Il nuovo rapporto Oxfam, presentato a Davos, racconta una realtà sempre più polarizzata: i ricchi continuano ad arricchirsi a ritmi vertiginosi, mentre miliardi di persone vivono in condizioni di povertà estrema. Il dato è chiaro: nel solo 2024, la ricchezza dei miliardari è aumentata di 2.000 miliardi di dollari, pari a 5,7 miliardi al giorno, mentre 3,5 miliardi di persone sopravvivono con meno di 6,85 dollari al giorno, lo stesso numero registrato nel 1990.
Se nel 2023 la riduzione della povertà estrema sembrava un obiettivo ancora perseguibile, il 2024 ha segnato una battuta d’arresto, avvicinando il rischio che il traguardo dell’eliminazione della povertà globale entro il 2030 diventi irraggiungibile. Il paradosso è che questa disuguaglianza è sostenuta da un sistema finanziario e fiscale che favorisce chi è già al vertice, mentre lascia indietro la maggioranza della popolazione mondiale.
La simmetria perversa della ricchezza globale
Oxfam parla di una “simmetria perversa”, illustrata da due dati emblematici:
• L’1% più ricco del pianeta possiede quasi il 45% della ricchezza mondiale.
• Il 44% della popolazione globale vive con meno di 6,85 dollari al giorno, una delle soglie di povertà monitorate dalla Banca Mondiale.
Questi numeri descrivono un sistema che produce vincitori e vinti in modo sistematico: da un lato, una ristretta élite miliardaria che continua ad accumulare ricchezze grazie a mercati finanziari in crescita e agevolazioni fiscali; dall’altro, un’enorme massa di individui che, nonostante il proprio lavoro, fatica a ottenere una vita dignitosa.
Le radici di questa disparità sono molteplici: eredità, privilegi fiscali, sfruttamento del lavoro a basso costo e un capitalismo finanziario che accentua la concentrazione della ricchezza. Il risultato è una frattura sociale che si allarga, alimentando un modello economico che non redistribuisce le risorse ma le accaparra in mani sempre più ristrette.
Il neocolonialismo economico tra Nord e Sud del mondo
La disuguaglianza non è solo individuale, ma anche geografica e sistemica. Secondo il report Oxfam, i paesi ricchi, pur rappresentando solo il 21% della popolazione globale, controllano il 69% della ricchezza mondiale. Questo squilibrio si manifesta attraverso un sistema di pagamenti e costi di finanziamento che consente al Nord di drenare quasi 1.000 miliardi di dollari l’anno dal Sud globale.
Un aspetto chiave è il mercato del lavoro globale, che vede il Sud contribuire per il 90% della forza lavoro totale, ma ricevere solo il 21% del reddito complessivo. Il divario salariale è abissale: a parità di competenze, i lavoratori del Sud vengono pagati fino al 95% in meno rispetto ai loro omologhi del Nord.
Questa dinamica ricorda il colonialismo tradizionale: il Sud globale fornisce risorse e manodopera a basso costo, mentre il Nord raccoglie i profitti, imponendo le regole del gioco attraverso il sistema finanziario internazionale.
Il mito del merito e la realtà dell’eredità
Una delle narrazioni più diffuse per giustificare l’accumulo di ricchezze è quella del merito individuale: i miliardari sarebbero tali grazie a talento, innovazione e spirito imprenditoriale. Ma i dati Oxfam smontano questa retorica:
• Oltre un terzo delle fortune dei miliardari deriva da eredità.
• Tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato il proprio patrimonio.
• Nei prossimi 20-30 anni, più di 1.000 miliardari trasferiranno oltre 5.200 miliardi di dollari ai propri eredi, spesso senza pagare tasse significative.
L’eredità non solo perpetua la concentrazione della ricchezza, ma crea una casta finanziaria capace di condizionare la politica e il mercato. Questo avviene attraverso relazioni clientelari, lobby e monopoli aziendali, che consolidano il potere di poche persone a scapito del benessere collettivo.
Italia: il divario crescente tra ricchi e poveri
Anche in Italia il fenomeno della disuguaglianza segue la stessa traiettoria globale:
• Il 5% più ricco delle famiglie possiede quasi il 20% in più della ricchezza del 90% più povero.
• 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, senza risorse per acquistare beni essenziali.
• Il mercato del lavoro è stagnante: i salari sono rimasti invariati negli ultimi 30 anni, mentre l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto.
Nonostante l’occupazione sia cresciuta nel 2023, la povertà assoluta non è diminuita, segno che molti nuovi posti di lavoro sono precari e mal pagati. Le misure di contrasto alla povertà, come l’Assegno di Inclusione, hanno ridotto i beneficiari del 37,6% rispetto al Reddito di Cittadinanza, escludendo molte persone in difficoltà.
Il nodo salariale: il lavoro non basta più per vivere
Secondo Oxfam, i salari reali in Italia non sono aumentati negli ultimi tre decenni, e negli ultimi anni si sono ridotti a causa dell’inflazione:
• Tra il 2019 e il 2023, le retribuzioni sono cresciute solo del 6-7%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 17-18%.
• Il salario minimo è stato affossato, lasciando milioni di lavoratori senza protezioni adeguate.
• La precarizzazione del lavoro (contratti a termine, appalti senza tutele) ha ridotto la stabilità economica delle famiglie.
Nonostante la narrazione trionfalistica sulla crescita dell’occupazione, il problema reale è la qualità del lavoro: senza salari dignitosi e tutele adeguate, l’aumento dell’occupazione non si traduce in un miglioramento delle condizioni di vita.
Fisco: un sistema iniquo che favorisce i più ricchi
Uno dei nodi centrali del problema è il sistema fiscale, che in Italia e nel mondo avvantaggia i più ricchi:
• Il 7% dei contribuenti più facoltosi paga meno tasse di un infermiere o un insegnante, in proporzione al proprio reddito.
• Le imposte di successione sono irrisorie, permettendo la trasmissione della ricchezza senza redistribuzione.
• L’autonomia differenziata rischia di ampliare ulteriormente le disuguaglianze tra regioni ricche e povere.
Conclusioni: verso un’economia più giusta?
La fotografia scattata da Oxfam evidenzia che il sistema attuale non è sostenibile. Se non si interviene con riforme strutturali, le disuguaglianze continueranno a crescere, minando la stabilità sociale e politica.
Soluzioni possibili:
1. Una tassazione più equa sulle grandi ricchezze e sulle eredità.
2. Un salario minimo garantito per combattere il lavoro povero.
3. Politiche industriali orientate alla creazione di occupazione stabile e ben retribuita.
4. Un nuovo modello economico che riduca lo squilibrio tra Nord e Sud del mondo.
La sfida è enorme, ma ignorarla significa accettare un mondo in cui pochi ridono e troppi piangono.