Lo scorso 28 novembre, le principali testate giornalistiche italiane hanno rimbalzato la notizia di “sfratto” e revoca dello stipendio al cardinale Raymond Leo Burke.
La notizia è partita da Nicole Winfield dell’agenzia statunitense Associated Press (AP), ma non è stata confermata dai canali ufficiali vaticani che hanno rimesso ogni risposta all’interessato.
Il segretario del cardinale Burke ha dichiarato, a sua volta, che nulla è stato finora comunicato al porporato.
Il sito polemico e ultraconservatore, “La Nuova Bussola quotidiana”, ha aperto in Italia le danze dell’ennesimo oltranzismo al Papa.
Secondo una fonte anonima, Papa Francesco avrebbe detto a una riunione dei capi degli uffici vaticani il 20 novembre, che si stava muovendo contro Burke perché era una fonte di “disunione” nella chiesa
Una seconda fonte anonima ha dichiarato, sempre ad AP, che Papa Francesco avrebbe detto che il card. Burke perderà l’appartamento di Palazzo Cancelleria e lo stipendio come cardinale in pensione perché stava usando i suoi privilegi contro la Chiesa.
Burke, canonista di 75 anni, rimosso da Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica nel 2014, è diventato presto uno dei critici più espliciti del pontefice.
Già in due occasioni il Card. Burke si è unito a cinque cardinali nel formulare domande al pontefice, note come “dubia“, chiedendogli di chiarire le questioni di dottrina che sconvolgono alcuni tradizionalisti.
All’esordio chiesero a Papa Francesco di chiarire la sua posizione circa la comunicabilità dei cattolici divorziati e civilmente risposati, così come espresso al cap. VIII dell’esortazione apostolica Amoris Laetitiae.
Francesco non rispose mai, forse perché interpretò i dubia come una provocazione all’inizio del suo pontificato.
Nel dibattito teologico e pubblicistico che ne seguì, sia negli ambienti ecclesiastici che laicali, qualcuno sarcasticamente ricordò il principio della spiritualità ignaziana secondo il quale “al diavolo non si risponde”.
Qualche anno più tardi, deceduti nel frattempo alcuni dei cardinali dei dubia e sostituiti da altri porporati già ultraottuagenari, è stato chiesto al Papa se le coppie dello stesso sesso potevano ricevere le benedizioni della Chiesa.
Questa volta hanno ottenuto risposta attraverso il Dicastero per la Dottrina della fede.
Alla vigilia del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità dello scorso ottobre, il card. Burke ha presieduto una sorta di contro-sinodo a pochi passi da Piazza S. Pietro.
In quella occasione il Cardinale Burke, nella sua conferenza intitolata “La Babele sinodale” ha rivolto un pungente rimprovero della visione di Francesco della “sinodalità” e del suo progetto di riforma generale per la Chiesa.
Burke ha sempre difeso le sue azioni come di servizio alla chiesa e al papato, dicendo che “era suo obbligo come cardinale e vescovo sostenere l’insegnamento della chiesa e correggere gli errori”.
Anche Benedetto XVI non fu risparmiato dalla sindrome correzionista del porporato statunitense, quando nel libro intervista “La Luce del mondo”, ammetteva il ricorso all’uso del preservativo, in certi casi, come la prostituzione, per arginare la diffusione dell’Aids.
Estimatore di Donald Trump e, per un certo periodo, in contatto con il suo controverso stratega sovranista Steve Bannon, il Cardinale Burke ha criticato anche l’uso dei vaccini all’epoca del lockdown per il Covid.
Durante una conferenza stampa aerea del 2021, Papa Francesco si lamentò dei negazionisti del virus e del vaccino con un apparente riferimento a Burke, che era appena stato ricoverato negli Stati Uniti in terapia intensiva a causa del Covid.
Nel 2019 il card. Burke venne anche intercettato collateralmente dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Trapani durante un’inchiesta che coinvolgeva Francesco Paolo Arata, il poliedrico e misterioso professore genovese, legato ai vertici della Lega di Salvini e in stretti rapporti con Vito Nicastri, sospettato di essere in società con il boss Matteo Messina Denaro sul business dell’energia eolica in Sicilia.
Il card. Burke, amante dei simboli del barocco della corte pontificia e della tradizione liturgica tridentina, ha presieduto più volte a pontificali e ordinazioni sacerdotali secondo il Vetus Ordo.
Alla fine della prima decade del Duemila, l’arrivo a Roma di Mons. Burke, come vescovo uscente della Diocesi di St. Louis e poi di La Crosse negli USA, rassicurò qualche superiore religioso nostalgico nell’intensificare l’impiego del Vetus Ordo.
Questo produsse la rovinosa scivolata nella deriva filolefebvriana e al successivo commissariamento per la consequenziale resistenza dall’interno di quei numerosi religiosi che volevano invece mantenersi fedeli alla Chiesa e al pontefice regnante.
Anche senza nessun incarico di rilievo, il Card. Burke continua a vivere abitualmente a Roma in un appartamento della Santa Sede di 417 metri quadrati.
Il porporato lo ha fatto abbellire con affreschi e suppellettili secondo il suo stile.
Ha mantenuto comunque un forte legame con gli Stati Uniti e, in particolare, con il santuario di Nostra Signora di Guadalupe in Wisconsin, che eresse da vescovo di La Crosse.
Dispone anche lì di una sontuosa casa che occupa in alcuni periodi dell’anno, rivestendo anche l’incarico di presidente del comitato dei direttori del santuario.
Per la cronaca, la pensione base di un cardinale, in linea con quello che un tempo si chiamava “piatto cardinalizio”, si aggira attorno ai cinquemila euro mensili.
A quanto si apprende da nostra fonte bene informata, Francesco ha effettivamente deciso queste sanzioni non, però, come ritorsione personale nei confronti del Card. Burke, quanto perché considera inaccettabile che egli approfitti dei privilegi cardinalizi per poi attaccare la figura del Papa.
A prescindere dalla propria persona, Francesco ribadisce così il principio, sancito nel codice del diritto canonico, secondo il quale “i Cardinali sono tenuti all’obbligo di collaborare assiduamente col Romano Pontefice”.
Rimane la considerazione su queste “fughe di notizie” da ambienti dove la discrezione e la prudenza dovrebbero fare scuola.
Il Papa, nella riforma della Curia romana ha previsto anche un tempo massimo di cinque anni nell’incarico di officiale di Dicastero, per permettere ai chierici e ai religiosi, di ritornare nella disponibilità del proprio vescovo o superiore maggiore ed esercitare l’attività pastorale, coma da loro vocazione e missione.
Sembra che l’obiettivo finale della grancassa mediatica sia quello della vittimizzazione.
In realtà, dopo oltre un decennio di leadirismo nel partito di opposizione antibergogliano, anche quest’atteggiamento è una forma mondana di violenza che tanto veleno inocula nei fedeli.