La vita di Sammy Basso, spezzata troppo presto dalla progeria, non è stata solo un esempio di lotta contro una malattia rarissima, ma una testimonianza di resilienza, speranza e impegno scientifico. Se n’è andato, ma il segno che ha lasciato è indelebile. Chi lo ha conosciuto, chi ha seguito i suoi interventi pubblici o ha incrociato la sua storia, non può che ricordarlo come un giovane dotato di un entusiasmo contagioso, capace di andare oltre la condizione fisica che lo segnava e di trasformare una rara patologia in un’opportunità per cambiare il mondo.

Una vita segnata dalla progeria

La diagnosi della progeria è stata un fulmine a ciel sereno per i suoi genitori. Sammy, nato a Schio nel 1995, ha cominciato a manifestare i primi sintomi fin dalla prima infanzia: la crescita ridotta, i tratti caratteristici della sindrome, il progressivo invecchiamento cellulare. La progeria, conosciuta anche come sindrome di Hutchinson-Gilford, è una malattia genetica estremamente rara che accelera il processo d’invecchiamento nei bambini, portando ad aspettative di vita molto limitate.

Ma Sammy non ha lasciato che la malattia definisse chi fosse. Al contrario, ha scelto di affrontarla a viso aperto e con un sorriso, ponendosi come testimone e promotore della ricerca. Laureatosi in Scienze Naturali presso l’Università di Padova con una tesi proprio sulla sua malattia, Sammy non si è accontentato di essere un “caso clinico”: è diventato un ricercatore, un divulgatore, e un attivista, fondando l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso ONLUS, per sostenere chi come lui affronta questa patologia e per finanziare la ricerca scientifica.

L’impegno come ricercatore e la sua eredità

Sammy non si è mai accontentato di “vivere con la malattia”. Al contrario, ha cercato di capire la progeria dal punto di vista scientifico, studiandola per sconfiggerla. La sua attività di ricerca, condotta con serietà e passione, è stata il simbolo di una battaglia che andava oltre la sua stessa esistenza. Non era solo un “malato”: era un ricercatore, un interlocutore per i medici, un pioniere nella conoscenza di questa patologia. Attraverso il suo lavoro, Sammy ha ispirato tanti studiosi e ha contribuito a creare maggiore consapevolezza, diventando il volto di un impegno che proseguirà anche dopo la sua morte.

La voglia di vivere: Sanremo, i viaggi, le onorificenze

Nonostante le difficoltà fisiche e i limiti imposti dalla sua condizione, Sammy non ha mai rinunciato alla sua voglia di vivere. La sua partecipazione al Festival di Sanremo nel 2015 è stata un momento indimenticabile. Sul palco dell’Ariston, con la sua voce ferma e il sorriso sincero, ha commosso l’Italia raccontando la sua storia e dando voce a tutti coloro che affrontano malattie rare.

Sammy ha viaggiato moltissimo, desideroso di scoprire e di far scoprire il mondo: dagli Stati Uniti al Sudamerica, ogni viaggio era un’avventura in cui mostrava come la vita possa essere vissuta intensamente nonostante le difficoltà. Questi viaggi non erano solo il compimento di sogni personali, ma anche l’occasione per parlare della progeria e per incontrare persone che, come lui, vivevano la stessa realtà.

Numerose sono state anche le onorificenze e i riconoscimenti che ha ricevuto nel corso della sua vita. Tra i tanti, va ricordata la nomina a Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2020, conferita per il suo impegno sociale e scientifico. Un’onorificenza che Sammy ha accolto con umiltà, dedicandola a tutti i giovani che non si arrendono di fronte alla malattia.

L’affetto dei genitori e una comunità che non dimentica

Dietro la forza e il sorriso di Sammy c’è sempre stato l’amore dei suoi genitori, Laura e Amerigo. La loro vicinanza, il loro sostegno e la loro determinazione nel cercare di garantire a Sammy una vita normale, pur in una situazione straordinaria, sono stati fondamentali. Hanno affrontato insieme a lui ogni sfida, sostenendolo in ogni scelta, in ogni battaglia, in ogni successo e in ogni sconfitta.

Oggi, la scomparsa di Sammy lascia un vuoto, ma anche un’incredibile eredità fatta di testimonianza e speranza. Grazie a lui, la progeria è uscita dall’ombra: ha mostrato come si possa convivere con una patologia devastante senza mai smettere di sognare, di ridere, di amare. Sammy ha cambiato la percezione della malattia, ha dato un volto e un nome a chi lotta ogni giorno contro patologie rare e incurabili.

Un esempio che continuerà a ispirare

La vita di Sammy Basso è stata breve, ma intensa, ricca di significato e di valori. La sua storia non sarà dimenticata: continuerà a vivere nel ricordo di chi ha incontrato il suo sguardo sereno, nel lavoro dei ricercatori che proseguiranno le sue ricerche, e nei cuori di chi, grazie a lui, ha trovato il coraggio di andare avanti. Sammy non è solo un “ex malato di progeria”: è un simbolo di come la vita possa essere straordinaria anche quando tutto sembra remare contro.

La sua eredità è una lezione di umanità, coraggio e impegno che non potrà mai essere cancellata.