È possibile che una persona nasca, cresca e arrivi alla maggiore età senza lasciare tracce nella società? La vicenda della 18enne di origini cinesi, scoperta in un laboratorio clandestino in provincia di Brescia, solleva interrogativi inquietanti. Registrata alla nascita a Rovigo, ma mai apparsa in alcun registro pubblico, la ragazza ha vissuto 18 anni come un fantasma, passando da un laboratorio tessile clandestino all’altro, senza mai accedere a scuola, cure mediche o altri servizi essenziali.
Un fenomeno sommerso e difficile da quantificare
La storia della ragazza non è un caso isolato, ma un esempio emblematico di un fenomeno che sfugge ai radar istituzionali. Secondo mediatori culturali e sindacati, i minori presenti negli opifici clandestini, specialmente nelle comunità asiatiche, non sono una novità. Tuttavia, non esistono dati precisi: l’invisibilità di questi giovani sembra essere un fenomeno volutamente ignorato o sottovalutato.
Uno studio condotto dall’Università di Firenze sul distretto tessile di Prato, dopo la tragedia della fabbrica Teresa Moda, aveva già messo in luce come alcuni lavoratori portassero i propri figli direttamente nei laboratori, esponendoli a condizioni di vita e di lavoro ben lontane dagli standard minimi di dignità.
La normalizzazione dell’invisibilità
La vicenda della 18enne evidenzia come l’invisibilità non sia solo una condizione marginale, ma una realtà sistemica. La giovane non è mai stata iscritta a scuola, mai vista da un medico o registrata in un sistema ospedaliero. La sua vita si è svolta interamente all’interno di laboratori clandestini, luoghi di lavoro, ma anche di vita, dove intere famiglie cinesi condividono spazi angusti per lavorare, dormire e mangiare. La madre della ragazza, che sceglieva i laboratori in cui lavorare, non ha mai trovato un’alternativa per sua figlia, condannandola a una vita nell’ombra.
Dati inquietanti sui minori scomparsi
Il caso si inserisce in un quadro più ampio di minori scomparsi e difficilmente rintracciabili. Nel primo semestre del 2024, secondo la relazione del Commissario straordinario per le persone scomparse, sono state registrate 11.694 denunce di scomparsa, con 6.664 ritrovamenti. Tra queste, i minori stranieri rappresentano una percentuale significativa. La loro invisibilità è amplificata dal fatto che spesso non sono mai stati integrati nei sistemi di censimento, rendendo impossibile anche solo stimare il numero reale di giovani “fantasma”.
Le responsabilità istituzionali e sociali
Questa invisibilità sistemica solleva una domanda cruciale: come è possibile che lo Stato non riesca a intercettare questi giovani? I dati parlano di una mancanza di controlli e di una rete di protezione sociale incapace di penetrare le maglie del lavoro sommerso e della clandestinità. I laboratori tessili clandestini, come quello dove è stata trovata la ragazza, non sono una novità, eppure continuano a operare, alimentati da un’economia sommersa che sfrutta manodopera vulnerabile.
Il diritto di esistere
La vicenda della giovane cinese non è solo una storia di invisibilità, ma una denuncia del fallimento collettivo di istituzioni, società e sistemi di controllo. Essere invisibili non dovrebbe essere una condizione possibile in un paese che si definisce civile. È necessario agire con urgenza, potenziando i controlli, creando reti di supporto per le famiglie vulnerabili e, soprattutto, garantendo che ogni bambino nato sul territorio italiano abbia accesso al diritto fondamentale di esistere agli occhi dello Stato.