In un mondo infiammato dalla Guerra in Ucraina, i massacri a Gaza, i morti nel Sudan e i disordini in Myanmar, tanto per citare i conflitti più macroscopici, Donald Trump si presenta come il problem solving. La sua proposta è coerente con la propaganda elettorale populista che intercetta le attese della base popolare chiamata alle urne. Un’analisi comparata e fattuale esplora l’agenda del Dipartimento di Stato rivelando stili e approcci diversi tra Biden e Trump, ma una sostanziale continuità che soggiace alle regole del suprematismo imperiale.
La Russia nemico storico
Durante la presidenza di Donald Trump, le relazioni con la Russia hanno suscitato numerose critiche, specialmente a causa dell’ammirazione espressa da Trump per Vladimir Putin. Nonostante ciò, Trump ha mantenuto e ampliato le sanzioni contro la Russia in risposta all’annessione della Crimea e alle interferenze elettorali. Dopo l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal, l’amministrazione Trump ha espulso diplomatici russi e chiuso il consolato russo a Seattle. È importante notare che Trump ha mostrato un’indifferenza significativa verso l’invasione della Crimea nel 2014, non prendendo misure forti per contrastare l’aggressione russa.
Joe Biden ha continuato la politica di sanzioni contro la Russia, adottando un atteggiamento più critico verso le azioni di Putin. Inoltre, Biden ha rafforzato il sostegno all’Ucraina, soprattutto dopo l’invasione russa del 2022, fornendo aiuti militari e supporto diplomatico significativi, inclusi missili anti-carro, artiglieria e sistemi di difesa aerea, per un valore complessivo di miliardi di dollari .
Rivalità con la Cina
Trump ha avviato una guerra commerciale contro la Cina, imponendo tariffe su beni cinesi per correggere pratiche commerciali sleali, portando a tensioni economiche significative. Ha limitato l’accesso delle aziende cinesi alla tecnologia americana, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale e ha imposto sanzioni per violazioni dei diritti umani a Hong Kong e Xinjiang. Durante la pandemia di COVID-19, Trump ha ripetutamente criticato la Cina per la gestione iniziale del virus, accusando Pechino di aver nascosto informazioni cruciali e di essere responsabile della diffusione globale del virus.
Biden ha mantenuto molte delle restrizioni tecnologiche e commerciali imposte da Trump, ma ha cercato di collaborare con gli alleati per affrontare la sfida cinese in modo più coordinato. Ha continuato a criticare le violazioni dei diritti umani in Cina e ha cercato di adottare un approccio più diplomatico e multilaterale nella gestione della pandemia, lavorando con organizzazioni internazionali come l’OMS e promuovendo la cooperazione globale.
Con l’elezione di Marcos alla presidenza delle Filippine ha ottenuto un totale appoggio al dispiego delle unità navali della Marina Militare USA nel Mar Cinese Meridionale come deterrenza a una invasione della Cina a Taiwan.
Entrambi avevano siglato accordi di cooperazione militare, il cosiddetto QUAD e poi l’AKUS coinvolgendo India, Australia, Giappone e Corea del Sud nella difesa dell’indo-Pacifico.
Walzer verso la Corea del Nord
Trump ha alternato minacce di guerra con sforzi diplomatici, incontrando Kim Jong-un a Singapore e Hanoi. Nonostante i vertici storici, non ci sono stati progressi concreti nella denuclearizzazione. La strategia di Trump si è basata molto sulle relazioni personali, ma senza risultati tangibili a lungo termine.
Biden ha adottato un approccio più cauto, evitando grandi vertici ma mantenendo la pressione diplomatica e le sanzioni sulla Corea del Nord. Biden ha preferito un approccio più strutturato e multilaterale, lavorando con gli alleati nella regione per contenere la minaccia nordcoreana e mantenere la stabilità.
Approccio verso la NATO in Europa
Trump ha criticato duramente gli alleati della NATO per non contribuire adeguatamente alla difesa collettiva, minacciando persino di ritirare gli Stati Uniti dall’alleanza. Nonostante le critiche, ha rafforzato la presenza militare in Europa orientale per dissuadere l’aggressione russa.
Biden ha riaffermato l’impegno degli Stati Uniti verso la NATO, cercando di riparare le relazioni transatlantiche danneggiate e promuovendo una maggiore collaborazione su questioni di sicurezza. In particolare ha implementato le informazioni di intelligence a favore degli alleati europei, cosa che Trump ha già dichiarato di limitare nuovamente. Il posizionamento della NATO nella Guerra in Ucraina e il presunto coinvolgimento degli USA nel sabotaggio del gasdotto Nord-Stream II che approvvigionava di metano russo innanzitutto la Germania ha rivelato una strategia perversa. L’Europa è stata depotenziata a livello energetico rallentando la produzione e i consumi per il rincaro esponenziale dell’elettricità. È aumentata la dipendenza economica e commerciale dagli USA, indotta anche dalla corsa agli armamenti e si è rotto il ponte delle relazioni delle capitali dell’Unione Europea con Mosca.
