Il Calcio è il ponte temporale e spaziale dell’universo napoletano.
Hanno festeggiato la conquista del terzo scudetto la generazione del baby boom, che ha conosciuto da vicino Maradona e la generazione Z che ne vede ancora campeggiare il ritratto su bandiere e murales di palazzi dopo trentatré anni dall’ultima vittoria del campionato di Serie A.
Le nazionalità dei calciatori sono il ritratto di una città dove popoli lontani si sono incrociati in un laboratorio di multiculturalità.
Napoli dai mille colori è diventata per un giorno solo azzurra, anzi tricolore.
Al fischio finale di Udinese-Napoli del 4 Maggio 2023 non è esplosa solo Partenope con i suoi fuochi pirotecnici e le grida di giubilo di tre milioni di cittadini riversati per le strade, le piazze e i vicoli della città.
Milano, Torino, Bologna, Sidney, Los Angeles, Tokio, Seoul, Tblisi, Lagos e Yaoundé, si sono unite alla notte magica dei festeggiamenti.
Dalla seconda metà dell’Ottocento, la diaspora dei napoletani è stata notevole.
Questo ha rappresentato un notevole contributo di forza lavoro e creatività artistica in tutto il mondo, nel segno della napoletanità.
Napoli è uno delle poche città che conserva l’originale identità nella diversità della globalità.
La sua lingua è parlata da undici milioni di persone e sono circa quaranta milioni i suoi tifosi nel mondo.
Dopo decenni di trofei sportivi egemonizzati dall’opulento Nord, è stata premiata l’organizzazione imprenditoriale del Sud e il gioco organizzato di un gruppo di giovani che vince e convince.
È la festa dello sport sano e sostenibile, dei conti in regola e della fame di vittoria.
Non c’è più il D10S del calcio questa volta, ma uomini veri che hanno costruito un paziente successo.
Dal sonno del fallimento societario al sogno dello Scudetto in meno di due decenni.
Se la fortuna premia gli audaci, è necessario che la squadra e la città continuino ad innestarsi su questo volano per un riscatto economico e sociale.
Napoli, da parco tematico dei luoghi comuni, deve sprigionare la grande bellezza ambientale, culturale e soprattutto umana di cui l’Italia a due velocità ha bisogno.