Attraverso i Santi Gioacchino ed Anna, genitori della Vergine Maria, la Chiesa oggi vuole esaltare la figura dei nonni e le persone della terza età, sempre più numerose in Occidente a causa dell’accresciuta durata della vita e del calo delle nascite. È un’occasione per riflettere sul valore del tempo trascorso insieme ai nonni e per promuovere un legame intergenerazionale che rafforza il tessuto sociale.

La liturgia della Chiesa romana celebra il 26 luglio la festa dei santi Gioacchino ed Anna, genitori della Vergine Maria e nonni di Gesù.

I Vangeli non ce ne parlano esplicitamente, ma alcuni riferimenti dei Padri, insieme agli scritti apocrifi come lo pseudo vangelo di Matteo, il protovangelo di Giacomo e la stessa Tradizione della Chiesa, ci forniscono elementi capaci di ricostruire gli elementi essenziali della loro missione nella Storia della Salvezza.

A partire dal 2021 Papa Francesco ha voluto che la quarta domenica di luglio, quella in prossimità della festa dei Santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù, si celebrasse la giornata mondiale dei nonni.

Le nonne e i nonni sono una risorsa e una benedizione. Lo sanno bene tante giovani coppie che possono contare sui nonni a cui affidare i loro piccoli quando sono obbligati dal lavoro o da impegni di carattere sociale. Li vediamo spesso anche noi passeggiare nei giardini spingendo la carrozzina o tenendo per mano il piccolino, o, seduti su una panchina in un parco, a guardare i bambini che giocano a pochi passi di distanza. Ed è facile accorgersi che non è semplicemente «badare» i bambini, ma camminare con loro, trasmettendo loro la sicurezza di essere amati, aiutandoli a guardare con serenità e senza paure il mondo che li circonda e nel quale un po’ per volta stanno entrando. Ed è facile accorgersi che dai volti, dai gesti, dalle parole, spesso dai canti delle nonne e dei nonni, sprizza la gioia di chi fa crescere la vita e gusta l’esperienza di chi riceve amore, perché ha donato amore.

La terza età è vissuta con sorprendente orgoglio ed è molto meno legata all’immagine di «vecchio» o «anziano» di quanto si possa pensare. Una fetta della popolazione non sente il peso degli anni che passano, nonostante la data di nascita sulla carta d’identità.

Oggi molti anziani, dai 60 anni in su, si sentono ancora in buona salute. Quelli più avanti con gli anni appartengono alle generazioni che hanno vissuto, seppure marginalmente, la guerra con i suoi drammi e privazioni, ma sono stati poi i «protagonisti» del boom economico che ha portato l’Italia tra le nazioni più industrializzate del mondo, seppure con le storture che tutti conoscono. Ci sono poi i sessantottini, che hanno superato, o si apprestano a farlo, i 60 anni e hanno vissuto anch’essi i grandi cambiamenti della società.

L’Osservatorio della Terza Età (Ote), fornisce uno spaccato dell’enorme contributo sociale e familiare dei nonni italiani, evidenziando un fenomeno silente, molto diffuso, forse dato per scontato e per questo sottovalutato.

Essere solidali è una prerogativa della stragrande maggioranza degli anziani. «Il 42% delle nostre famiglie – dice l’Ote – si avvale, secondo il Censis, dell’assistenza dei nonni per la cura dei propri figli. Una dedizione ricambiata anche dai nipoti che nella stragrande maggioranza (70%) vedono in loro un sicuro punto di riferimento per le piccole e grandi esigenze e solo raramente (10-20% dei casi) li considerano come “ingombranti o rompiscatole”».

Stare con i bambini mentre mamma e papà sono al lavoro, accompagnarli a scuola, in piscina o al catechismo, seguirli nello studio, secondo l’Ote, impegna i nonni per un tempo che può arrivare anche fino alle 35 ore settimanali: una vera e propria attività lavorativa che dà molte soddisfazioni, ma comporta anche tanta fatica.

In una curiosa indagine pubblicata dal quotidiano La Stampa si affermava che i padri italiani – a confronto degli spagnoli, dei norvegesi, degli svedesi, degli olandesi – sono quelli che trascorrono meno tempo con i figli. 

La generosità degli anziani non si ferma alla disponibilità fisica, ma investe anche la sfera economica. «Sebbene la categoria notoriamente non navighi nell’oro – osserva l’associazione – quasi il 9% della pensione (circa 7,5 miliardi di euro) è impiegata per figli e nipoti».
I nonni non salvano solo il bilancio familiare ma spesso le famiglie stesse, o per lo meno concorrono a mantenere equilibri e a far sentire serenità e costante presenza di calore umano, affetti e attenzioni ai bambini, loro nipoti.

Celebrare i Santi Gioacchino e Anna, rappresenta un importante momento di riflessione sul ruolo fondamentale dei nonni nella vita familiare e sociale. In un’epoca in cui le famiglie affrontano crescenti sfide economiche e sociali, il contributo dei nonni si rivela cruciale per il benessere e la coesione delle nuove generazioni. Questa iniziativa non solo riconosce il valore dei nonni come custodi della memoria e della tradizione, ma anche come pilastri di supporto emotivo e morale. Celebrare e valorizzare i nonni significa quindi non solo onorare il passato, ma anche investire in un futuro di solidarietà e continuità dei valori.