I cristiani credono nella reale presenza di Dio nell’ostia consacrata. Alla messa, quando le parole di Cristo hanno trasformato il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, Dio è lì.
Fin dal Medioevo, i cristiani adorano il Santissimo Sacramento al di fuori della Messa.
Si tratta di adorare Dio che è lì davanti a noi, di lasciarsi insegnare da questa presenza e, se lo Spirito Santo ci ispira, di dirgli il nostro amore rivelandogli il profondo del nostro cuore. Il Santissimo Sacramento è semplicemente Cristo presente nell’ostia consacrata durante la Messa e non consumata.
Questa presenza non è simbolica ma vera. Lei è presenza attiva, offerta, è il volto di Dio. Cattolici e ortodossi si accordano per riconoscere nel pane e nel vino della messa il Corpo e il Sangue di Cristo.
Ha la sua origine dall’Alto Medioevo. I fedeli comunicando solo molto raramente, avevamo preso l’abitudine di esporre l’ostia alla loro venerazione, alla fine della messa.
Prima di riporre il Santissimo Sacramento nel tabernacolo, i fedeli vengono benedetti con l’ostia (Santissimo Sacramento).
Il Concilio Vaticano II ha voluto valorizzare il memoriale, la comunione, il sacrificio.
Voleva significare che Gesù non è “prigioniero del tabernacolo” e che è anche presente nella sua Parola (Bibbia) e dentro ciascuno.
Questo ritorno all’essenziale ha un po’ oscurato una forma di pietà che tuttavia ha nutrito molti dei nostri predecessori nella fede.
S. Francesco d’Assisi era molto devoto dell’Eucarestia e con lui tutta la spiritualità francescana.
Il Poverello invitava i suoi frati a recitare questa preghiera quando entravano e uscivano dalle chiese che custodivano il Santissimo Sacramento:
T’adoriamo Santissimo Signore nostro Gesù Cristo qui e in tutte le chiese che sono nel mondo e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.
L’alcantarino S. Pasquale Baylon fu un grande adoratore dell’Eucarestia, tanto da diventare il patrono dei Congressi Eucaristici.
S. Piergiuliano Eymard si distinse particolarmente per il culto all’Eucarestia e il dottore della Chiesa S. Alfonso Maria de’ Liguori compose inni e canti all’Eucarestia. Celebri le “Visite al Santissimo Sacramento” da lui scritte.
Molti fedeli vi trovano pace consolazione spirituale.
L’importante è tenere sempre presente il nesso tra adorazione e celebrazione eucaristica.
L’adorazione al Santissimo Sacramento, infatti, è il suo prolungamento cultuale dell’Eucarestia che celebriamo.
Se ogni giorno riuscissimo a visitare una chiesa e fare visita al Signore nel tabernacolo, ne trarremmo giovamento per la nostra vita spirituale.
Bello è anche il pio esercizio della Comunione cosiddetta spirituale, cioè un desiderio vivo di essere in comunione con il Signore, anche nel cuore delle attività o nella malattia, lontani dalle chiese e dai tabernacoli.
L’esempio di fede e devozione dei genitori può molto giovare ai bambini e ai giovani perché nessun segno più dell’Eucarestia è in grado di alimentare la nostra fede cristiana.