Il cuore di Dacca è stato travolto dal caos lunedì 5 agosto, quando folle di manifestanti si sono precipitate nei giardini del palazzo del primo ministro Sheikh Hasina, prima di prendere d’assalto gli edifici, saccheggiando mobili e oggetti sul loro passaggio. Volti febbrili esprimevano rabbia e rivolta, ma anche gioia e vittoria, ricordando la presa del palazzo di Colombo nel 2022 da parte del popolo dello Sri Lanka.
La leader settantaseienne, che ha governato il Bangladesh con mano di ferro per quindici anni, è fuggita in elicottero di fronte all’avanzata dei manifestanti. La caduta di Sheikh Hasina, figlia del padre fondatore del Bangladesh, segna un momento storico per il paese. Costretta a dimettersi, lascia la nazione in una situazione incerta, mentre l’esercito ha annunciato la formazione di un “governo ad interim”.
Dal 1° luglio, gli studenti hanno manifestato contro una politica che riservava posizioni di dipendenti pubblici, accusando il governo di favoritismi in un contesto di disoccupazione rampante e onnipotenza della Lega Awami, il partito al potere. La rielezione di Sheikh Hasina lo scorso gennaio, segnata da irregolarità, ha alimentato ulteriormente la rabbia popolare.
Nonostante la sanguinosa repressione orchestrata dalle autorità, i manifestanti hanno mantenuto la loro posizione nelle strade di Dhaka, Sylhet e Chittagong. Le proteste hanno causato almeno 300 vittime, la maggior parte uccise dai proiettili delle forze dell’ordine. La giornata più mortale è stata domenica 4 agosto, con quasi un centinaio di morti, tra cui 14 poliziotti. Volker Türk, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha esortato a porre fine alla violenza.
Lunedì 5 agosto, gli studenti hanno sfidato il coprifuoco e le forze di sicurezza, marciando verso il centro della città. Le dighe della polizia hanno ceduto nel cuore di scontri che hanno causato almeno venti nuove vittime.
Il generale Waker-Uz-Zaman, capo di stato maggiore degli eserciti e parente di Sheikh Hasina, ha annunciato la formazione di un governo ad interim, dichiarando che “è ora di porre fine alla violenza”. Tuttavia, gli studenti non accetteranno un governo sostenuto dall’esercito, secondo il giornalista Arif Ullah.
Nell’immediato, l’opposizione celebra la sua vittoria. “È un giorno storico!”, ha dichiarato Kamruzzaman Mohammed, un giornalista costretto a fuggire dal Bangladesh nel 2019. La speranza di un Bangladesh democratico rinasce oggi, dopo quindici anni di repressione.
Cronologia di un Mese di Protesta e Violenza
• 1 luglio: Gli studenti si mobilitano contro il sistema di quote di posti di lavoro riservati nell’occupazione pubblica.
• 16 luglio: Sei persone vengono uccise negli scontri.
• 19 luglio: Il governo annuncia un coprifuoco e schiera l’esercito nelle città.
• 20 luglio: La polizia spara con proiettili reali.
• 21 luglio: La Corte Suprema del Bangladesh abolisce il sistema delle quote.
• 23 luglio: L’esercito dichiara di avere la situazione “sotto controllo”.
• 26 luglio: Tre leader della protesta vengono arrestati.
• 4 agosto: L’ex capo dell’esercito, il generale Ikbal Karim Bhuiyan, chiede al governo di ritirare l’esercito dalle strade.
• 5 agosto: Sheikh Hasina fugge e il palazzo viene preso dai manifestanti.
Questa cronaca segna un momento di svolta per il Bangladesh, con la speranza che la violenza possa finalmente cedere il passo a un futuro più democratico e pacifico.