VATICANO: Il Papa ha presieduto i secondi vespri della Solennità dell’Ascensione, durante i quali ha consegnato la Bolla d’indizione del Giubileo 2025. Nel suo discorso omiletico, ha posto un forte accento sulla speranza, definendola una necessità per l’epoca attuale, che talvolta si trova immersa nel grigiore dell’individualismo e del “tirare a campare”.
Il pontefice ha sottolineato che tutti – giovani, anziani, malati, il creato, popoli e nazioni – hanno bisogno di speranza.
L’Ascensione – che in Vaticano e in molte parti del mondo si celebra oggi – è stata presentata come un compimento della missione di Gesù, che non è un allontanamento da noi, ma un’apertura verso il Padre, portando speranza e vita eterna.
Il Papa ha descritto la speranza cristiana come qualcosa di già compiuto in Gesù e che viene donato ogni giorno a tutti noi. Ha sottolineato che la speranza sostiene il cammino della vita anche quando è difficile, aprendo strade di futuro quando la rassegnazione e il pessimismo minacciano di imprigionarci.
Ha invitato i credenti a diventare “cantori di speranza” in un mondo segnato da disperazione, diffondendo gentilezza e bellezza ovunque vadano. Ha esortato alla pace nel mondo, all’incremento della natalità e alla protezione dei giovani, dei malati e degli anziani.
Anche per i carcerati il Papa prevede l’istituzione di una “porta santa” nel penitenziario. Gesù è venuto a liberare l’uomo dalla prigione del male e della morte.
Nella Bolla d’indizione del Giubileo 2025, intitolata “Spes non confundit” il tema dominante è la speranza.
Papa Francesco ne aveva parlato appena ieri nella catechesi del mercoledì all’udienza generale.
In un mondo segnato da guerre, ingiustizie, egoismi e disperazioni, il Papa ha invocato la speranza come un balsamo per le ferite dell’umanità.
Nella bolla che conta di 25 punti, il Papa ha affrontato diverse questioni cruciali.
Ha richiamato l’attenzione sulla necessità di pace nel mondo, esortando alla ricerca di soluzioni concrete per porre fine ai conflitti e alla violenza.
Ha anche sottolineato l’importanza di promuovere la natalità e sostenere le famiglie, contrastando il calo demografico e l’individualismo dilagante.
Papa Francesco ha poi espresso preoccupazione per i detenuti, i malati, gli anziani abbandonati e i giovani disorientati, incoraggiando la società a offrire loro speranza e sostegno.
Ha invitato alla creazione di un Fondo mondiale per eliminare “lo scandalo della fame” e ha auspicato l’abolizione della pena di morte, sottolineando l’importanza della misericordia e del perdono.
Il Papa ha anche sollecitato un maggiore impegno per accogliere e integrare i migranti, difendere i diritti umani e combattere l’indifferenza verso i poveri e i più vulnerabili della società.
Alla fine del testo della bolla, il Papa si è rivolto alla Vergine Maria, modello di speranza incrollabile e messaggio vivente di fede e consolazione.
Nel cuore della fede cristiana risiede la figura di Maria, la Madre di Gesù, una presenza che incarna la speranza in modo straordinario. Nell’annuncio angelico e nel suo “sì” pieno di fiducia, Maria diventa il simbolo vivente della speranza che trascende le circostanze più difficili della vita.
La speranza, tuttavia, non è un ottimismo superficiale; è piuttosto un dono di grazia radicato nel realismo della vita umana. Riflettendo su Maria, vediamo che la speranza è un cammino attraverso il dolore e la sofferenza, senza mai perdere la fiducia nel Signore.
Nel Vangelo di Luca, incontriamo Maria nel tempio, dove il vecchio Simeone profetizza il destino doloroso del suo Figlio. Egli predice che Gesù sarà “per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione” (Luca 2,34-35). Queste parole, seppur profetiche, non intaccano la speranza di Maria, che rimane salda di fronte alle prove imminenti.
La culminazione di questa speranza è visibile ai piedi della croce, dove Maria assiste al sacrificio del Figlio innocente. Nonostante il dolore straziante, il suo “sì” persiste, alimentato dalla speranza in un futuro redentore. Maria diventa così Madre della speranza, una figura di conforto e sostegno per tutti coloro che si trovano nel buio della disperazione.
Nella devozione popolare, Maria è invocata come Stella Maris, Stella del Mare, un simbolo della speranza certa che guida i naviganti attraverso le tempeste della vita. Il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico è un vivido esempio di questo, preparandosi a celebrare il cinquecentesimo anniversario della prima apparizione della Vergine nel 2031. Attraverso il messaggio rivoluzionario portato a Juan Diego, Maria offre un messaggio di speranza eterna: “Non sto forse qui io, che sono tua madre?”.
Questo messaggio si ripete in molti santuari mariani in tutto il mondo, dove i fedeli si rivolgono a Maria con le loro preoccupazioni e dolori, trovando conforto nella sua materna presenza.
In questo Anno Giubilare, i santuari sono chiamati a essere luoghi di speranza e accoglienza, invitando i pellegrini a fare sosta di preghiera per invocare la protezione della Vergine Maria. Si spera che attraverso la testimonianza di fede dei credenti, il mondo possa essere permeato da una speranza genuina, anticipando il Regno di Dio di giustizia e pace.
Maria ci insegna che la speranza non è una semplice aspettativa ottimistica, ma una realtà profonda che affonda le sue radici nella fede in Dio. Che la sua figura materna continui a essere per tutti noi un faro di speranza incrollabile, guidandoci attraverso le tempeste della vita verso un futuro luminoso nella presenza di Dio.