Il futuro della sicurezza globale sembra gravitare attorno a una piccola isola: Taiwan. Per molti analisti, la sua difesa è cruciale per gli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel Pacifico occidentale. Taiwan viene spesso descritta come un “portaerei inaffondabile”, una posizione strategica da cui la Cina potrebbe proiettare la sua forza militare verso l’Asia e il mondo intero. Tuttavia, questa narrazione potrebbe sovrastimare l’importanza militare dell’isola e trascurare i veri rischi di una difesa mal calibrata.
La logica dietro la difesa di Taiwan è evidente: la sua economia avanzata, il ruolo chiave nella produzione di microchip, e il fatto che sia una democrazia. La sua conquista da parte della Cina avrebbe ripercussioni sulla credibilità degli Stati Uniti e sulla stabilità dell’Indo-Pacifico. Tuttavia, in termini puramente militari, controllare Taiwan non cambierebbe radicalmente l’equilibrio di potere tra Stati Uniti e Cina.
Pechino non ha bisogno di Taiwan per minacciare le forze americane. La Cina dispone già di un formidabile arsenale di missili a lungo raggio e sistemi di sorveglianza satellitare capaci di colpire le piattaforme navali americane in tutto il Pacifico. L’isola offrirebbe solo un vantaggio geografico marginale. In effetti, il vero pericolo risiede nella possibilità che una risposta militare sbagliata da parte degli Stati Uniti possa danneggiare le proprie forze, permettendo alla Cina di sfruttare il terreno favorevole per infliggere pesanti perdite.
L’errore sarebbe trattare Taiwan come il perno dell’intero conflitto sino-americano. Se l’obiettivo della Cina è davvero diventare la potenza dominante a livello globale, come sostengono molti falchi a Washington, allora la strategia americana dovrebbe concentrarsi su un conflitto più ampio e prolungato. Il controllo di Taiwan non garantirebbe alla Cina un vantaggio strategico significativo, ma l’assorbimento dell’isola potrebbe indebolire gravemente la capacità di difesa degli Stati Uniti nella regione se la risposta fosse troppo sbilanciata.
Per questo, una difesa di Taiwan dovrebbe essere pragmatica e calibrata. Invece di posizionare forze militari statunitensi vulnerabili nell’area, Washington dovrebbe continuare a fornire all’isola armi difensive avanzate, trasformandola in un “porcospino” difficile da conquistare. Inoltre, la priorità dovrebbe essere proteggere gli alleati chiave come Giappone e Filippine e garantire che le forze statunitensi siano pronte a combattere su più fronti, non solo nello stretto di Taiwan.
Infine, gli Stati Uniti devono essere consapevoli del rischio di una guerra prolungata. Anche se Pechino riuscisse a prendere Taiwan, la Cina si troverebbe a dover combattere su altri fronti, in un conflitto che potrebbe espandersi ben oltre il Pacifico occidentale. In questo scenario, gli Stati Uniti, con la loro esperienza e capacità di operare in un contesto globale, avrebbero ancora un vantaggio strategico.
Difendere Taiwan è importante, ma non deve diventare l’unica ossessione della politica di difesa americana.
Il vero scontro con la Cina sarà su una scala molto più ampia,
e prepararsi per questo richiede una visione strategica che vada oltre i confini dell’isola.