Un esecutivo senza “terzo di blocco” per i partiti sciiti

Dopo oltre due anni di stallo, il Libano ha annunciato la formazione di un nuovo governo, segnando una svolta politica che riflette i nuovi equilibri di potere nel Paese. L’indebolimento di Hezbollah, a seguito della guerra con Israele alla fine del 2024, ha permesso agli Stati Uniti di imporsi nelle trattative, privando il movimento sciita e il suo alleato Amal del cosiddetto “terzo di blocco”, ovvero la possibilità di paralizzare le decisioni governative più importanti, che richiedono il voto favorevole di due terzi dei ministri.

Si tratta di una modifica significativa della struttura del governo, tradizionalmente costruita su delicati equilibri confessionali. L’accordo è stato raggiunto in tempi insolitamente rapidi: meno di un mese di negoziati, un record per un Paese in cui la formazione di un nuovo esecutivo ha sempre richiesto mesi o addirittura anni.

Il nuovo esecutivo, firmato oggi dal presidente Joseph Aoun, sarà composto da 24 ministri di diverse confessioni, di cui solo cinque donne. Il Parlamento avrà ora 30 giorni per esprimere il proprio voto di fiducia.

Il nuovo primo ministro, Nawaf Salam, ha dichiarato subito dopo la firma del decreto:

“Voglio stabilire uno stato di diritto, ponendo così le basi della riforma, e lanciare con il presidente il progetto di un nuovo Libano”.

Un’affermazione che lascia intendere una possibile svolta nelle politiche del governo, anche se il contesto politico e sociale resta estremamente fragile.

Le sfide del nuovo governo: riforme economiche e tensioni con Israele

Oltre a dover affrontare una crisi economica senza precedenti – il Libano è in profonda recessione dal 2019 – il nuovo governo dovrà gestire la ricostruzione delle aree distrutte dalla guerra con Israele e garantire la stabilità politica nel sud del Paese.

Secondo gli accordi di cessate il fuoco firmati a novembre, l’esercito israeliano avrebbe dovuto ritirarsi completamente dal Libano il 26 gennaio, lasciando il controllo del confine all’esercito libanese. Tuttavia, Israele non ha rispettato la scadenza, sostenendo che Hezbollah mantiene ancora depositi di armi nella zona.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha continuato a violare la tregua, bombardando periodicamente il territorio libanese. I raid hanno causato decine di vittime tra i civili che tentavano di tornare alle proprie case, molti dei quali sventolavano bandiere di Hezbollah.

A seguito di queste tensioni, Israele ha posticipato il ritiro al 18 febbraio, con il pieno sostegno degli Stati Uniti, che nel frattempo hanno assunto un ruolo chiave come garanti del cessate il fuoco.

Bombardamenti e tensioni con Hezbollah: Israele continua a colpire il Libano

L’esercito israeliano ha intensificato gli attacchi aerei e terrestri nelle ultime settimane, con il chiaro intento di indebolire ulteriormente Hezbollah. Solo venerdì scorso, quattro persone – tra cui due bambini – sono morte a causa dell’esplosione di una mina nascosta in un divano, un ordigno lasciato presumibilmente dalle truppe israeliane nella città di Tayr Harfa, nel sud del Libano.

Secondo le autorità locali, il padre delle due bambine stava trasportando il divano con alcuni amici dopo aver rimosso le macerie dalla sua casa. La potente esplosione ha ucciso l’uomo sul colpo, mentre l’onda d’urto ha raggiunto le figlie, di sette e otto anni.

L’esercito israeliano ha giustificato l’accaduto affermando che l’uomo stava manipolando un ordigno per un attacco terroristico. La versione dei fatti, però, è stata immediatamente smentita dalle autorità libanesi e ha alimentato l’indignazione dell’opinione pubblica.

Gli Stati Uniti e la svolta politica: Hezbollah fuori dal governo

Un altro elemento cruciale in questo cambiamento politico è il ruolo degli Stati Uniti, che hanno imposto la loro linea nel processo di formazione del governo, escludendo di fatto Hezbollah dall’esecutivo.

Venerdì scorso, alla vigilia dell’annuncio del nuovo esecutivo, Morgan Ortagus, vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, ha dichiarato in una conferenza stampa a Beirut:

“Israele ha sconfitto Hezbollah. Abbiamo stabilito confini chiari dagli Stati Uniti: non potranno terrorizzare il popolo libanese e questo include far parte del governo. La fine del regime terroristico di Hezbollah in Libano e in tutto il mondo è iniziata”.

Le sue parole hanno scatenato forti proteste in Libano, con manifestazioni in diverse città. A Beirut, un sostenitore di Hezbollah ha dipinto una stella di David sul pavimento, come simbolo di resistenza contro il ruolo crescente degli Stati Uniti nel determinare gli equilibri politici del Paese.

Nonostante la perdita del “terzo di blocco”, l’altro partito sciita, Amal, mantiene ancora una presenza significativa nel governo: quattro ministri, tra cui il responsabile delle Finanze, Yassin Jaber, con l’aggiunta di un quinto membro concordato con altre forze politiche.

Un Libano sospeso tra riforme e instabilità

L’annuncio del nuovo governo rappresenta una svolta politica importante, ma non è detto che porti stabilità al Paese.

• La crisi economica continua a mettere in ginocchio milioni di libanesi, con un’inflazione galoppante e una moneta in caduta libera.

• La guerra con Israele ha lasciato un’eredità pesante, con intere regioni del sud ancora devastate e una tregua che continua a essere violata.

• Gli Stati Uniti hanno assunto un ruolo dominante, dettando le condizioni per la formazione del nuovo governo, ma rischiando di alimentare nuove tensioni interne.

Nel frattempo, Hezbollah sembra essere stato politicamente ridimensionato, ma non eliminato, come dimostrano le recenti manifestazioni di protesta e la crescente tensione al confine con Israele.

Il nuovo esecutivo avrà soltanto 30 giorni per ottenere la fiducia del Parlamento. Ma la vera sfida sarà riuscire a governare un Paese diviso, impoverito e sospeso tra la necessità di riforme e l’ombra di un conflitto ancora aperto.