Dopo un anno di autoesilio come “missionario” in un monastero a Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan, il cardinale Louis Raphael Sako è stato nuovamente riconosciuto pienamente dal Governo dell’Iraq come “patriarca dei caldei”. Questo riconoscimento implica che il Governo accetta anche che egli sia “il responsabile ultimo dei beni e delle dotazioni della Chiesa caldea”. Con la firma del decreto da parte del primo ministro iracheno, Muhammad Shiaa al-Sudani, il porporato ha deciso di tornare a Baghdad.

Una Celebrazione Emotiva

Il suo ritorno trionfale nella capitale si è completato mercoledì 12 giugno, quando ha presieduto una festosa e commovente eucaristia nella chiesa di Mar Gorgis, circondato da una moltitudine di sacerdoti e fedeli. Durante la sua omelia, il leader ecclesiastico caldeo ha ringraziato Dio per aver posto fine a questa difficile fase di ingiustizia, riconoscendo la coraggiosa iniziativa di Al-Sudani che ha restituito fiducia ai cristiani, messi a dura prova più volte dalla caduta del regime di Saddam Hussein. Ora, grazie a questa decisione, si riaccende in loro la speranza di un futuro migliore e si aspettano che il loro paese continui a sostenerli.

Radici Profonde nella Terra Benedetta

Il patriarca ha rivendicato con forza che, nonostante siano una minoranza, i cristiani “non sono estranei in questa terra benedetta”. Ha sottolineato come i cristiani siano “discendenti di coloro che hanno fondato la civiltà mesopotamica”, come l’epopea di Gilgamesh, Hammurabi e Abramo il Caldeo. Ha dichiarato che la Chiesa caldea è una delle più antiche e non è estranea all’Iraq.

Ha inoltre sottolineato la lealtà assoluta della comunità cristiana verso il paese, richiedendo che il Governo li tratti secondo il principio di cittadinanza e uguaglianza, rispettando la loro rappresentanza e restituendo le loro case e proprietà confiscate. Solo così, coloro che sono emigrati potranno tornare nelle loro terre, investire e creare opportunità lavorative.

Risoluzione del Conflitto con Rashid

Questa risoluzione mette fine a una crisi iniziata nel luglio 2023, quando il presidente della Repubblica, Abdul Latif Rashid, revocò il decreto del 2013 che riconosceva Sako come patriarca della Chiesa caldea con piene attribuzioni. Nonostante la decisione inaspettata e senza precedenti nella storia dell’Iraq, Sako decise di lasciare Baghdad, ma criticò il silenzio del Governo.

Il conflitto non riguardava tanto l’autorità religiosa di Sako, che rimane sotto la giurisdizione della Santa Sede, quanto il controllo dei beni e delle proprietà legate alla Chiesa locale. La comunità cristiana denunciò che i veri promotori della misura di Rashid erano i membri del Movimento Babilonia, una fazione teoricamente cattolica, ma composta principalmente da sciiti vicini al regime islamista dell’Iran.

Un Futuro Incerto per i Cristiani Caldei

La comunità cristiana in Iraq è sempre più ridotta e indebolita. Dal 2003, il numero di cristiani è diminuito da un milione e mezzo a circa mezzo milione. La guerra che portò alla caduta di Saddam Hussein e l’instabilità successiva furono seguite dalla proclamazione dello Stato Islamico nel 2014, che impose l’islam e minacciò di morte chi non si convertiva. Molti cristiani furono uccisi o costretti alla diaspora.

Il ritorno del patriarca Sako e il recente sostegno del Governo rappresentano una speranza per i cristiani caldei, che sperano di vedere riconosciuti i loro diritti e di poter contribuire alla rinascita del loro paese.