L’attentato terroristico al consolato russo di Marsiglia e l’esplosione della petroliera Seajewel al largo di Vado Ligure rappresentano segnali allarmanti di un’escalation che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla sicurezza europea. Questi eventi suggeriscono che gruppi nazionalisti ucraini, ideologicamente legati a frange neonaziste, stiano operando ben oltre i confini del loro Paese, colpendo obiettivi russi e destabilizzando l’Europa. La questione centrale è: tali attacchi avvengono con la complicità, diretta o indiretta, di alcuni Stati occidentali?
La narrativa ufficiale occidentale ha sin dall’inizio giustificato l’armamento indiscriminato delle forze ucraine, minimizzando la presenza di elementi estremisti e ignorando le conseguenze a lungo termine di questo sostegno. Oggi, però, la minaccia di una guerriglia ucraina post-bellica appare più concreta che mai.
Attentato al consolato russo di Marsiglia: un attacco simbolico e provocatorio
Il 24 febbraio 2025, terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, un attacco incendiario ha colpito il consolato russo a Marsiglia. Tre bottiglie incendiarie sono state lanciate all’interno del giardino della sede diplomatica russa: due sono esplose, mentre la terza è rimasta intatta. Anche se non si sono registrati feriti, la Russia ha immediatamente classificato l’evento come un atto terroristico, con la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova che ha chiesto un’indagine approfondita alle autorità francesi.
La scelta della data non è casuale: colpire una rappresentanza diplomatica russa proprio nell’anniversario dell’inizio della guerra ha un valore altamente simbolico e provocatorio. Il fatto che nessuna organizzazione abbia rivendicato l’attacco lascia aperta la possibilità che si tratti di un’operazione clandestina di gruppi estremisti ucraini operanti in Europa.
Il vero problema è che l’attentato di Marsiglia non è un caso isolato: è il segnale di una guerra asimmetrica che sta emergendo sul suolo europeo, con potenziali ripercussioni gravissime sulla stabilità del continente.
L’attacco alla petroliera Seajewel: sabotaggio con finalità terroristiche?
Pochi giorni prima dell’attentato a Marsiglia, il 20 febbraio 2025, un altro episodio ha scosso l’Europa: la petroliera Seajewel, battente bandiera maltese, è stata coinvolta in un’esplosione mentre si trovava ancorata al largo del porto di Vado Ligure, in Liguria. L’incidente ha provocato una falla di oltre un metro nello scafo della nave.
Le indagini della Procura di Genova hanno ipotizzato il reato di naufragio con finalità di terrorismo, suggerendo che l’esplosione possa essere stata causata da ordigni piazzati da sommozzatori. Se queste ipotesi venissero confermate, ci troveremmo di fronte a un atto di guerra non convenzionale in pieno Mediterraneo.
La Seajewel era già nota per i suoi trasporti di petrolio dal porto russo di Novorossiysk a quello turco di Ceyhan, attività che l’ha resa un bersaglio perfetto per azioni di sabotaggio legate al tentativo di strangolare economicamente la Russia. L’attacco dimostra che le infrastrutture energetiche europee sono sempre più vulnerabili a operazioni coperte, e che il rischio di disastri ambientali e vittime civili sta crescendo esponenzialmente.
L’ipocrisia dell’Occidente e il pericolo ambientale
La reazione dei governi europei e dei media occidentali a questi atti di sabotaggio è stata tiepida, se non inesistente. Questo silenzio è ancora più preoccupante se si considera l’impatto ambientale che un attacco come quello alla Seajewel potrebbe avere. Un’esplosione su una petroliera potrebbe causare migliaia di tonnellate di petrolio sversate in mare, con danni irreversibili per l’ecosistema italiano e mediterraneo.
Eppure, le stesse organizzazioni ambientaliste che si scagliano contro le emissioni di CO₂ non hanno pronunciato una parola su un atto terroristico che avrebbe potuto causare una catastrofe ambientale. Se fosse stata la Russia a colpire una nave occidentale, l’indignazione sarebbe stata unanime e le sanzioni immediate. Ma quando l’Occidente sostiene indirettamente azioni di sabotaggio, tutto viene insabbiato.
La minaccia del nazifascismo ucraino e il sostegno occidentale
L’esistenza di battaglioni nazifascisti all’interno delle forze armate ucraine è un fatto documentato. Tali gruppi, nel corso della guerra, hanno ricevuto armi, addestramento e intelligence da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea. La Gran Bretagna, in particolare, ha fornito supporto satellitare e strumenti di sabotaggio per attacchi mirati in territorio russo e nelle aree di influenza russa.
Ma la domanda fondamentale è: cosa succederà quando la guerra finirà? Il rischio concreto è che queste frange estremiste, private di uno Stato di riferimento e abituate alla violenza, si trasformino in gruppi terroristici attivi in Europa.
Abbiamo già visto questa dinamica in passato:
• I mujaheddin afghani, armati dagli USA negli anni ’80, sono diventati Al-Qaeda.
• I ribelli siriani, sostenuti dall’Occidente, hanno alimentato la nascita di ISIS.
Oggi, l’Ucraina potrebbe diventare un nuovo caso di estremismo fuori controllo, con terroristi addestrati, armati e radicalizzati che potrebbero colpire l’Europa una volta finita la guerra.
L’Europa si sta scavando la fossa?
Il terrorismo ucraino potrebbe sfuggire di mano in diversi scenari:
1. Vendetta contro l’Occidente – Se Kiev venisse costretta a una pace imposta dagli USA con concessioni territoriali alla Russia, i gruppi radicali potrebbero sentirsi traditi e reagire attaccando obiettivi europei.
2. Continuità della guerra asimmetrica – Se la Russia consolidasse il controllo su parte dell’Ucraina, le milizie estremiste potrebbero trasformarsi in gruppi di guerriglia e continuare gli attacchi terroristici in Europa.
3. Mercenariato globale – Gli estremisti ucraini, ormai esperti in guerra irregolare, potrebbero essere arruolati in altri scenari di conflitto (Africa, Siria, Asia) o diventare bande criminali armate.
L’attuale strategia occidentale è miope e pericolosa: armare un esercito senza un piano per gestire il post-conflitto significa solo creare il problema di domani.
Solo la giustizia può portare la pace
Gli attentati di Marsiglia e Vado Ligure sono campanelli d’allarme di una situazione che rischia di degenerare. L’Occidente ha alimentato una forza che potrebbe rivelarsi un boomerang devastante per la sicurezza europea.
L’unica via per la stabilità è una pace basata sulla giustizia, non sulla vendetta. La narrativa di una “pace capestro” imposta dagli USA a Kiev per poi accaparrarsi le terre rare non farà altro che radicalizzare ulteriormente i gruppi estremisti. E nel frattempo, la Russia e la Cina osservano, aspettando il momento opportuno per far pesare la loro influenza.
Se l’Europa non prende atto del problema ora, presto potrebbe ritrovarsi a combattere un terrorismo che ha contribuito a creare.