Papa Francesco è arrivato questa mattina a Trieste dove ha innanzitutto tenuto un discorso introduttivo al Centro Congressi sul tema delle settimane sociali dei cattolici: “Al cuore della democrazia.” Si è poi trasferito a Piazza dll’Unità per la celebrazione eucaristica che ha radunato numerosi fedeli, presbiteri e le delegazioni dei vescovi. L’alluvione della preghiera dell’Angelus ha concluso i suoi interventi nel segno della condivisione e compassione quale motore di una sana democrazia. Il Papa è sembrato contento della giornata e in buona salute, poiché ha voluto fare il giro della piazza per i saluti, aggiungere aneddoti personali ai discorsi e salutare i diversi bambini che gli venivano avvicinati.
Durante la sessione conclusiva delle Settimane Sociali dei cattolici a Trieste, Papa Francesco ha tenuto un discorso introduttivo ricco di riflessioni sulla democrazia, la partecipazione e il ruolo della Chiesa nella società contemporanea. Ecco una sintesi delle sue parole.
Il Papa ha condiviso un aneddoto personale, ricordando come la prima volta che sentì parlare di Trieste fu attraverso una canzone imparata da suo nonno, che aveva combattuto sul Piave durante la Prima Guerra Mondiale. La canzone diceva: “Il general Cadorna scrisse alla regina: ‘Se vuol guardare Trieste, che la guardi in cartolina’”.
Papa Francesco ha sottolineato l’importanza storica delle Settimane Sociali, che si intrecciano con la storia dell’Italia, evidenziando l’impegno della Chiesa nel contribuire al bene comune e nell’affrontare le trasformazioni sociali. Ha ricordato il Beato Giuseppe Toniolo, fondatore delle Settimane Sociali nel 1907, e la sua definizione di democrazia come un sistema che deve favorire il bene comune, soprattutto per le classi meno privilegiate.
Il Papa ha affrontato il tema della crisi della democrazia, sottolineando che essa non gode di buona salute nel mondo odierno. Ha evidenziato l’importanza della partecipazione attiva dei cittadini e del rispetto della dignità umana. Ha citato Aldo Moro, ricordando che uno Stato è veramente democratico solo se serve la persona umana e rispetta le formazioni sociali.
“Uno Stato è veramente democratico solo se serve la persona umana e rispetta le formazioni sociali”, ha detto Francesco, citando Aldo Moro.
Francesco ha criticato la “cultura dello scarto” che esclude i poveri, i fragili, i malati e altre categorie vulnerabili. Ha sottolineato che il potere deve essere al servizio delle persone e non autoreferenziale. Ha anche espresso preoccupazione per il calo della partecipazione elettorale, segno di una democrazia in difficoltà.
Il Papa ha ribadito l’importanza dei principi di solidarietà e sussidiarietà, sottolineando che la democrazia richiede il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare. Ha incoraggiato la promozione di un dialogo fecondo tra cristianesimo e società civile per affrontare temi cruciali come la dignità umana e la vita.
Utilizzando l’immagine del cuore, Papa Francesco ha proposto due riflessioni. La prima riguarda la necessità di risanare i “cuori feriti” della democrazia, affrontando l’emarginazione sociale e promuovendo una partecipazione inclusiva. La seconda è un invito a esercitare la creatività per risanare i cuori nella vita sociale, valorizzando l’azione dello Spirito Santo nelle famiglie e nelle comunità.
Il Papa ha elogiato esempi di partecipazione creativa, come l’inclusione di persone con disabilità nelle attività economiche, la promozione dell’ecologia integrale e il supporto alle famiglie in difficoltà. Ha sottolineato che la fraternità fa fiorire i rapporti sociali e richiede il coraggio di pensarsi come popolo, non come individui isolati.
Francesco ha esortato a non lasciarsi ingannare dalle soluzioni facili, ma a coltivare la passione per il bene comune. Ha sottolineato che la democrazia non è una scatola vuota, ma un sistema legato ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale. Ha invitato i cattolici a essere voce nel dibattito pubblico, denunciando le ingiustizie e proponendo soluzioni di giustizia e pace.
