L’incontro di ieri di Papa Francesco con i familiari delle vittime dell’esplosione di Beirut rappresenta molto più di un semplice gesto di solidarietà; è un potente richiamo alla responsabilità morale e politica, non solo per il Libano, ma per il mondo intero. In un contesto globale segnato da conflitti, divisioni e ingiustizie, il messaggio del Papa emerge come una luce guida, un invito urgente a non lasciare che la verità e la giustizia siano vittime collaterali di giochi di potere e interessi particolari.

La tragedia del 4 agosto 2020 non è solo una catastrofe per il Libano; è un simbolo della condizione umana contemporanea, dove il prezzo delle decisioni sbagliate, della corruzione e della mancanza di trasparenza viene pagato dai più innocenti e vulnerabili. Il silenzio assordante che circonda le indagini, ostacolate da chi ha interesse a celare la verità, è un’ulteriore ferita per un popolo già martoriato da anni di crisi economiche, politiche e sociali.

La vocazione del Libano, è di essere una terra dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari,
dove religioni e confessioni differenti si incontrano in fraternità.

papa francesco

Papa Francesco, con la sua voce profetica, non solo si unisce al grido di dolore di queste famiglie, ma ribadisce un principio fondamentale: il diritto alla verità e alla giustizia è inalienabile. Non è solo una questione di risarcimento o di punizione dei colpevoli, ma di ripristino della dignità umana, di ricostruzione della fiducia tra i cittadini e le istituzioni. In un’epoca in cui la sfiducia nei confronti dei leader politici è ai massimi storici, il richiamo del Papa alla trasparenza e alla responsabilità suona come un monito universale.

Ma il discorso del Papa va oltre la singola tragedia di Beirut. Nel suo appello per la pace in Medio Oriente e nel suo riferimento al Libano come “progetto di pace”, Francesco ci ricorda la vocazione storica di questa terra come luogo di incontro tra diverse confessioni e culture. È una visione che, oggi più che mai, appare minacciata da tensioni settarie e conflitti geopolitici. Tuttavia, il Papa non cede al pessimismo. Al contrario, rinnova la speranza in un futuro in cui il Libano possa riabbracciare la sua identità di terra di dialogo e convivenza, un modello per un mondo che sembra aver smarrito il valore del bene comune.

Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato

Papa francesco

In questo senso, le parole di Francesco non sono solo un’esortazione per i libanesi, ma per tutti noi. Ci sfidano a riflettere sul ruolo che ciascuno può e deve avere nella costruzione della pace, nella difesa della verità e nella promozione della giustizia. Ci ricordano che la pace non è solo l’assenza di guerra, ma la presenza di giustizia, trasparenza e rispetto per la dignità umana.

Il Libano, con la sua storia millenaria e le sue ferite recenti, diventa così uno specchio in cui il mondo deve guardarsi. Le parole di Papa Francesco ci invitano a non distogliere lo sguardo, a non rassegnarci all’inevitabilità del male, ma a lavorare con determinazione e speranza per un mondo in cui, come ha detto, “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità”. In questo, il Libano è davvero un messaggio, e il messaggio è chiaro: non possiamo costruire un futuro migliore senza affrontare il passato con coraggio e senza impegnarci a creare una società basata sulla verità, la giustizia e la fratellanza.