La recente rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha suscitato reazioni contrastanti tra i leader africani, evidenziando una tendenza verso una politica estera più transazionale e realista. Molti capi di Stato africani hanno prontamente inviato messaggi di congratulazioni, mentre le organizzazioni per i diritti umani sono rimaste più caute.
Congratulazioni tempestive e interessi strategici
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi è stato tra i primi a congratularsi con Trump, sottolineando la cooperazione storica tra Egitto e Stati Uniti. Durante la precedente amministrazione Trump, le relazioni tra i due paesi si erano rafforzate, con l’Egitto che aveva donato 10 milioni di dollari alla campagna di Trump nel 2016, sebbene non siano state sollevate accuse formali in merito. Al contrario, sotto l’amministrazione Biden, al-Sisi non era mai stato invitato alla Casa Bianca, indicando un raffreddamento dei rapporti.
Anche il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha espresso il desiderio di continuare la stretta collaborazione con gli Stati Uniti, evidenziando l’importanza della partnership in vista della presidenza sudafricana del G20 nel 2025. Storicamente, le relazioni tra Sudafrica e Stati Uniti hanno prosperato sotto amministrazioni repubblicane, come indicato da Clayson Monyela, capo della diplomazia pubblica sudafricana.
In Nigeria, il presidente Bola Tinubu ha espresso “sincere congratulazioni” a Trump, auspicando un rafforzamento dei legami economici e di sviluppo tra i due paesi. Tinubu ha sottolineato che l’esperienza di Trump come 45° presidente potrebbe inaugurare un’era di partnership reciprocamente vantaggiose tra Africa e Stati Uniti.
Reazioni nel Corno d’Africa
Nel Corno d’Africa, il primo ministro etiope Abiy Ahmed si è affrettato a congratularsi con Trump, probabilmente con l’obiettivo di rafforzare le relazioni bilaterali in un contesto regionale complesso. L’Etiopia ha recentemente firmato un protocollo d’intesa con il Somaliland per sviluppare infrastrutture portuali, una mossa che ha suscitato tensioni con la Somalia. Durante il primo mandato di Trump, le truppe statunitensi erano state ritirate dalla Somalia, decisione poi invertita dall’amministrazione Biden. È plausibile che un secondo mandato di Trump possa rivedere nuovamente questa decisione, concentrandosi su “partner capaci” nella regione.
Implicazioni climatiche e preoccupazioni
La rielezione di Trump ha sollevato preoccupazioni riguardo all’impegno degli Stati Uniti nelle politiche climatiche globali. Il presidente delle Seychelles, Wavel Ramkalawan, ha espresso timori sul futuro dell’Accordo di Parigi e sull’accesso ai finanziamenti per i piccoli stati insulari, ricordando il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo durante il primo mandato di Trump.
La rielezione di Donald Trump ha riacceso dinamiche geopolitiche che ricordano la Guerra Fredda, con l’Africa nuovamente vista attraverso un prisma strategico. Mentre alcuni leader africani vedono in Trump un’opportunità per rafforzare legami bilaterali e ottenere vantaggi strategici, altri esprimono preoccupazioni riguardo a temi cruciali come i diritti umani e il cambiamento climatico. Sarà fondamentale osservare come queste relazioni evolveranno nei prossimi anni, in un contesto internazionale sempre più complesso e interconnesso.
Come i suoi predecessori, anche Trump probabilmente continuerà la linea del “disinteresse”: aiuti allo sviluppo “strandard” mantenendo cifre simili a quelle degli anni precedenti, pochi interventi diretti e unico impegno quello di tenere se possibile limitate le azioni dei gruppi jihadisti nella regione del Sahel con azioni spopradiche. Durante il suo primo mandato, il tycoon non ha mai visitato il Continente e ha addirittura ridotto gli investimenti, favorendo una politica di “America first”. Il risultato è stato, anche nella gestione Biden la crescita della presenza dei gruppi paramilitari russi in appoggio a golpisti e di gruppi economici cinesi.