“La democrazia non è una scatola vuota, ma un sistema legato ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale.”
Il Papa ha parlato dell’amore politico come una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità, superando le polarizzazioni e affrontando le sfide con passione civile. Ha incoraggiato la formazione sociale e politica dei giovani e la condivisione dell’insegnamento sociale della Chiesa.
Amore politico come una forma di carità
Durante l’omelia della Messa, Papa Francesco ha riflettuto sul bisogno di una fede che metta in discussione e scuota dalle fondamenta la mediocrità e l’accidia del cuore. Ha criticato il consumismo come una piaga che ammalare il cuore e rende egoisti, sottolineando la necessità di una fede che denunci il male e punti il dito contro le ingiustizie.
Il Papa ha ricordato che Dio ha sempre suscitato profeti per ridestare la speranza nei cuori affranti. Tuttavia, questi profeti spesso incontrano un popolo ribelle e cuori induriti. Gesù stesso, ritornando a Nazaret, fu rifiutato dalla sua gente perché la sua umanità era un ostacolo per loro. Papa Francesco ha sottolineato che la fede fondata su un Dio che si abbassa verso l’umanità è una fede che risana i cuori spezzati e diventa lievito di speranza e germe di un mondo nuovo.
Papa Francesco ha citato un poeta triestino, Umberto Saba, che descrivendo in una lirica il suo abituale ritorno a casa di sera, afferma di attraversare una via un po’ oscura, un luogo di degrado dove gli uomini e le merci del porto sono “detriti”, cioè scarti dell’umanità; eppure proprio qui – egli scrive – così, cito: «io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà», perché la prostituta e il marinaio, la donna che litiga e il soldato, «sono tutte creature della vita e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore» (U. Saba, «Città vecchia», in Il canzoniere (1900-1954), Edizione definitiva, Torino, Einaudi, 1961). Ha esortato a non scandalizzarsi delle piccole cose, ma a indignarsi di fronte alle ingiustizie, al dolore e alle sofferenze dei migranti, dei carcerati e dei poveri.
Il Papa ha concluso l’omelia invitando i cristiani a essere profeti e testimoni del Regno di Dio in tutte le situazioni. Ha esortato la Chiesa di Trieste a continuare a impegnarsi in prima linea per diffondere il Vangelo della speranza, specialmente verso coloro che arrivano dalla rotta balcanica.
Prima della benedizione finale, Papa Francesco ha ricevuto un dono speciale dai bambini di Trieste: un’immagine rivisitata della Madonna della Salute, patrona della città. Questa rappresentazione è stata offerta come simbolo di speranza e protezione per tutti i cittadini, specialmente per coloro che si trovano in situazioni di difficoltà.
I Frati Francescani dell’Immacolata, che gestiscono la parrocchia-santuario della Madonna della Salute, hanno messo a disposizione l’organo per la liturgia. Inoltre, i carcerati di Trieste hanno realizzato i mosaici dell’altare e dell’ambone, contribuendo così alla celebrazione. Radio Mater, accreditata in sala stampa per l’evento, ha assicurato i collegamenti quotidiani e trasmesso in diretta le varie sessioni della Settimana Sociale.
Papa Francesco ha espresso apprezzamento per il vescovo Mons. Enrico Trevisi, che ha citato i nomi di alcuni malati, immigrati e sofferenti durante la preghiera. Ha sottolineato l’importanza di conoscere le persone per nome come segno di carità concreta.
Prima della benedizione finale, Papa Francesco ha salutato la comunità triestina, riconoscendo la vocazione della città come porto di incontro tra genti diverse. Ha esortato a coniugare apertura e stabilità, accoglienza e identità, e ha incoraggiato tutti a pregare e operare per la pace nel mondo. Ha ricordato che la speranza è superiore al tempo e che avviare processi è più saggio che occupare spazi.