La seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, inaugurata il 2 ottobre 2024, rappresenta un momento cruciale per il cammino della Chiesa cattolica verso un rinnovamento che vuole rispondere alle sfide contemporanee. Tuttavia, il Sinodo stesso si trova davanti a un paradosso: mentre intende coinvolgere il maggior numero possibile di fedeli e non, il termine “sinodalità” appare ostico e poco accessibile al grande pubblico. Questo ostacolo semantico rischia di far perdere di vista l’intenzione originale di Papa Francesco, ossia rendere la Chiesa una comunità credente capace di dialogo e vicina alle realtà periferiche, lontana dall’immagine di un’istituzione rigida e superata dagli eventi .
Tre pilastri del rinnovamento: conversione, riforma e dialogo
Il Sinodo ruota intorno a tre parole chiave: conversione, riforma e dialogo. La conversione riguarda l’attitudine della Chiesa di partire dalle periferie (geografiche e sociali) per rinnovarsi dall’interno. La riforma, invece, tocca i punti nevralgici del governo ecclesiale, con un’attenzione particolare al ruolo della gerarchia e alla necessità di distribuire maggiormente le responsabilità anche tra laici e donne. Infine, il dialogo, che non si limita a un’apertura verso l’esterno, ma include la capacità della Chiesa di ascoltare tutte le sue componenti, promuovendo un confronto costruttivo tra laici, religiosi e clero .
Un sinodo storicamente inclusivo, ma non senza tensioni
Questa seconda parte del Sinodo è particolarmente significativa per la presenza di 53 donne tra i membri con diritto di voto, un fatto mai accaduto prima nella storia della Chiesa. Anche se siamo ancora lontani dalla parità, l’evento segna un passo avanti che riflette la crescente consapevolezza della necessità di integrare la voce femminile nelle decisioni ecclesiali. Tuttavia, non mancano le tensioni interne: la questione del ruolo delle donne, compreso l’accesso a ministeri come il diaconato, è uno degli argomenti più delicati e controversi che dividono i partecipanti. La scelta di rimandare alcune decisioni su temi scottanti è stata interpretata da molti come un tentativo di evitare divisioni insanabili, ma rischia di apparire come un’esitazione di fronte al cambiamento .
La visione del Papa: una fraternità che diventa riforma
Papa Francesco continua a promuovere una visione di Chiesa come “ospedale da campo”, aperta alle ferite del mondo e capace di accogliere chiunque. L’immagine dei tavoli disposti in modo circolare e paritario nella sala del Sinodo riflette questa visione di fraternità, cercando di concretizzare l’ideale di un ascolto reciproco senza gerarchie oppressive. Tuttavia, trasformare questa visione in realtà richiede più di un semplice cambiamento strutturale: è necessaria una vera conversione spirituale che coinvolga tutti i membri della Chiesa, dal Papa fino ai fedeli più lontani.
Una Chiesa in bilico: tra sogno di rinnovamento e paura del cambiamento
Alla fine, la seconda parte del Sinodo appare come un momento di transizione cruciale per il futuro della Chiesa cattolica. Il rischio è che il processo sinodale diventi un esercizio di mera autoreferenzialità, incapace di rispondere concretamente alle domande di una società che si aspetta dalla Chiesa non solo parole, ma azioni coraggiose. Al contempo, l’auspicio è che questo Sinodo possa davvero portare a un cambiamento che, partendo dalla conversione personale, si traduca in una riforma strutturale e in una maggiore capacità di dialogo con il mondo. Ma affinché ciò avvenga, è essenziale che la Chiesa superi la tentazione del compromesso e abbia il coraggio di abbracciare la sinodalità non solo come metodo, ma come vera e propria conversione di tutto il Popolo di Dio.