Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, si celebra la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, un evento ecumenico di grande rilevanza, promosso congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Questo appuntamento annuale invita i cristiani di tutte le confessioni a pregare insieme per il dono dell’unità, unendo le loro voci al grido di Gesù: “Perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21).

Origine e storia

La Settimana di Preghiera affonda le sue radici all’inizio del XX secolo. Nel 1908, il pastore episcopaliano Paul Wattson iniziò una “Ottava per l’Unità”, concepita inizialmente come un’iniziativa cattolica-anglicana. Negli anni successivi, grazie al contributo di figure come Abbé Paul Couturier, il movimento si aprì a tutte le confessioni cristiane, ponendo al centro il tema della preghiera e del dialogo.

Nel 1968, dopo il Concilio Vaticano II, l’iniziativa prese il nome attuale, diventando un simbolo della rinnovata spinta ecumenica. Da allora, il tema della Settimana è scelto ogni anno da un gruppo ecumenico di una diversa regione del mondo, che prepara anche i materiali liturgici e riflessivi utilizzati globalmente.

Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2025: Uniti dalla Fede del Credo Niceno

La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani è uno dei momenti più significativi nel cammino ecumenico. Nel 2025, questa celebrazione assume un significato particolare: oltre alla consueta preghiera per l’unità, ricorre il 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325 d.C.), evento cardine per la definizione del Credo niceno, base della fede cristiana comune. Quest’anno la celebrazione ecumenica è stata curata dalla Comunità Monastica di Bose, che ha proposto una liturgia profondamente radicata nel simbolismo e nella spiritualità condivisa.

Il Credo Niceno: Un simbolo di unità

Il Credo niceno, redatto al primo Concilio ecumenico di Nicea, è il punto focale della celebrazione del 2025. Questo testo, che definisce le basi della fede cristiana, è stato scelto come simbolo di unità e radice comune per tutte le confessioni cristiane.

La scelta di Bose, un monastero ecumenico di fratelli e sorelle situato nel nord Italia, per redigere la liturgia di quest’anno sottolinea il desiderio di radicare la preghiera per l’unità in una spiritualità vissuta e condivisa. La comunità di Bose, con la sua attenzione al dialogo tra le tradizioni cristiane e la centralità della preghiera comune, rappresenta un modello vivente di ciò che l’unità può significare.

La confessione di fede di Marta: Una domanda personale

La liturgia si incentra sulla lettura del Vangelo di Giovanni (11,17-27), in cui Marta confessa la sua fede in Gesù come “la resurrezione e la vita”. La domanda di Gesù, “Credi tu questo?”, interpella ciascun fedele.

La scelta di questa lettura non è casuale: il dialogo tra Gesù e Marta sottolinea la necessità di una fede personale e comunitaria che superi le differenze. La confessione di Marta diventa, così, un modello per tutte le Chiese che cercano di testimoniare l’unica fede nel mondo.

La luce del Credo: Uniti dalla fede

Dopo il momento di riflessione, i fedeli recitano insieme il Credo niceno, simbolo di una fede comune che unisce le Chiese cristiane. Durante questa recitazione, la luce di Cristo, rappresentata dalle candele, viene distribuita dall’ambone verso tutta la comunità, fino a illuminare l’intero spazio liturgico.

Il gesto di condividere la luce è un richiamo alla chiamata di ogni cristiano a essere “luce del mondo”. Le candele, poi, vengono deposte insieme in un recipiente, simboleggiando l’offerta comune dei cristiani per l’unità.

I Padri della Chiesa e le preghiere di intercessione

Un ulteriore tratto distintivo di quest’anno è l’inserimento di testi dei Padri della Chiesa nelle preghiere di intercessione. Questi testi, scelti dalla comunità di Bose, riflettono la ricchezza della fede della Chiesa primitiva, caratterizzata dalla diversità di culture e lingue, ma unita nella stessa fede.

Tra i testi proposti, spiccano quelli di Sant’Atanasio, che difese il Credo niceno contro l’eresia ariana, e di Sant’Ambrogio, che con il suo spirito pastorale seppe unire teologia e vita. Questi testi invitano alla riflessione sull’unità non solo come realtà teologica, ma come esperienza concreta.

Dimensione ecumenica della liturgia

Un elemento centrale della liturgia del 2025 è la partecipazione attiva dei rappresentanti delle diverse tradizioni cristiane. I testi possono essere proclamati congiuntamente da ministri di diverse comunità, sottolineando la collaborazione e il dialogo. La benedizione finale, anch’essa proclamata insieme, diventa un segno visibile del desiderio di camminare verso l’unità.

Riflessioni per il dialogo ecumenico

La celebrazione di quest’anno si inserisce in un contesto mondiale di divisioni e tensioni, anche tra i cristiani. Il richiamo al Credo niceno e all’eredità del Concilio di Nicea offre un’opportunità unica per riscoprire ciò che unisce, piuttosto che ciò che divide.

La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2025 diventa così un invito a vivere la fede con autenticità, aprendosi al dialogo con gli altri. È un richiamo a costruire ponti, seguendo l’esempio di Papa Francesco, che con il suo magistero e i suoi gesti concreti ha sempre cercato di promuovere l’incontro tra le Chiese.

Un Giubileo di speranza e unità

Il 2025 sarà anche l’anno del Giubileo “Pellegrini di speranza”, un’occasione speciale per celebrare l’unità nella diversità. La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, con il suo focus sul Credo niceno, rappresenta un preludio a questo grande evento, ricordando che il cammino verso l’unità è un pellegrinaggio condiviso.

La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2025, con il suo richiamo al Credo niceno e l’ispirazione della comunità di Bose, è un’opportunità straordinaria per riscoprire la bellezza della fede comune e lavorare per l’unità. È un invito rivolto a tutte le Chiese a camminare insieme, nonostante le differenze, nella luce di Cristo, per essere testimoni credibili del Vangelo nel mondo di oggi.