La beatificazione della Venerabile Serva di Dio Anna di Gesù, celebrata a Bruxelles il 29 settembre 2024, ci offre l’opportunità di riflettere su un tema che attraversa tutta la storia della Chiesa: la forza della testimonianza di fronte agli scandali e alla corruzione. In un’omelia incisiva, Papa Francesco ha scelto di concentrarsi su tre parole chiave – apertura, comunione e testimonianza – che, se lette alla luce della vita di Anna di Gesù e del contesto attuale, svelano un messaggio di grande rilevanza per la Chiesa di oggi.

Apertura: il pericolo di chiudersi nei propri schemi

Dallo stadio Re Baldovino di Bruxelles, partendo dalle parole del Vangelo di Marco («Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare»), il Papa ha lanciato un monito severo contro la chiusura e la presunzione. Troppo spesso, ha osservato, la comunità cristiana tende a creare circoli esclusivi, dove chi non “appartiene al gruppo” viene guardato con sospetto. Il rischio è di cadere in una visione “tribale” della fede, dimenticando che lo Spirito soffia dove vuole e che il dono della profezia non è proprietà privata di nessuno.

Questa chiusura non è solo un atteggiamento spirituale, ma ha ricadute concrete sulla missione evangelizzatrice della Chiesa. La presunzione di essere i soli portatori della verità genera diffidenza e scandalo, allontanando quei “piccoli” a cui il Vangelo dovrebbe essere annunciato con semplicità e amore. In un contesto come quello contemporaneo, dove la Chiesa è chiamata a confrontarsi con la secolarizzazione e con le crescenti critiche, la tentazione di trincerarsi dietro identità rigide e chiusure mentali è forte. Ma proprio per questo è necessario un cambiamento di rotta: la missione deve partire da un atteggiamento di apertura e umiltà, capace di accogliere e valorizzare anche le voci esterne.

Comunione: contro il mondo del benessere che scandalizza

La seconda parola chiave dell’omelia è stata comunione. Riprendendo la lettera di San Giacomo, il Papa ha denunciato con forza le logiche egoistiche che dominano non solo la società, ma anche, a volte, la Chiesa stessa. Le “ricchezze che si corrompono” e le “proteste dei mietitori” ricordano che ogni volta che mettiamo al centro gli interessi economici o le logiche di potere, scandalizziamo i piccoli e facciamo tacere il grido dei poveri.

Qui il riferimento alla realtà contemporanea è evidente: scandali finanziari, abusi di potere, indifferenza verso chi soffre. La Chiesa, come ha ricordato il Papa, deve ritrovare la via della comunione autentica, quella che si costruisce sull’amore, sul dono di sé e sulla condivisione. La comunione non è solo un ideale spirituale, ma una prassi concreta che richiede gesti di vicinanza e solidarietà. Quando chi è nel bisogno viene ignorato o trattato con distacco, la comunità cristiana perde la sua credibilità. Al contrario, la comunione vissuta diventa il segno visibile di una Chiesa che sa essere veramente famiglia, casa accogliente per tutti.

Testimonianza: Anna di Gesù, un modello di riforma silenziosa

Ed è qui che emerge la figura di Anna di Gesù come esempio luminoso. Beatificata in un’epoca in cui la Chiesa è nuovamente scossa dagli scandali e dalla perdita di credibilità, Anna ci ricorda che la riforma parte sempre dalla testimonianza personale. Non ha scritto trattati teologici né fondato grandi opere: ha semplicemente vissuto il Vangelo con radicalità, seguendo l’esempio della sua maestra spirituale Teresa d’Avila. In un momento storico segnato da scandali e divisioni, la sua vita semplice, fatta di preghiera, lavoro e carità, ha saputo attirare molte persone verso la fede, dando prova che la vera riforma della Chiesa non nasce dalle strategie, ma dalla santità quotidiana.

Anna di Gesù ci mostra che la riforma ecclesiale non è un’operazione esterna, ma un ritorno all’essenza stessa del cristianesimo: vivere l’amore di Cristo con sincerità e coerenza, anche quando tutto attorno sembra crollare. Il richiamo del Papa alla testimonianza di Anna, in un tempo di scandali dolorosi dentro e fuori la comunità cristiana, è un invito a tutti noi: non basta condannare il male, è necessario offrire una testimonianza positiva e convincente della bellezza della vita evangelica.

Rileggere la storia per costruire il futuro

La beatificazione di Anna di Gesù, dunque, non è solo un tributo alla sua santità, ma un richiamo per la Chiesa del XXI secolo a riscoprire la propria vocazione alla trasparenza e alla verità. La sua vita dimostra che, di fronte a situazioni di crisi, la risposta non è nella repressione o nel nascondere i problemi, ma nel mettersi in gioco con coraggio, riformando prima di tutto se stessi. È l’esempio di una “santità al femminile”, come l’ha definita il Papa, delicata ma forte, che non si limita a parlare, ma agisce, trasforma, riconcilia.

In un’epoca in cui le parole sembrano aver perso di valore, e la stessa credibilità della Chiesa è messa in discussione da scandali e incoerenze, la testimonianza di Anna di Gesù ci invita a riscoprire la forza dell’esempio silenzioso e coerente. La vera riforma non nasce dai proclami, ma da vite che, come calamite spirituali, sanno attrarre e guidare verso il bene.

L’omelia di Papa Francesco è stata un invito a non scandalizzare i piccoli, a non allontanarli con le nostre incoerenze e chiusure. La beatificazione di Anna di Gesù ci mostra che la via per ridare credibilità alla Chiesa non passa attraverso l’accumulo di potere o ricchezze, ma attraverso la testimonianza di una vita vissuta con radicalità e amore. Come ha detto il Papa: “Niente di buono e solido si costruisce così!” Se vogliamo che la Chiesa torni a essere una calamita di speranza e di fede, dobbiamo ripartire dalla coerenza e dalla comunione. In questo senso, Anna di Gesù non è solo una figura del passato, ma una guida per il presente e per il futuro della Chiesa.