Papa Francesco ha chiarito che vuole che questo sinodo sia un evento di preghiera; un evento in cui i partecipanti possono parlare con coraggio ma anche rendere l’ascolto una priorità; e, soprattutto, un evento in cui lo Spirito Santo non sia solo presente ma si affermi come il “protagonista” che guida le discussioni e le decisioni prese nell’Aula Paolo VI.
Per creare una tale atmosfera, il Papa ha chiesto la riservatezza da parte dei membri del sinodo e un certo “digiuno mediatico”.
Se le persone devono parlare liberamente, devono sapere che non vedranno i loro nomi e le loro parole nei media il giorno dopo.
Anche i giornalisti cattolici devono essere coinvolti in questo processo sinodale e fare dell’ascolto una priorità.
Ecco perché, nonostante qualche frustrazione professionale, si cerca davvero di ascoltare le ragioni del papa per questo “digiuno dei media”.
Nota che al sinodo sulla famiglia, tutte le chiacchiere pubbliche riguardavano la comunione per i cattolici divorziati e risposati; al sinodo dell’Amazzonia, i media si sono concentrati sul fatto che avrebbero aperto la porta ai sacerdoti sposati nelle regioni remote della giungla.
“Ora”, ha detto, “ci sono speculazioni su questo Sinodo “Cosa faranno?” “
Forse ordinano preti le donne”… Non lo so, sono cose che stanno dicendo là fuori”.
Queste sono questioni e domande importanti, ma il papa è chiaramente frustrato, e comprensibilmente, che un paio di news values dominano la copertura mediatica di questi eventi.
Sicuramente i problemi che affliggono la famiglia moderna, l’Amazzonia, la chiesa universale non possono essere ridotti a un unico titolo.
Nei sinodi passati, i “padri sinodali”, come venivano chiamati prima che i non vescovi diventassero membri votanti a pieno titolo del sinodo, davano informazioni privilegiate mentre il sinodo era in sessione, spesso rivelando tensioni e scontri.
Oggi, quasi nessun membro del sinodo vuole andare a verbale o fornire tali informazioni, tranne che in modo più generale, come abbiamo visto alle conferenze stampa.
Il ruolo del sinodo è “consultivo, non decisionale”, ha sottolineato.
Il paragrafo n. 7 di “Episcopalis Communio”, la costituzione apostolica del sinodo approvata da papa Francesco il 15 settembre 2018, ricorda che “la storia della Chiesa testimonia abbondantemente l’importanza della consultazione per accertare le opinioni dei vescovi e dei fedeli in questioni relative al bene della Chiesa”.
Continua affermando quanto segue, che merita una lettura attenta se si vuole capire correttamente cosa aspettarsi da questo sinodo:
Durante ogni assemblea sinodale, la consultazione dei fedeli deve essere seguita dal discernimento da parte dei vescovi scelti per il compito, uniti nella ricerca di un consenso che non scaturisce dalla logica mondano, ma dall’obbedienza comune allo Spirito di Cristo. Attenti al sensus fidei del Popolo di Dio – “che devono distinguere attentamente dalle mutevoli correnti dell’opinione pubblica” – i membri dell’Assemblea offrono la loro opinione al Romano Pontefice in modo che possa aiutarlo nel suo ministero come Pastore universale della Chiesa. Da questa prospettiva, “il fatto che il Sinodo abbia normalmente solo un ruolo consultivo non ne diminuisce l’importanza. Nella Chiesa lo scopo di qualsiasi organo collegiale, sia consultivo che deliberativo, è sempre la ricerca della verità o del bene della Chiesa. Quando si tratta quindi di una questione che coinvolge la fede stessa, la ricerca di consenso non è determinata dal conteggio dei voti, ma è il risultato del funzionamento dello Spirito, l’anima dell’unica Chiesa di Cristo”. Pertanto il voto dei Padri Sinodali, “se moralmente unanime, ha un peso ecclesiale qualitativo che supera l’aspetto meramente formale del voto consultivo”.
Il ruolo del sinodo è quindi consultivo; il suo compito è quello di fornire discernimento sulle questioni date e fare proposte al Papa.
Durante la sessione di intervento ell’assemblea generale, un convocato ha spiegato che “si discernono le esperienze, non le idee”.
Questo è un chiarimento molto importante in vista della discussione delle molte questioni concrete menzionate nei moduli 2, 3 e 4 dell’instrumentum laboris, alcune delle quali – come il ruolo delle donne nella chiesa, i poveri, i giovani, la migrazione, la giustizia, la guerra e la pace, i cattolici divorziati e risposati, le persone L.G.B.T.Q. e la tratta di esseri umani – hanno colpito i titoli dei giornali.
Le questioni considerate importanti in una regione del mondo potrebbero non essere una priorità in un’altra, e questo rappresenta una sfida per il sinodo a non trascurare nessuna di esse.
Una cartina di tornasole del successo di questo sinodo è se i suoi membri possono trovare il modo di superare la polarizzazione nella chiesa intorno a determinati argomenti difficili accettando di discuterne, come fratelli e sorelle nella fede, in modo reciprocamente rispettoso.
Questo è l’obiettivo delle conversazioni nello Spirito, ed è il percorso che consente il discernimento.