EDITORIALE: All’indomani della rivelazione, da parte del giornale La Repubblica, di alcune dichiarazioni fatte dal Papa davanti ai vescovi italiani, otto giorni prima, il Papa ha espresso i suoi rimpianti tramite una nota inviata dalla Sala Stampa della Santa Sede ai giornalisti, martedì 28 maggio.
Francesco ha così presentato “le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi dall’uso di un termine, riportato da altri”. Un riconoscimento implicito dell’uso della parola “frociaggine” per qualificare le persone omosessuali. “Nella Chiesa c’è posto per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è posto per tutti. Come siamo, tutti quanti”, spiega il Vaticano nella sua nota, citando Papa Francesco.
Un gesto sincero, umile, da animo nobile.
Riunione a porte chiuse
Il 20 maggio scorso, davanti ai vescovi italiani riuniti in Assemblea Plenaria, e a porte chiuse, Papa Francesco aveva affermato che ci sarebbero troppi ” frociaggine” nei seminari italiani.
L’uso di questa parola, rivelato da Repubblica lunedì 27 maggio nel tardo pomeriggio, era intervenuto durante una riunione di cui La Croix aveva dettagliato il contenuto, il 24 maggio. Durante una sessione di domande e risposte di un’ora e mezza con i 270 vescovi presenti nella sala del Sinodo, in Vaticano, il Papa era stato interrogato da due di loro sui candidati omosessuali al sacerdozio.
Rispondendo, aveva poi stimato che sarebbe stato meglio non accoglierli nel clero, a causa dei “problemi” creati dalla loro presenza.
Francesco aveva invocato la sua “esperienza”, e raccomandato un accompagnamento dei giovani così respinti. “Soprattutto non parlatene ai giornalisti”, aveva aggiunto.
È in questo contesto che, secondo diversi testimoni citati da La Repubblica, avrebbe usato il termine “frociaggine”. Questo termine, tratto dal gergo romano, designa volgarmente, in italiano, le persone omosessuali.
Omofobia, cosa pensa il Papa
A Roma, alcuni difensori del Papa argentino attribuivano già, in serata, l’uso di questa parola a una conoscenza imperfetta della lingua italiana. Il Vaticano, da parte sua, non aveva reagito lunedì 27 maggio in serata. “Secondo i vescovi contattati” dal Corriere della Sera, “è evidente che il Sommo Pontefice non fosse consapevole di quanto le sue parole fossero offensive in italiano”, scrive il principale quotidiano italiano sul suo sito.
Il 18 dicembre scorso, Papa Francesco aveva autorizzato, tramite una dichiarazione pubblicata dal dicastero per la dottrina della fede, la benedizione delle coppie dello stesso sesso. Davanti alla rivolta provocata dalla pubblicazione di questo testo, aveva affermato più volte che non si trattava mai di benedire “unioni”, ma “persone”.
Francesco aveva segnato gli animi, fin dai primi mesi del suo pontificato, con una frase rimasta celebre: “Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarla?” Ma ha anche, in passato, fatto allusione alla necessità, per i genitori che desiderano “curare” i figli con tendenze omosessuali, di ricorrere alla psichiatria. Parole pronunciate nel 2018 e che allora avevano fatto scandalo.
Un grande uomo sa rettificare e chiedere scusa. Piccoli uomini i vescovi pettegoli e delatori.