Politica verso i Paesi dell’America Latina
Trump ha adottato politiche migratorie molto restrittive, inclusa la costruzione del muro al confine con il Messico e la politica di “tolleranza zero” che ha portato alla separazione delle famiglie migranti, bambini compresi. Ha anche imposto sanzioni severe contro il regime di Nicolás Maduro in Venezuela, cercando di sostenere l’opposizione e promuovere un cambio di regime.
Biden ha cercato di adottare un approccio più umanitario verso la migrazione, revocando alcune delle politiche più controverse di Trump e proponendo una riforma migratoria complessiva. Ha mantenuto le sanzioni contro il Venezuela, ma ha anche cercato di lavorare con gli alleati per trovare soluzioni diplomatiche alla crisi.
Medio Oriente
Una delle decisioni più controverse di Trump è stata quella di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e di trasferirvi l’ambasciata americana da Tel Aviv. Questa mossa, annunciata nel dicembre 2017 e attuata nel maggio 2018, ha suscitato reazioni contrastanti. Israele ha accolto favorevolmente la decisione, vedendola come un riconoscimento legittimo della sua capitale. Tuttavia, la reazione palestinese e di gran parte della comunità internazionale è stata fortemente negativa, con accuse a Trump di minare il processo di pace e alimentare ulteriori tensioni nella regione.
Biden, al contrario, ha adottato un approccio più cauto. Durante il conflitto di Gaza del 2023, la sua amministrazione ha mantenuto una posizione attendista, esortando alla calma e al cessate il fuoco, senza intervenire direttamente o modificare drasticamente la politica di Netanyahu. Questo ha portato a critiche sia da parte di coloro che chiedevano un maggiore sostegno a Israele sia da parte di chi sperava in una maggiore pressione su Israele per fermare le operazioni militari.
Il caso dell’Iran
Nel 2018, Trump ha ritirato gli Stati Uniti dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo nucleare con l’Iran, ripristinando severe sanzioni economiche contro Teheran. Questa mossa ha aumentato le tensioni in Medio Oriente e ha portato l’Iran a riprendere alcune delle sue attività nucleari. La strategia di Trump era basata su una “massima pressione” per costringere l’Iran a negoziare un nuovo accordo più restrittivo, ma senza ottenere concessioni significative. Ricorderemo ancora l’attentato a distanza a Quassem Soleimani voluto da Trump attraverso gli hellfire sganciati da un drone partito da Sigonella. L’operazione venne giustificata nella logica del cosiddetto “attacco preventivo” dell’era Bush.
Quanto a Biden ha espresso l’intenzione di rientrare nell’accordo nucleare, a condizione che l’Iran ritorni al pieno rispetto dei suoi obblighi. Tuttavia, i negoziati sono stati complessi e le tensioni rimangono alte. Nello scorso gennaio la sua amministrazione si è ritrovata nel dilemma di rispondere all’attacco di droni iraniani a una base americana in Giordania. Ad aprile Biden ha dissuaso Netanayhu nel replicare alle centinaia di droni iraniani lanciati contro Israele, ma intercettati al 99% prima che colpissero gli obiettivi.
Polarizzazione e Sicurezza Internazionale
Sia Trump che Biden hanno avuto un impatto polarizzante, ma in modi diversi. Trump ha alimentato un clima di maggiore tensione e incertezza a livello globale, con un approccio spesso imprevedibile e confrontativo. Biden ha cercato di ridurre le tensioni attraverso un rafforzamento delle alleanze e una diplomazia più tradizionale, ma ha comunque dovuto affrontare le conseguenze della polarizzazione interna ed esterna ereditata. Mentre entrambi i presidenti hanno affrontato sfide significative, Trump ha probabilmente polarizzato l’America e il resto del mondo in misura maggiore rispetto a Biden, aumentando i rischi di conflitti e complicando la sicurezza internazionale.
Tra i due non saprei proprio chi scegliere.
È il primo articolo che leggo così. Ci sono cose interessanti che non sapevo. Grazie!
L’America è costretta a fare un gioco sporco ed egoista per poter primeggiare nel mondo. Il problema è se veramente ha lal cultura e la capacità di essere il primo Paese nel mondo.
Grazie per quest’articolo!