Il presidente del Ruanda, Paul Kagame, ha giurato per un quarto mandato consecutivo, dopo aver ottenuto una vittoria schiacciante nelle elezioni dello scorso mese, dove ha raccolto oltre il 99% dei voti. La cerimonia di inaugurazione si è tenuta l’11 agosto in uno stadio di Kigali, gremito da 45.000 persone, con la partecipazione di numerosi capi di Stato e dignitari africani.
Kagame, che ha governato il Ruanda sin dal genocidio del 1994, ha giurato di “preservare la pace e la sovranità nazionale” davanti al presidente della Corte Suprema, Faustin Ntezilyayo. Il risultato delle elezioni del 15 luglio non è stato una sorpresa, con il leader che ha ottenuto il 99,18% dei voti, assicurandosi altri cinque anni al potere.
Nonostante i successi attribuiti a Kagame, come la ricostruzione del paese dopo il genocidio, la sua leadership è criticata per la mancanza di democrazia. Solo due dei candidati su otto sono stati autorizzati a partecipare alle elezioni, e figure critiche nei confronti di Kagame sono state escluse. Gli attivisti per i diritti umani denunciano un governo basato sulla repressione del dissenso attraverso intimidazioni, detenzioni arbitrarie e omicidi.
Kagame è anche accusato di destabilizzare la regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, sostenendo il gruppo ribelle M23. In questo contesto, durante la cerimonia di giuramento, il presidente angolano Joao Lourenco ha incontrato Kagame per discutere del cessate il fuoco nella RDC, un accordo che non ha ancora portato alla pace desiderata.
Con una popolazione giovanissima, in cui il 65% ha meno di 30 anni, Kagame rimane l’unico leader che la maggior parte dei ruandesi abbia mai conosciuto. Grazie agli emendamenti costituzionali del 2015, che hanno ridotto i mandati presidenziali ma rilanciato la possibilità di nuovi mandati per Kagame, il presidente potrebbe rimanere al potere fino al 2034.