Il vertice della NATO, che si terrà fino all’11 luglio, rappresenta un momento cruciale non solo per celebrare il 75esimo anniversario dell’Alleanza Atlantica, ma anche per affrontare questioni di estrema importanza strategica. Rielaboriamo un’analisi di Giuseppe Gagliano su Inside Over.
Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono un fattore determinante per il futuro della NATO. Un eventuale ritorno di Donald Trump potrebbe infatti minare l’impegno degli USA verso l’Alleanza e l’Ucraina.
L’espansione della NATO, con l’inclusione di Finlandia e Svezia, ha rafforzato l’Alleanza, portando il numero dei membri a 32 e molti alleati hanno firmato accordi di sicurezza a lungo termine con Kiev anche se l’adesione dell’Ucraina alla NATO appare improbabile con un conflitto in corso.
La minaccia rappresentata dalla Cina è un altro punto cruciale, con le sue campagne di disinformazione e le vendite di tecnologie a Mosca che preoccupano gli alleati. Al vertice parteciperanno anche i leader di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud per discutere delle minacce cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
È significativo notare che studiosi come Noam Chomsky, John Mearsheimer, Sergio Romano ed Eric Denécé condividano una visione critica sull’espansione della NATO.
Noam Chomsky: Critico dell’Espansione della NATO
Noam Chomsky, noto linguista e critico politico, ha sempre espresso una visione critica sull’espansione della NATO. Secondo Chomsky, l’espansione della NATO dopo la fine della Guerra Fredda rappresenta una provocazione nei confronti della Russia e un’aggressione alla sicurezza globale. Chomsky sostiene che l’allargamento dell’Alleanza Atlantica contraddice le promesse fatte dagli Stati Uniti alla Russia all’inizio degli anni Novanta, secondo cui la NATO non si sarebbe espansa “di un pollice” verso Est dopo la riunificazione della Germania.
“L’espansione della NATO ha contribuito ad aumentare le tensioni tra Occidente e Russia, portando a una nuova era di confronto e competizione militare”, afferma Chomsky.
Chomsky ha anche sollevato preoccupazioni sul fatto che l’espansione della NATO e l’aumento delle spese militari tra i suoi membri avvenga a scapito delle spese sociali e del benessere dei cittadini nei rispettivi Paesi. Egli ritiene che queste risorse potrebbero essere meglio utilizzate per affrontare problemi globali come la povertà, il cambiamento climatico e la disuguaglianza economica.
John Mearsheimer: Una Lettura Realista sull’Occidente
John Mearsheimer, rinomato politologo americano e teorico delle relazioni internazionali, è noto per la sua critica all’espansione della NATO. Mearsheimer sostiene che l’allargamento della NATO verso Est sia stato un grave errore strategico e una delle cause principali della crisi nelle relazioni tra Occidente e Russia. Secondo Mearsheimer, l’espansione della NATO rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza della Russia.
“Una strategia più realista avrebbe dovuto riconoscere le legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia e cercare un equilibrio di potere più stabile nella regione”, sostiene Mearsheimer.
Mearsheimer critica la politica occidentale nei confronti dell’Ucraina, sostenendo che incoraggiare l’Ucraina a unirsi alla NATO e a rafforzare i legami con l’Occidente senza tener conto delle preoccupazioni di sicurezza della Russia è stato irresponsabile. Egli sostiene che una soluzione più pragmatica e realista sarebbe stata mantenere l’Ucraina come uno stato neutrale e cuscinetto tra NATO e Russia, piuttosto che spingerla verso l’orbita occidentale.
Sergio Romano: L’Errore Strategico dell’Occidente
Sergio Romano, ex ambasciatore italiano a Mosca e analista politico, ha espresso critiche sull’espansione della NATO verso Est. Romano vede l’allargamento dell’Alleanza Atlantica come un errore strategico che ha contribuito ad aumentare le tensioni con la Russia. Secondo Romano, l’espansione della NATO è stata percepita da Mosca come una minaccia alla sua sicurezza nazionale e un tentativo dell’Occidente di accerchiare la Russia.
“L’espansione della NATO ha minato la possibilità di costruire un nuovo ordine di sicurezza europeo inclusivo, che avrebbe potuto includere la Russia come partner piuttosto che come avversario”, afferma Romano.
Romano critica il coinvolgimento della NATO nelle questioni riguardanti l’Ucraina e la Georgia, due Paesi che la Russia considera parte della sua sfera di influenza storica e strategica. L’espansione della NATO in questi territori è vista come una provocazione diretta a Mosca, che ha portato a una risposta aggressiva, inclusa l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti nell’Ucraina orientale.
Eric Denécé: L’Espansione della NATO è Destabilizzante
Eric Denécé, noto analista e direttore del Centre Français de Recherche sur le Renseignement (CF2R), ha una visione critica sull’espansione della NATO. Denécé ritiene che l’allargamento della NATO verso Est sia stato un errore strategico che ha contribuito ad aumentare le tensioni con la Russia. Secondo Denécé, la NATO e gli Stati Uniti hanno ignorato le preoccupazioni di sicurezza della Russia, trattando l’espansione come una semplice estensione dell’influenza occidentale senza considerare le implicazioni geopolitiche per Mosca.
“L’espansione della NATO ha alimentato le tensioni con la Russia e reso più complessa la ricerca di soluzioni diplomatiche ai conflitti in corso”, afferma Denécé.
Denécé sostiene che l’espansione della NATO ha portato la Russia a percepire un accerchiamento strategico, spingendo il Cremlino ad adottare una postura più assertiva e aggressiva in politica estera. Egli critica l’ostinazione dell’Occidente nel continuare a sostenere l’espansione della NATO e l’isolamento della Russia, nonostante le prove che tali politiche non abbiano portato ai risultati desiderati.
In buona sostanza, alla luce delle critiche di Noam Chomsky, John Mearsheimer, Sergio Romano ed Eric Denécé, emerge una visione comune: l’espansione della NATO verso Est ha rappresentato un errore strategico che ha aumentato le tensioni con la Russia e destabilizzato la regione. La domanda che sorge spontanea è se questi studiosi, tutti con background e prospettive diverse, possano davvero essere visti come agenti di influenza di Mosca, o se le loro critiche non debbano invece essere prese sul serio come avvertimenti su una politica internazionale che potrebbe aver intrapreso una strada pericolosa.