Papa Francesco ha definito la schiavitù moderna – in tutte le sue forme, dalla tratta di esseri umani al lavoro forzato, dalla prostituzione al traffico di organi – come un crimine di “lesa umanità”, un’offesa diretta alla dignità umana e all’immagine di Dio presente in ogni persona. In occasione della Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù (2 dicembre), il Pontefice ha ribadito la necessità di un impegno globale per sradicare queste piaghe contemporanee.

Una piaga globale dai mille volti

La schiavitù moderna, secondo Francesco, è un “dramma globale”. Non si limita a episodi isolati, ma è radicata nelle disuguaglianze economiche e sociali e alimentata dalla logica del profitto e dello sfruttamento. Gli strumenti per perpetuarla sono molteplici:

Tratta degli esseri umani: coinvolge milioni di persone, spesso donne e bambini, sfruttati per il lavoro, la prostituzione o il traffico di organi.

Sfruttamento economico: il lavoro forzato e condizioni di schiavitù sono ancora diffusi in molti settori industriali e agricoli.

Corruzione e indifferenza: una cultura dell’indifferenza e del silenzio facilita il proliferare di queste pratiche, anche nei Paesi economicamente avanzati.

Francesco denuncia che queste forme di sfruttamento si annidano anche nelle strutture economiche globali, definendole un moderno “colonialismo economico”, che continua a soffocare regioni come l’Africa.

Le radici della denuncia: Santa Giuseppina Bakhita

La memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, ex schiava sudanese, rappresenta per il Papa un monito: come lei ha trovato la libertà e la dignità attraverso il Vangelo, così l’intera società deve mobilitarsi per liberare le vittime della schiavitù moderna. In occasione della Giornata mondiale di preghiera contro la tratta di persone (8 febbraio), Francesco ha invitato tutti i cristiani a essere protagonisti di una “coraggiosa rivoluzione culturale” per sradicare queste ingiustizie.

Un grido contro la cultura dello scarto

Francesco collega il fenomeno della schiavitù moderna a ciò che chiama la “logica usa e getta”, descritta nelle sue encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. Questa logica giustifica ogni tipo di scarto: bambini, anziani, poveri e perfino vite umane intere vengono sacrificati sull’altare del profitto. Il Pontefice denuncia come questa mentalità porti:

• Al traffico di esseri umani.

• Allo sfruttamento sessuale.

• Al commercio di organi.

• Alla fame e alla povertà estrema.

Nella Fratelli tutti, il Papa descrive la tratta come una “vergogna per l’umanità” e invita i governi a lavorare insieme per sradicare questa piaga.

Un richiamo alla politica e alla giustizia

Papa Francesco non limita il suo messaggio alla condanna morale. In un recente discorso, ha ricordato l’esempio della regina Isabella di Castiglia, che liberò gli schiavi indigeni dopo i viaggi di Colombo. Questo gesto dimostra che le autorità politiche e sociali possono agire con coraggio e visione per promuovere la giustizia e la dignità umana. Tuttavia, il Papa sottolinea che leggi e trattati non bastano se non vengono accompagnati da misure concrete per far rispettare i diritti umani.

Il ruolo dei media e della società civile

Francesco ha riconosciuto l’importanza di giornalisti coraggiosi e organizzazioni della società civile che gettano luce sulle forme invisibili di schiavitù moderna. Tuttavia, ha ammonito contro la “cultura dell’indifferenza” che anestetizza le coscienze, impedendo una reazione collettiva e solidale.

Una chiamata alla responsabilità globale

Il messaggio di Papa Francesco è chiaro: combattere la schiavitù moderna è una responsabilità collettiva, che richiede il coinvolgimento di governi, organizzazioni internazionali, società civile e individui. Non è sufficiente condannare; è necessario agire, trasformando strutture economiche e sociali ingiuste. Solo così si potrà realizzare la visione del Papa di un mondo in cui ogni vita umana è rispettata e valorizzata come riflesso dell’immagine di Dio.