L’incalzare della crisi di pensiero politico, la miopia di lettura della complessità sistemica, la debolezza nello strutturare linee di policy internazionali tese alla prevenzione e alla crescita dell’armonia delle culture sono preoccupanti indicatori di una diffusa anestesia percettiva globalmente diffusa.
La logica antropocentrica, tecnicista, rafforza il generale disinteresse per il bene comune, per la casa comune.
Lavorare con la sensibilità di un ricercatore immerso nella complessità dei fenomeni mondiali, puntando sulla solidarietà attiva, sulla diaconia istituzionale, sul diritto vivente fondato sull’uguaglianza sostanziale, leva della fratellanza universale, verso la responsabilizzazione del singolo nel contesto di relazione.
Scoprire l’importanza del conoscere le culture, scoprire le diverse tradizioni, condividendo sogni e prospettive di nuovo paradigma dove tutti gli abitanti del nostro pianeta, sono chiamati nella logica del “ nessuno di salva da solo” a costruire la nostra casa comune.
E’ un lavoro di diplomazia della cultura, multilaterale, che vede l’umiltà e la dignità universale come lancette di una bussola che mira all’ empatia tra le diversità.
Un movimento che rende dinamica la ricerca di nuovi strumenti di comprensione dei fenomeni complessi e fa emergere, di conseguenza, la proposta di nuovi percorsi culturali intergenerazionali e interclassisti, finalizzati a riavviare uno sguardo capace di leggere le opportunità nella complessità, il senso di una responsabilità integrale che coinvolge tutti nel dovere interazionale di solidarietà a vantaggio dello sviluppo autentico dell’arte della riconciliazione nella logica dell’ òikos – in greco antico: οἶκος, al plurale οἶκοι con il significato di famiglia o casa -.
Costruire ponti stabili di dialogo integrale, sviluppando relazioni diplomatico-culturali fondate sull’ascolto delle basi, per massimizzare le opportunità offerte dal nuovo paradigma di pensiero e azione della Cura della casa comune. E’ esplicito questo riferimento nella Esortazione apostolica Laudate Deum, “La globalizzazione favorisce gli scambi culturali spontanei, una maggiore conoscenza reciproca e modalità di integrazione dei popoli che porteranno a un multilateralismo “dal basso” e non semplicemente deciso dalle élite del potere. Le istanze che emergono dal basso in tutto il mondo, dove persone impegnate dei Paesi più diversi si aiutano e si accompagnano a vicenda, possono riuscire a fare pressione sui fattori di potere”
L’idea è rendere vivente l’umiltà, non come mero atteggiamento tattico ma come diaconia istituzionale, servizio integrale alla concreta costruzione del nostro futuro, dove tutti possono sentirsi “ a casa” , protagonisti, co-costruttori, artefici di uno sguardo che si alimenta dalle bellezze, dalle tradizioni, dalle speranze delle ragazze e ragazzi di ogni angolo del mondo. Ascoltare le nostre passioni, alimentare i nostri talenti, meravigliarci di un racconto che consente di aprire le porte del cuore facendo percepire una sensazione “concurante” del tempo, del passato, del Creato e del futuro.
Bisogna entrare in una logica poliedrica nella quale tutto è interconnesso, modificando quella logica binaria causa-effetto propria della visione semplicistica e schematizzante, non più rispondente alla dinamiche di una società in evaporazione, dominata da fenomeni propri di una globalizzazione sferica, che livella le differenze e nella quale le particolarità sembrano scomparire.
In tale dinamica di analisi, ragionare intorno ad un progetto di futuro, possibile solo insieme nella logica del “noi”, consente di cogliere il pericolo di emersione di un sentimento nazionalista, sovranista, autarchico; è facile in questa coscienza umana anestetizzata che riemergano i protagonismi personali a scapito dell’ impostazione radicata nella mobilità sociale, nella società delle possibilità e libertà giuridicamente garantite.
Il nuovo sguardo ancorato ad un paradigma di fratellanza e di ecologia delle relazioni consente di cogliere la globalizzazione come un’opportunità nel momento in cui essa è poliedrica, ovvero favorisce una tensione positiva fra l’identità di ciascun popolo, il Paese e la globalizzazione stessa, secondo il principio che il tutto è superiore alla parte.
Appare necessario, per comprendere ogni scenario di tendenza deviante e sovversiva, realizzare una nuova stagione di osservazione ed elaborazione di pensiero, puntando sulla vera conoscenza delle culture come motore attivo di dignità, come motore del cambiamento civico in interazione dinamica con la polis, superando l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale, strutturando concretamente una visione integrata delle diverse dimensioni di un modello di sviluppo che sia realmente inclusivo, pacifico e rispettoso del pianeta nel quale tutti possano sentirsi da subito innesco di bene comune.