote della comunità di Mindat.

Non è la prima volta che le chiese diventano bersaglio della repressione militare. Secondo la Chin Human Rights Organization, tra febbraio 2021 e gennaio 2022, almeno 35 chiese e 15 edifici religiosi sono stati distrutti nel conflitto. Per molti cristiani birmani, i luoghi di culto sono stati rifugi di pace, ma oggi sono diventati simboli di resistenza.

La preghiera come arma di speranza

In un contesto segnato da violenza e sofferenza, i cattolici birmani continuano a trovare nella preghiera una forza capace di vincere il dolore. Il 9 febbraio, a centinaia di chilometri dagli scontri, nell’arcidiocesi di Yangon, 3.000 fedeli hanno partecipato a un pellegrinaggio giubilare al santuario mariano di Nyaungbelin, nella regione di Bago, per affidare alla Vergine Maria il desiderio di pace. L’iniziativa si è svolta in preparazione alla festa di Nostra Signora di Lourdes, testimoniando la fiducia della Chiesa birmana in un futuro senza guerra.

Una Chiesa perseguitata ma viva

L’attacco alla cattedrale di Mindat è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di persecuzioni contro i cristiani in Myanmar. Tuttavia, la risposta della comunità cattolica dimostra che la Chiesa resta viva, anche nelle avversità. Mentre le macerie vengono rimosse e la ricostruzione si prepara, la vera cattedrale, quella fatta di fede e speranza, continua a resistere. E non potrà mai essere abbattuta.