Dopo 15 mesi di sofferenza ininterrotta, un bagliore di sollievo ha attraversato la Cisgiordania e Israele. Domenica, tre ostaggi israeliani sono stati liberati dalla prigionia di Hamas, mentre decine di prigionieri palestinesi hanno varcato i cancelli delle prigioni israeliane. Un fragile cessate il fuoco ha portato un silenzio inaspettato nei cieli sopra Gaza e Israele, ma le tensioni e le incertezze non si sono dissipate.
Il peso della liberazione
Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher sono stati i primi a riabbracciare i propri cari in Israele. Le immagini delle loro lacrime e dei loro abbracci hanno emozionato milioni di spettatori. Tuttavia, la gioia della loro libertà è stata mitigata dal pensiero dei quasi 100 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Netanyahu ha accolto la loro liberazione con parole di conforto: “Un’intera nazione vi abbraccia.” Ma l’incognita sul destino degli altri rapiti continua a pesare su Israele.
Nel frattempo, il rilascio di 90 detenuti palestinesi – tutte donne e adolescenti – ha scatenato festeggiamenti in Cisgiordania, nonostante le restrizioni imposte dall’esercito israeliano. Khalida Jarrar, figura di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha descritto la sua libertà con un “doppio sentimento”: la gioia per la liberazione si mescola con il dolore per le vite perse e le distruzioni a Gaza.
Un accordo delicato
Il cessate il fuoco è stato frutto di negoziati intensi, con pressioni sia dall’amministrazione Biden uscente che da quella entrante di Trump. L’accordo prevede una pausa di 42 giorni nei combattimenti, durante i quali saranno liberati ulteriori ostaggi e prigionieri, mentre aiuti umanitari continueranno ad affluire nella Striscia di Gaza. Tuttavia, il futuro rimane incerto. Netanyahu ha ottenuto rassicurazioni dagli Stati Uniti sul fatto che Israele potrà riprendere le operazioni militari contro Hamas se necessario.
Intanto, oltre 600 camion carichi di aiuti hanno attraversato il confine verso Gaza, portando un sollievo temporaneo a una popolazione esausta che torna tra le macerie delle proprie case.
Celebrazioni e tensioni
A Tel Aviv, la “Piazza degli Ostaggi” è stata teatro di applausi e lacrime mentre le immagini degli ostaggi liberati venivano trasmesse su schermi giganti. Tuttavia, in Cisgiordania, le celebrazioni hanno assunto una nota più combattiva. I fuochi d’artificio e i cori di esultanza sono stati accompagnati da bandiere di Hamas sventolate dai tetti degli autobus che trasportavano i prigionieri liberati.
Speranze e incognite
Mentre le famiglie degli ostaggi e dei prigionieri celebrano un momento di sollievo, il cessate il fuoco resta fragile e il futuro incerto. Le promesse di ulteriori liberazioni dipendono dalla stabilità dell’accordo, e molti temono che basti poco per riaccendere le ostilità.
Khalida Jarrar ha riassunto il sentimento collettivo: “Viviamo in una condizione di libertà e dolore. Libertà per chi è stato liberato, ma dolore per chi è rimasto indietro e per le vite spezzate dalla guerra.” Un commento che riflette la complessità di un conflitto che, nonostante una breve tregua, sembra ancora lontano da una vera risoluzione.