EDITORIALE: Il clericalismo, un male radicato all’interno della Chiesa, continua a sfidare il suo stesso processo di rinnovamento. Darío Vitali, sacerdote italiano e coordinatore degli esperti teologi al Sinodo della Sinodalità, è convinto che il passaggio a una comprensione più profonda della Chiesa come comunione di Chiese sia essenziale per superare questo flagello.
In un’intervista a Vida Nueva, Vitali spiega come il clericalismo trovi le sue radici in un modello piramidale di Chiesa, che separa nettamente tra chierici e laici, relegando i fedeli a una posizione subordinata e passiva. Questo modello, secondo Vitali, è in contrasto con il messaggio di uguaglianza radicale tra tutti i battezzati, come sottolineato dal Concilio Vaticano II.
Il coordinatore degli esperti teologi al Sinodo sottolinea che superare il clericalismo richiede un cambio di modello ecclesiologico. Propone un’interpretazione della Chiesa come una comunione di Chiese, in cui ogni Chiesa locale è una porzione del popolo di Dio, con il vescovo come principio di unità. In questa visione, la partecipazione attiva di tutti, secondo le proprie vocazioni e carismi, diventa fondamentale.
La sinodalità, come sottolineato da Vitali, gioca un ruolo chiave in questo processo di trasformazione. I vescovi sono fondamentali per la sinodalità, poiché il loro ascolto reciproco con il popolo di Dio porta a un discernimento dello Spirito e al riconoscimento di ciò che lo Spirito comunica alla Chiesa. La circolarità tra i battezzati diventa quindi essenziale, con i vescovi che facilitano questo processo nella loro funzione di principi di unità nelle rispettive Chiese locali.
Tuttavia, Vitali sottolinea che superare il clericalismo non riguarda solo la retorica o i titoli formali, ma piuttosto un cambiamento sostanziale nella mentalità e nella pratica della Chiesa. È necessario passare da una Chiesa di ruoli e potere a una Chiesa di relazioni e servizio, dove ogni membro è valorizzato per la sua dignità e contributo.
Il cambiamento proposto da Vitali riguarda anche il processo di elezione dei vescovi. Sebbene attualmente sia affidato principalmente al Papa e al Nunzio apostolico, Vitali suggerisce una maggiore partecipazione delle Chiese locali e delle conferenze episcopali in questo processo, in linea con il modello di Chiesa come comunione di Chiese.
In definitiva, le parole di Darío Vitali offrono una prospettiva illuminante su come la Chiesa possa superare il clericalismo e abbracciare una visione più autentica di sé stessa come comunione di Chiese, dove ogni membro è chiamato a partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa, secondo la propria vocazione e carisma.
Sono contento della nuova stagione ecclesiale dove la consapevolezza dell’uscita dalla sfera sociale da parte della Chiesa obbliga l’istituzione a riconsiderare la sua identità testimoniale.
La Chiesa per la sua credibilità deve fare i conti con un livello di istruzione della popolazione e dei fedeli decisamente più elevato rispetto a mezzo secolo fa. Deve riscoprire la dimensione del servizio e scendere dal piedistallo. Molti già lo fanno. Altri sono rimasti legati al pizzo e merletto e spendono energie per fare la guerra a Papa Bergoglio.