L’Ucraina sta cambiando volto, ma la sua ferita è ancora aperta. 24 febbraio 2022-25. Tre anni di guerra hanno lasciato un Paese esausto, una popolazione sfollata e una capitale che cerca di rimanere in piedi nonostante le bombe e la notte senza sonno. Mentre la comunità internazionale discute una pace “giusta”, mentre le grandi potenze parlano di confini e garanzie di sicurezza, a Kiev cresce il senso di tradimento.

L’economista Oleksij Kusch l’ha detto senza mezzi termini: “L’economia ucraina uscirà distrutta dalla guerra”. Ma a preoccupare più della recessione e dell’inflazione è il clima che si respira tra gli ucraini: un milione di fucili in mano a persone traumatizzate, la criminalità in crescita, il rischio di una destabilizzazione politica senza precedentiE un rancore crescente non solo verso la Russia, ma anche verso l’Occidente.

Trump cambia le regole del gioco: l’Ucraina si sente abbandonata

Se c’è un evento che ha scosso profondamente Kiev, è stato il cambio di rotta dell’amministrazione americana. L’elezione di Trump ha avuto l’effetto di un terremoto: “Ci avete usati, vi siete arricchiti sulla nostra guerra e ora ci voltate le spalle”, scrivono sui social i cittadini ucraini. L’America che prometteva di restare “fino alla vittoria” ora scarica Zelensky e lo accusa di aver trascinato gli USA in una guerra che non può vincere.

Le parole di Trump sono state una doccia gelata: “Zelensky pessimo, ha trascinato il mondo in un conflitto inutile”. Per l’Ucraina, significa dover affrontare il futuro senza più certezze, con un’Europa che teme di non poter compensare il vuoto lasciato dagli USA.

La resistenza eroica si scontra con la realtà

Le immagini di tre anni fa sono ancora vivide: la resistenza contro l’avanzata russa, i carri armati bloccati alle porte di Kiev, la determinazione di un popolo che si aggrappava alla speranza. Allora gli ucraini combattevano per un sogno: far parte della NATO e dell’Europa, costruire un futuro di benessere e libertà.

Oggi, però, la guerra ha cambiato la società: l’orgoglio ha lasciato spazio alla fatica, il sogno si è scontrato con la cruda realtà di un conflitto che sembra senza fineL’Ucraina ha perso milioni di cittadini, ha visto il suo PIL crollare, la sua moneta svalutarsi, i prezzi salire alle stelle.

E la domanda che molti si pongono è: ne è valsa la pena?

Una guerra senza fine e un futuro amputato

Kusch dipinge un quadro fosco: l’Ucraina del dopoguerra sarà un Paese con una popolazione ridotta e un tessuto sociale lacerato. L’esercito, logorato dalla lunga guerra, è esausto. Gli ucraini combattono senza sapere quando finirà, senza una data di smobilitazione, senza certezze.

Chi può scappare lo fa. La Transcarpazia cerca disperatamente lavoratori stranieri perché la sua manodopera è andata via. Le aziende ucraine cercano saldatori e operai, ma i giovani preferiscono rifarsi una vita all’estero.

E poi c’è il lato più oscuro della guerra: i mutilati. Ovunque, in Ucraina, si incontrano uomini e donne senza braccia o senza gambe, soldati trasformati in “macchine da guerra” che dovranno essere reintegrati in una società che non era pronta a tutto questo. Gli stilisti di Kiev stanno già studiando abiti su misura per chi ha perso gli arti, perché la loro presenza diventerà parte della nuova normalità.

Il tradimento dell’Occidente e la fine dell’illusione

Per tre anni, l’Ucraina ha resistito credendo nelle promesse dell’Occidente. Credeva che la NATO e l’Europa l’avrebbero aiutata fino alla vittoria. Oggi, invece, la realtà è amara: l’America si sfila, l’Europa tentenna, e l’Ucraina si scopre più sola che mai.

Se c’è una parola che riecheggia tra i cittadini di Kiev è rancore. Rancore verso la Russia, certo, per l’invasione, per i morti, per le città rase al suolo. Ma ora anche rancore verso l’Occidente, che ha acceso il fuoco della guerra per poi allontanarsi.

La domanda che nessuno osa fare è: e se fosse tutto stato inutile?

L’eredità di Zelensky e la sfida del futuro

Zelensky è passato dall’essere l’eroe dell’Occidente al capro espiatorio perfetto. Non è lui il responsabile della guerra, ma è lui che pagherà il prezzo della disillusione.

Le elezioni potrebbero tenersi a ottobre. E l’Ucraina potrebbe decidere di voltare pagina, anche se non sa ancora in quale direzione.

Ma c’è una certezza: la guerra ha già cambiato tutto. Il sogno europeo è più lontano, il futuro incerto. L’Ucraina, amputata, dovrà trovare da sola la forza per ricostruirsi.

Senza illusioni. E senza più certezze.