La Corte Distrettuale Centrale di Seoul ha accolto la richiesta del Presidente Yoon Suk Yeol di revocare il mandato di arresto nei suoi confronti, aprendo così la strada alla sua possibile scarcerazione. Yoon, arrestato a gennaio con l’accusa di insurrezione per aver imposto brevemente la legge marziale a dicembre, potrebbe essere rilasciato a meno che i pubblici ministeri non presentino un ricorso entro sette giorni.
La decisione arriva dopo un’analisi approfondita del quadro giuridico legato alla detenzione del Presidente. La difesa di Yoon ha sostenuto che l’incriminazione del 26 gennaio è avvenuta dopo la scadenza del periodo di detenzione, rendendola quindi invalida. Il team legale del presidente ha inoltre contestato il calcolo del tempo di detenzione, affermando che le 33 ore impiegate dalla Corte per esaminare i mandati di arresto e di detenzione avrebbero dovuto essere incluse nella durata totale della custodia cautelare. Secondo i legali, la detenzione sarebbe dovuta terminare alla mezzanotte del 25 gennaio.
I pubblici ministeri hanno ribattuto, sostenendo che il tempo impiegato per l’udienza di annullamento del mandato di arresto, richiesta dagli stessi avvocati di Yoon, non dovrebbe essere incluso nel calcolo complessivo. La Corte, tuttavia, ha dato ragione al Presidente, stabilendo che, in casi come questo, i periodi di detenzione dovrebbero essere calcolati in ore e non in giorni. La decisione si basa sul principio costituzionale della libertà personale e sul rispetto delle indagini senza custodia cautelare.
Reazioni politiche: divisione tra governo e opposizione
La decisione della Corte ha scatenato reazioni contrastanti all’interno del panorama politico sudcoreano. Il partito di governo People Power Party (PPP) ha accolto con favore il verdetto, definendolo una “decisione tardiva ma giusta”. Il capogruppo del PPP, Kweon Seong-dong, ha dichiarato che la Corte ha confermato l’illegalità e l’ingiustizia dell’arresto, sottolineando che i responsabili del Corruption Investigation Office for High-ranking Officials (CIO), l’ente che ha effettuato l’arresto, dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Inoltre, ha espresso fiducia nel fatto che la decisione della Corte avrà un peso anche sul processo di impeachment in corso.
La presidenza sudcoreana, dal canto suo, ha dichiarato di aspettarsi un rapido ritorno del Presidente alle sue funzioni, ribadendo il proprio sostegno alla decisione della Corte.
Dall’altra parte, il Partito Democratico di Corea (DPK), principale forza di opposizione, ha definito “assurda” la decisione, sostenendo che un individuo accusato di tradimento non dovrebbe essere rimesso in libertà. Il portavoce del DPK, Han Min-soo, ha affermato che la sentenza della Corte non avrà alcun impatto sull’attuale processo di impeachment in corso presso la Corte Costituzionale, il cui verdetto è atteso entro la fine del mese. Il partito ha sollecitato i procuratori a presentare immediatamente un ricorso contro la revoca del mandato di arresto.
Il futuro di Yoon: tra scarcerazione e impeachment
Se i procuratori non presenteranno ricorso entro una settimana, Yoon sarà rilasciato, ma il suo futuro politico rimane incerto. Parallelamente alla vicenda giudiziaria, il Presidente è coinvolto in un processo di impeachment presso la Corte Costituzionale, che potrebbe portare alla sua rimozione definitiva dalla carica.
Il caso di Yoon Suk Yeol ha già segnato profondamente la politica sudcoreana, dividendo l’opinione pubblica tra chi vede nella sua detenzione un abuso giudiziario e chi, invece, considera inaccettabile la sua scarcerazione dopo un’accusa così grave. Nei prossimi giorni, il destino del Presidente dipenderà dalla strategia della procura e dal verdetto atteso dalla Corte Costituzionale, in quello che si preannuncia come uno dei momenti più critici della storia politica recente della Corea del Sud.