Papa Francesco ha sottolineato l’importanza della lettura di libri di letteratura e poesia, esortando in particolare i seminaristi e tutti i cristiani a mettere da parte gli schermi e dedicarsi alla lettura. In un mondo che valorizza spesso l’efficienza e il conseguimento di obiettivi, “abbiamo un disperato bisogno di controbilanciare questa inevitabile tentazione a uno stile di vita frenetico e acritico facendo un passo indietro, rallentando, prendendoci del tempo per guardare e ascoltare”, ha scritto il Papa. “Questo può accadere quando una persona si ferma semplicemente a leggere un libro”.

Nella lettera “Sul ruolo della letteratura nella formazione”, pubblicata dal Vaticano il 4 agosto, Papa Francesco ha condiviso la sua esperienza come insegnante di letteratura e ha citato saggi di autori come C.S. Lewis, Marcel Proust e Jorge Luis Borges, nonché testi di padre gesuita Karl Rahner, San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e il Concilio Vaticano II. Il Papa ha fatto anche riferimento alle testimonianze negli Atti degli Apostoli, dove San Paolo dimostra di conoscere le opere del poeta Epimenide e del poeta Arato di Soli.

Leggere, ha affermato il Papa, è una forma sana di rilassamento, un modo per arricchire il vocabolario e un esercizio essenziale per imparare ad ascoltare le esperienze di altre persone e culture. “Spesso durante i periodi di noia in vacanza, nel caldo e nella tranquillità di qualche quartiere deserto, trovare un buon libro da leggere può fornire un’oasi che ci impedisce di altre scelte meno salutari”, ha detto il Papa. “Allo stesso modo, nei momenti di stanchezza, rabbia, delusione o fallimento, quando la preghiera stessa non ci aiuta a trovare la serenità interiore, un buon libro può aiutarci a superare la tempesta fino a trovare la pace della mente”.

Papa Francesco ha insistito che la lettura “non è qualcosa di completamente obsoleto” e rappresenta un antidoto alla “nostra attuale esposizione incessante ai social media, ai telefoni cellulari e ad altri dispositivi”. Ha apprezzato il fatto che alcuni seminari abbiano reagito all’ossessione per gli schermi dedicando tempo alla letteratura e alla discussione di libri, nuovi e vecchi. Tuttavia, ha notato che anche in questi seminari la letteratura è spesso vista semplicemente come una forma di intrattenimento sano piuttosto che come un argomento importante nella formazione.

La mancanza di letteratura e poesia, ha detto il Papa, “può portare al grave impoverimento intellettuale e spirituale dei futuri sacerdoti, che saranno privati di quell’accesso privilegiato che la letteratura concede al cuore stesso della cultura umana e, più specificamente, al cuore di ogni individuo”. La letteratura, ha aggiunto, è “ascoltare la voce di un’altra persona”.

Per coloro che si preparano per il sacerdozio, imparare ad ascoltare gli altri, specialmente coloro che sfidano il proprio punto di vista, è una competenza necessaria. Senza questa abilità, ha detto il Papa, “cadiamo immediatamente nell’autoisolamento; entriamo in una sorta di ‘sordità spirituale’, che ha un effetto negativo sul nostro rapporto con noi stessi e con Dio, indipendentemente da quanta teologia o psicologia possiamo aver studiato”.

Le arti, come la letteratura e la poesia, aiutano anche a sviluppare la capacità di meravigliarsi degli altri, del mondo e, in definitiva, di Dio. Questo è essenziale per un’evangelizzazione efficace, che riguarda principalmente aiutare le persone a “incontrare Gesù Cristo fatto carne, fatto uomo, fatto storia”. Il Papa ha concluso sottolineando l’importanza di non perdere mai di vista la “carne” di Gesù Cristo: “quella carne fatta di passioni, emozioni e sentimenti, parole che sfidano e consolano, mani che toccano e guariscono, sguardi che liberano e incoraggiano, carne fatta di ospitalità, perdono, indignazione, coraggio, senza paura; in una parola, amore”.