Le tensioni tra la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO) e la neonata Confederazione degli Stati del Sahel continuano a intensificarsi, alimentando conflitti ideologici e diplomatici tra i paesi dei due blocchi. Negli ultimi mesi, gli scontri si sono moltiplicati: il Mali ha arrestato 46 militari ivoriani, il Benin ha ostacolato la distribuzione del petrolio burkinabè, e recentemente il Burkina Faso ha puntato il dito contro il Benin e la Costa d’Avorio.

Questo giovedì, davanti a un gremito Palais des Sports a Ouagadougou, il capitano Ibrahim Traoré ha denunciato la presenza di due basi militari nel Benin, considerate ostili verso il Burkina Faso. Traoré ha indicato specificamente delle “piste riadattate” lunghe oltre 3.000 metri e soldati ben equipaggiati. Una delle basi si troverebbe nei pressi di Kandi e l’altra verso Porga, entrambe vicino alla frontiera con il Burkina Faso.

Verità o disinformazione?

La risposta del governo beninese non si è fatta attendere. Il segretario generale e portavoce del governo del Benin ha confermato l’esistenza di “piccoli campi militari chiamati basi operative avanzate” in diverse comuni frontaliere, costruiti dal 2022 per contrastare il terrorismo proveniente dal Burkina Faso. Wilfried Léandre Houngbédji ha ribadito che queste basi sono una misura difensiva contro le incursioni terroristiche.

Il presidente del Burkina Faso, Ibrahim Traoré, ha invece affermato di avere prove del fatto che in queste basi i terroristi vengano “equipaggiati”, “formati” e “curati”. Traoré ha definito queste basi come “francesi” con l’obiettivo di destabilizzare il Burkina Faso, e ha affermato di possedere registrazioni audio di agenti francesi che orchestrano operazioni con i jihadisti.

Accuse di sospensione erogazione del petrolio

In aggiunta, Traoré ha accusato il Benin di interrompere la distribuzione del petrolio proveniente dal Burkina Faso, aggravando ulteriormente le relazioni già tese tra i due paesi. Tuttavia, Cotonou ha respinto con fermezza queste accuse, sostenendo che le misure prese sono mirate esclusivamente a garantire la sicurezza nazionale e non a danneggiare il Burkina Faso.

Sospetti di complotto ivoiriano-beninese?

Traoré, in una recente visita vicino a San Pietroburgo, ha dichiarato di voler “dire la verità” sia ai popoli burkinabè che beninesi. Dal canto suo, Houngbédji ha parlato di “disinformazione nauseabonda” e ha accusato Traoré di usare il populismo per spostare i problemi senza risolverli, minacciando la convivenza pacifica tra i popoli. Ha definito l’intervento del presidente burkinabè come un “ospedale che deride la carità” alla luce della situazione di sicurezza nei rispettivi paesi.

La situazione rimane tesa

Nel frattempo, il Burkina Faso è chiamato a fornire le “prove fisiche” delle sue accuse, ricordando le promesse di prove contro la Francia da parte del Mali nel 2022. La conferma delle accuse è cruciale, considerando che anche la Costa d’Avorio è stata coinvolta. Traoré ha infatti affermato che ad Abidjan esiste un “centro delle operazioni” con l’obiettivo di destabilizzare il suo paese.

Questa situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente, complicando le già fragili relazioni tra i paesi della regione e mettendo alla prova la tenuta della cooperazione internazionale nell’Africa Occidentale.

La comunità internazionale osserva con preoccupazione, mentre i leader regionali cercano di navigare tra accuse e controaccuse, sperando di evitare un’escalation che potrebbe compromettere la stabilità dell’intera area.